Trasporto pubblico a Napoli: ancora un’utopia
A Napoli circolano 613 auto ogni 1000 abitanti. A Madrid, sono 480. A Londra, Berlino e Parigi rispettivamente 360, 350 e 250. Pendolaria, il rapporto con il quale Legambiente stila una classifica delle ferrovie italiane, riportando i flussi di viaggiatori, dice che a Napoli e in Campania c’è una grande fuga dal trasporto pubblico, soprattutto quello su ferro.
Il trasporto pubblico è la croce dei napoletani, che a maggioranza non lo utilizzano preferendo l’automobile, con un parco auto mediamente vecchio e inquinante che non contribuisce certo alla salubrità dell’aria che respiriamo. Sul trasporto pubblico, l’amministrazione in carica è chiamata a una delle sfide più impegnative, nella consapevolezza che l’amministratore misura il tempo con il metro degli anni, mentre il cittadino fa i conti ogni giorno con i disagi, con i bus che non arrivano, con le corse della metropolitana cancellate, che rendono l’utilizzo dei mezzi pubblici un’avventura quotidiana dagli esiti incerti. Ne parliamo con l’assessore alle Infrastrutture del Comune di Napoli, Edoardo Cosenza.
Assessore avete ereditato una situazione molto critica: per fine consiliatura sarete in grado di determinare una svolta?
Abbiamo riaperto il canale che collega Linea 1 e Linea 2 a Cavour, la seconda uscita di Salvator Rosa, riapriremo a breve la seconda uscita di Montedonzelli, abbiamo riaperto la funicolare di Mergellina. Piccoli risultati sul breve termine, comunque significativi se si considera che abbiamo trovato una città divisa in due con la Galleria Vittoria chiusa. Tutto lascia pensare che la Linea 1 possa essere pienamente funzionante nel 2026 e questa sarebbe la vera svolta. Abbiamo comprato 23 treni, di cui circa la metà è già a Napoli. Per spiegare le difficoltà mi limito a dire che la procedura per l’acquisto dei primi dieci partì esattamente dieci anni fa, nel dicembre 2013, quando da assessore regionale riuscii ad avere il finanziamento di 98 milioni di euro dalla comunità europea. Ci sono voluti dieci anni perché i primi treni entrassero in esercizio. Parliamo di treni con una capacità di 1250 posti che potranno raggiungere la frequenza di uno ogni tre minuti, una volta che riusciremo a metterne venti in circolazione, permettendo la mobilità fino a 50 mila persone ogni ora su un’area molto vasta della città.
A che ritmo pensa si possano immettere? Quanti saranno a fine 2023?
Il secondo è stato immesso in circolazione in questi giorni. Ottimisticamente, un nuovo treno ogni due mesi. Più realisticamente, uno ogni tre mesi. A meno che non riusciamo a ottenere una procedura più snella dal Ministero, quattro nuovi treni ogni anno quindi. Se dipendesse da noi, potremmo garantire un nuovo treno in circolazione ogni 45 giorni. Le prove però si devono fare con personale Anfisa e purtroppo i funzionari di cui dispone l’agenzia sono pochi. Senza dimenticare che i test vanno fatti periodicamente, almeno una volta l’anno, anche sulle vecchie unità di trazione che dalle 45 di trent’anni fa si sono ridotte via via a 15 e hanno percorso oltre un milione di chilometri. Abbiamo stazioni bellissime, ma c’è stata una mancanza di lungimiranza che viene da lontano, perché all’epoca si è puntato moltissimo sui progetti delle stazioni, affidati a diverse archistar, ma poco sull’ammodernamento dei treni.
Che tempi si prevedono per la chiusura dell’anello della Linea 1, arrivando finalmente a toccare zone che oggi sono del tutto prive di trasporto su ferro, come Capodichino, per esempio?
Entro il 2026 arriveremo sicuramente al Centro Direzionale e al Tribunale. Non posso sbilanciarmi sulla possibilità effettiva che si raggiunga anche Capodichino per il crollo avvenuto al cimitero di Poggioreale, dove comunque sono partiti i lavori richiesti dalla Procura. Tutto dipende da quando sarà sbloccata la talpa, visto che mancano appena 140 metri e il crollo non è avvenuto nella galleria che per prima deve raggiungere Capodichino. Speriamo che per quella data si possa arrivare anche a piazza Di Vittorio, dove i lavori della stazione sono in stato avanzato. Nel frattempo, si avanza anche dal lato di Scampia per chiudere finalmente l’anello. Inoltre, la Linea Arcobaleno che arriva da Aversa disporrà degli stessi treni che abbiamo acquistato per la Linea 1 e non si fermerà più a Piscinola, con la necessità di cambiare, ma si immetterà direttamente nell’anello cittadino. È un’idea di circolazione che tiene conto della città reale che con ogni evidenza oggi va ben oltre i confini del Comune di Napoli.
Cosa ci dice invece della Linea 6?
Per quanto riguarda la Linea 6 da giugno 2024 avremo una prima circolazione da Mostra d’Oltremare a piazza Municipio.
È vero che ci sono pochi treni?
