Lady Madonna: protagonisti ispirati ad Almodovar e sociale nel romanzo di Rosalia Catapano
Un racconto ambientato nella Barcellona dei primi anni ’80, attraversato da cinque storie particolari, il cui destino è legato a un locale notturno, che è, in fondo, il vero protagonista del libro. Sembra ispirato a un film di Almodovar, il romanzo fresco di pubblicazione di Rosalia Catapano dal titolo “Lady Madonna” (Homo Scrivens, 2023), che la scrittrice partenopea presenterà per la prima volta a Napoli, al teatro Bellini, giovedì 16 novembre 2023.
Un progetto che nasce come spin-off dei suoi precedenti romanzi – “Solo Nina” (2012) e “Tutto andrà nel migliore dei modi” (2013) – ma che può leggere chiunque senza perdersi. Ne parliamo con l’autrice che sarà, tra l’altro, protagonista con il suo nuovo lavoro alla Fiera del libro di Roma (i prossimi 8 e 9 dicembre) e al Mercatino natalizio di Homo Scrivens (in programma a Napoli domenica 17 dicembre).
Di cosa parla il libro?
Nel libro, ci sono 5 co-protagonisti - personaggi entrati nel mondo interiore molto anni fa - e un vero, grande protagonista che è un locale notturno, il Lady Madonna, che dà, appunto, il titolo al testo. Il locale, come le storie di chi lo attraverserà, avrà una sua evoluzione in tre decenni, cambiando anche destinazione, senza però mai cambiare nome. Il racconto infatti si snoda dagli anni ‘80 al 2010 ed è ambientato a Barcellona, in luoghi a me cari, perché ci avevo già fatto nascere delle storie con i miei due precedenti romanzi, di cui questo terzo rappresenta, in un certo senso, una costala.
Ritroveremo quindi i protagonisti di altri suoi libri?
Diciamo che qui ho sviluppato meglio dei personaggi che non erano protagonisti nei romanzi precedenti, così come diventa centrale Barcellona, in cui erano solo parzialmente incentrate le altre storie. Qui ho voluto raccontare di periodi storici anche diversi da quelli originali. Ma si tratta di un romanzo che può essere letto senza aver mai letto nulla di mio; semplicemente chi mi conosce troverà qualcosa di familiare.
Da cosa ha tratto ispirazione per il titolo?
Lady Madonna, in effetti, è un titolo che si presta a diverse interpretazioni e me ne sto accorgendo adesso, nel corso di queste settimane in cui sta girando la copertina. Fa pensare alla pop star ma anche alla Vergine. Non tutti ricordano che Lady Madonna è una canzone, forse non la più bella né la più indimenticabile, dei mitici Beatles, di cui io sono da sempre una grande fan. Un nome perfetto per il locale aperto dal mio protagonista, Horacio Montoya, che ha vissuto anni a Londra ma che decide di tornare nella sua Barcellona, finalmente libera dal franchismo, dove spera di vivere in maniera libera la sua omosessualità. Per la sua personalità, dissacrante, provocatoria, trasgressiva, non poteva esserci nome più azzeccato per far nascere un progetto in quella che sarebbe poi diventata una delle nazioni cattoliche più progressiste come la Spagna.
C’è qualcosa di autobiografico?
Il romanzo non è né vuole essere autobiografico, certamente nelle storie che uno scrittore racconta c’è sempre qualcosa di suo. Se qualcosa di biografico c’è è la parte legata alla vita in corsia. Io sono un medico, ho sempre lavorato in ospedale e c’è nel libro questo racconto, il legame tra dottore e malato, l’approccio al paziente, temi che mi toccano molto da vicino. Al punto tale che ho dedicato il romanzo a tutti gli uomini e le donne, che hanno, nella loro vita, la missione della cura.
Come mai questa dedica speciale?
Viene dal periodo in cui è maturato il libro: eravamo in piena pandemia, infermieri e medici sono stati degli eroi, alcuni sono anche morti in corsia. Ora, con gli orrori delle guerre e il personale medico che valorosamente cerca di curare adulti e bambini sotto le bombe, trova un significato ancora più vero e profondo questa dedica. Mettiamoci anche che viviamo un momento in cui si cerca di demolire il nostro sistema sanitario nazionale, perciò far passare l’importanza dell’assistenza sanitaria, mi pare anche un bel messaggio sociale.
Ci sono altri temi sociali che vengono affrontati?
Io parlo di omosessualità, esilio, emigrazione, non ci sono veri e propri temi sociali, allo stesso tempo però sono le storie ad averceli dentro. Non vuole certo essere un romanzo di denuncia, ma è la vita stessa che spesso si manifesta in tutta la sua crudezza e ci fa capire delle cose.
Da come la racconta, la sua storia sembra anche un po’ ispirata a certi film di Almodovar.
È vero, adoro Pedro Almodovar e i suoi personaggi sulle righe. Nella costruzione di alcuni dei miei protagonisti, vedi il padre del bambino che compare alla fine del romanzo oppure Blanca Ortega, una mia vecchia conoscenza, mi sono effettivamente lasciata trasportare dalle atmosfere di film come “Tutto su mia madre” e “Parla con lei”. Ma quello che più mi piace delle storie del regista spagnolo è il modo in cui affronta il valore universale e salvifico dell’amicizia, qualcosa che non necessita per forza di lunghe preparazioni ma può nascere anche da un incontro casuale tra persone improbabili, è frutto di una sintonia immediata che scatena qualcosa di magico.