La guerra non torna di notte: l’urgenza di ricordare nel libro della Alfano
Un libro per raccontare alle nuove generazioni cosa sono state le Quattro giornate di Napoli, città che più di altre è stata bombardata nel ’43, a 80 anni da quei giorni. Ma anche per far toccare con mano alle persone gli orrori della guerra, a circa un anno e mezzo dallo scoppio del conflitto in Ucraina, a pochi passi da noi. È chiaramente nato da un’urgenza – quella di ricordare e non dimenticare il nostro passato - il nuovo romanzo di Vincenza Alfano dal titolo “La guerra non torna di notte” (edito da Solferino, anno 2023), basato su una storia vera tramandatale oralmente dalla nonna.
Una di quelle storie ascoltate migliaia di volte, insieme ai cuginetti, di cui non vi era alcuna traccia scritta e che (per fortuna) la scrittrice e giornalista, sollecitata dagli eventi, è riuscita a ricostruire e a trasformare in una narrazione avvincente, dando priorità a questo progetto letterario anziché a un altro, cui pure stava lavorando. Ecco cosa ci ha raccontato l’autrice, che presenterà il suo libro a Napoli, presso la libreria IoCiSto mercoledì 13 settembre 2023 alle 18, in un incontro con la scrittrice Fauni Marino, il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D’Errico, il giornalista Guido Pocobelli Ragosta, e le letture dell’attrice Rosaria De Cicco.
La guerra non torna di notte: un messaggio incoraggiante, un segnale di speranza?
Il titolo è una citazione. Si tratta di una frase che ho scritto nell’incipit. Il libro si apre così: la nonna lascia a sua nipote un quaderno che la ragazza riceve al suo capezzale. In questa occasione, si ricorda della nonna che di notte le faceva compagnia coi suoi racconti, scacciando i fantasmi del suo passato. In questo senso, la guerra non torna di notte, anche se in realtà, il libro vuole essere proprio un modo per parlare dei confitti e ricordarne gli orrori perché certe verità non vadano perse.
Come ha ritrovato questa vecchia storia?
Non l’ho ritrovata, perché non ve ne è mai stata traccia scritta, anzi l’avevo quasi rimossa. Poi, forse sollecitata dagli eventi, in tempi in cui oramai i partigiani e i testimoni delle Quattro giornate di Napoli sono tutti morti, sono riuscita a ricordarla, ricostruendo questa incredibile storia. Il quaderno in realtà non è mai esistito: è chiaramente un escamotage narrativo, che mi ha consentito di filtrare tutto attraverso la voce di quella ragazza, come se fosse un racconto dall’interno.
Il libro, dunque, parla della sua famiglia?
In realtà solo della giovinezza di mia nonna, orfana della prima guerra mondiale, che si ritrovò nella Napoli del ’43, tra le città più bombardate di Italia, quella della fuga nei rifugi, della paura e della fame, quella in cui non c’era niente da mangiare. Siamo nei giorni dei rastrellamenti dei tedeschi, mia nonna si trovò a dare asilo a due giovani ebrei, aviatori polacchi che si erano arruolati e si erano ritrovati nelle terre vicino Napoli per puro caso, in seguito a una esplosione. Dopo essere stata a lungo combattuta sulla scelta da fare, alla fine Cenzina, come si faceva chiamare mia nonna, insieme a tutto il condominio, decide di accoglierli nel sottoscala del palazzo e non abbandonarli al loro destino, assumendosi un grande rischio.
C’è un messaggio che ha voluto lanciare con questo libro?
Il libro è stato un pretesto per parlare della Napoli delle Quattro giornate, degli orrori e degli stenti della guerra in generale, ma anche delle donne, che sono state per certi versi protagoniste di questo grande laboratorio di emancipazione femminile che è stato il lasso di tempo tra la prima e la seconda guerra mondiale, andando a ricoprire ruoli che normalmente spettavano agli uomini, una volta che questi partivano per il fronte. Una altra cosa che mi diceva spesso mia nonna era questa: erano state le donne a caricare i fucili e ad aver fatto la Resistenza. Il libro è chiaramente destinato ai ragazzi, alle scuole, alle nuove generazioni, perché conoscano anche le storie che non sono contenute nei manuali di Storia.
Il libro
La vita di Cenzina è tracciata fin da ragazzina: cresciuta da uno zio ricco che trova per lei un buon partito, sarà moglie e madre nella Napoli borghese. Ma a deviarne continuamente la traiettoria c’è l’inquietudine che la percorre a causa della ferita mai rimarginata dell’abbandono materno, che diluisce le piccole felicità quotidiane in troppi ricordi, troppe domande. E a stravolgerla del tutto, poi, arriva la guerra. Suo marito Pasquale sembra avere tutte le risposte: si tratta di prendere le parti dei più forti, i fascisti, e poi di sopravvivere indenni al conflitto. Nonostante la contrarietà di Cenzina, trasferisce la famiglia in una casa più sicura, davanti al mare, quando, nell’estate del 1943, la città trema sotto i terribili bombardamenti angloamericani e il pericolo si avvicina. Ed è qui che il destino li raggiunge sotto forma di due giovani aviatori polacchi, ebrei, precipitati con l’aereo. Cosa fare? Consegnarli ai nazisti ormai padroni di Napoli, o nasconderli negli scantinati del palazzo? Stavolta, le certezze di Pasquale vacillano e l’intero stabile, dal portiere Pietro con la moglie Addolorata agli inquilini, è coinvolto in una scelta difficile: condannare due vite o rischiarle tutte? Nel fuoco di questo dilemma, Cenzina forgerà una scelta capace di curare le sue ferite e aprire alla possibilità di un futuro. In questo romanzo incalzante, che culmina sulle barricate delle Quattro Giornate di Napoli del settembre 1943, quando la città insorse contro i nazisti, Vincenza Alfano ritrova una vicenda vera della sua famiglia e la restituisce come narrazione avvincente, salvando per il futuro le voci, i gesti, i protagonisti di una pagina importante della nostra storia.
L’autrice
Vincenza Alfano è nata e vive a Napoli dove insegna materie letterarie e latino. Scrive per il Corriere del Mezzogiorno. Conduce l’Officina delle parole, laboratorio di scrittura creativa. È curatrice di progetti antologici per L’Erudita. Ha pubblicato i romanzi “Via da Lì” (Boopen Led), “Fiction” (Photocity), “L’unica ragione” (Homo Scrivens), “Sopravvissuti” (Polidoro Editore) e il saggio “A Napoli con Maurizio de Giovanni” (Perrone Editore). I suoi ultimi romanzi “Balla solo per me” (Perrone Editore) e “Chiamami Iris” (L’Erudita) sono entrati nella classifica dei libri de La Lettura del Corriere della Sera del 2016 e 2018. Con il romanzo “Perché ti ho perduto” (Perrone Editore 2021) ha vinto il Premio L’Iguana-Anna Maria Ortese.
Foto di Lucia Montanaro