La Stranezza: Servillo e Andò portano al cinema Pirandello
Toni Servillo è un Pirandello in crisi creativa nel film “La Stranezza” di Roberto Andò, dove il Maestro si congeda temporaneamente dai suoi personaggi per recarsi in viaggio in Sicilia, fermandosi nella sua città natale, Girgenti (Agrigento).
È l’anno 1920, l’occasione sono gli ottant’anni di Giovanni Verga (cameo di Renato Carpentieri) ma allo scrittore e drammaturgo – Premio Nobel per la Letteratura nel 1934 – capita un’avventura inaspettata. A Girgenti apprende della morte della sua amata balia Maria Stella, che per lui fu come una madre: così, mentre si adopera affinché abbia degna sepoltura, il Maestro si imbatte in Nofrio e Bastiano, becchini ma anche attori “dilettanti professionisti” intenti a mettere in scena la tragicommedia “La trincea del rimorso, ovvero Cicciareddu e Pietruzzu”. Ed è osservando di nascosto le prove della compagnia amatoriale di Nofrio (Salvatore Ficarra) e Bastiano (Valentino Picone) che Pirandello trae ispirazione per quella che è stata la sua opera maggiormente riconosciuta, “Sei personaggi in cerca d’autore”. Il teatro nel teatro, ma non solo: Roberto Andò, che firma anche la sceneggiatura del film insieme con Massimo Gaudioso (anche coautore del soggetto) e Ugo Chiti, racconta il processo creativo di Pirandello come un incrocio costante tra vita e teatro, svelandone i tormenti interiori e le fragilità. Servillo è perfetto nei panni di un Pirandello riservato e composto, spettatore muto delle esistenze degli altri, comprese quelle dei suoi personaggi. Più che convincente il duo Ficarra&Picone nei panni dei becchini-attori, incapaci di distinguere il confine tra finzione e realtà, maschere comiche e drammatiche al tempo stesso, forse i veri protagonisti del film, con le loro vicende di passioni e gelosie nella Sicilia di inizio secolo scorso.
“Questo è un film sull’ispirazione, sul momento della creazione” – spiega il regista Roberto Andò alla prima del film presso il cinema Modernissimo. “Anche se Nofrio e Bastiano non sono mai esistiti, è vero il rapporto con un mondo che Pirandello ha sempre tenuto presente in tutta la sua opera: la città natale Girgenti, la balia Maria Stella che fu un perno per lui, bambino figlio di una famiglia disfunzionale, l’amore per il teatro, anche quello della farsa che affascinava molto lo scrittore”.
“Non avrei mai immaginato un anno e mezzo di avere l’opportunità di fare due film (l’altro è “Qui rido io” su Scarpetta, di Mario Martone) dove mettere tutto l’amore possibile per questo mestiere che esercito da 40 anni in maniera militante”, ha detto Servillo. “Siamo uomini di teatro che non aspettano di fare il cinema come occasione mentre fanno il teatro o viceversa, ma fanno entrambe le cose con passione. Con questi due film ho avuto l’occasione di omaggiare la passione e la vita di due artisti che hanno fatto una civiltà teatrale, come Scarpetta e Pirandello. Sono due omaggi alla gioia dell’avventura, della vita”.
Guarda l’intervista a Toni Servillo e Roberto Andò
Per le scuole interessate, si può chiedere la proiezione del film scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.