Perciò parlo di una prima circolazione, perché anche lì si è puntato più sulle stazioni che sul materiale rotabile. Parliamo di treni che hanno circa trentacinque anni, visto che il progetto originario risale a Italia 90, quando si chiamava Ltr, Linea Tranviaria Rapida. In questi giorni stiamo chiudendo l’accordo per nuovi treni, ma il paradosso è che quando si è insediata la nostra giunta non c’era non la stazione di deposito, ma neanche l’area dove costruirla. Oggi, grazie all’accordo con le Ferrovie dello Stato, potremo utilizzare una porzione della stazione di Campi Flegrei, snodo che un tempo accoglieva anche i treni da e per Roma e che oggi è sovradimensionato rispetto alle esigenze. Anche per la Linea 6 parliamo di 22 nuovi treni, ma non voglio alimentare aspettative destinate a essere deluse, perché ci vorrà tempo per la costruzione del deposito e per la messa in circolazione. Garantiremo comunque una prima circolazione almeno dei vecchi treni entro giugno 2024.
Mobilità su gomma: il sindaco ha dichiarato che grazie ai fondi del Pnrr entreranno in funzione i bus elettrici. Conferma?
Sì, abbiamo avuto il finanziamento per l’acquisto di 270 bus elettrici. Il primo lotto entro il 2024, in parallelo con Roma e Milano. Ci siamo assicurati anche il finanziamento per l’adeguamento dei depositi per consentire la ricarica notturna dei mezzi. A oggi nulla osta che entro la metà del 2026, come previsto dal Pnrr, avremo in circolazione tutta la nuova flotta di bus elettrici, ma ci tengo a precisare che i mezzi circolanti attualmente non sono molto inquinanti perché abbastanza moderni. Abbiamo già fatte varie prove, un po’ alla chetichella, dei bus elettrici e non abbiamo riscontrato nessuna particolare criticità.
La Linea 10 era già presente nel Piano dei trasporti del Comune di Napoli del 1994, poi è caduta nel dimenticatoio. Oggi pare che si farà: cosa ci può dire?
Si farà e sarà gestita integralmente da Anm, nonostante il percorso si snoderà nel territorio di tre popolosi comuni dell’ex provincia come Casavatore, Casoria e Afragola. C’è poi una bretella che collegherà anche Arzano, non inclusa però in questo finanziamento.
Quindi i soldi ci sono?
La tratta che va da piazza Carlo III a Napoli fino ad Afragola centro è finanziata. Manca al momento il finanziamento per collegare il centro di Afragola con la stazione dell’Alta velocità e il relativo deposito, e quello per il collegamento di piazza Carlo III con piazza Principe Umberto. Sì, perché il tragitto non partirà da piazza Cavour come era previsto nel vecchio progetto degli anni Novanta, ma sostanzialmente la stazione centrale di Napoli, che sarà insieme a Di Vittorio un altro nodo di collegamento con la Linea 1, oltre che con la Linea 2. È un’opera strategica, basti pensare che il treno AV da Napoli a Bari partirà da Afragola. La gara per la realizzazione può partire entro il 2024, perché oggi siamo alla fase di valutazione dell’impatto ambientale. Ci vorranno comunque anni, anche se un pezzo del percorso andrà terminato entro il 2026 con i fondi del Pnrr. Lo stabiliremo con la Regione ed Eav, tenendo conto che le talpe per lo scavo partiranno dal centro del percorso e procederanno nelle due direzioni opposte.
Sarà una metro leggera? Quando potremo utilizzarla?
No, sarà una metro senza conducente, come la Dlr di Londra, ma a capienza elevata e con una struttura molto semplice. Infatti, le stazioni saranno tutte uguali, con qualche differenza solo per quelle di interscambio. Nessuna archistar, ma una scelta pratica per accelerare al massimo i tempi di realizzazione che sono ipotizzabili in circa dieci anni, ma che potrebbero ridursi senza particolari intralci anche a sette.
Mobilità automobilistica: come si può invertire la tendenza? Perché non immaginare una chiusura totale del centro storico alle auto?
Adesso è impensabile, perché in alcune zone non si potrebbe arrivare col trasporto pubblico. Credo che via via che saremo in grado di migliorarlo si potranno ipotizzare nuove zone pedonali e Ztl, incentivando allo stesso tempo il trasporto sostenibile con il passaggio alle auto elettriche e ibride. In tal senso stiamo lavorando molto per i punti di ricarica in città. Stiamo decidendo con le municipalità i dettagli del posizionamento. Sono quindi favorevolissimo a chiudere e pedonalizzare, ma solo dopo aver garantito ai cittadini delle alternative reali.
Parcheggio al Molosiglio, parcheggio a piazza Vittoria, parcheggi al Vomero. Ci vorranno anni per completarli.
Si può disincentivare solo offrendo delle alternative, lo ribadisco. È gravissimo fare il contrario, come è stato fatto. Ci sono delle zone critiche per i parcheggi che sono in mano alla criminalità, oppure dove si sono svuotati i pianterreni dai negozi per realizzare parcheggi. In alcune di queste zone ci sono tre parcheggi che hanno già acquisito il diritto a essere realizzati. Mi riferisco a piazza Vittoria, a via De Ruggiero al Vomero e a Fuorigrotta nei pressi della Cumana. Sono tutti approvati in Giunta e io sono del tutto favorevole, anche considerando che saranno realizzati da privati e quindi in tempi prevedibilmente rapidi. Il Molosiglio è solo un’idea non concretizzatasi.
Non teme la fragilità del territorio, per esempio a piazza Vittoria, a due passi dal mare?
No, è un parcheggio di un solo piano interrato che salva persino il terreno e le radici di tutti gli alberi, a interazione minima senza mai interrompere il traffico. Si realizzano ovunque in Europa, non è vero che non si facciano più da nessuna parte.
Certo, abbiamo visto una foto di quello allora in realizzazione a Plaza Mayor a Madrid che risale al 1968.
Se ne fanno anche oggi, non creda alle favole.