Un murale per non dimenticare Mario Paciolla (per cui la famiglia chiede verità e giustizia)
Sulla vicenda di Mario Paciolla, il cooperante dell’Onu morto in Colombia in circostanze a dir poco misteriose il 15 luglio 2020, non deve né può calare il silenzio.
Napoletano e al tempo stesso cosmopolita, innamorato della sua città, due lauree conseguite all’università L’Orientale, Mario lavorava nell’ambito della cooperazione e dei diritti umani, ma era anche un giornalista e un poeta. “Usava le parole per costruire ponti tra i popoli”, lo ha ricordato stamattina il giornalista Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, nel corso dell’incontro di presentazione della raccolta fondi “Jorit per Mario” per la realizzazione di una opera d’arte dedicata a Paciolla nella sua città, tenutosipresso la Sala del Capitolo del Complesso di San Domenico Maggiore.
L’iniziativa è promossa all’interno di una più ampia campagna di sensibilizzazione lanciata dal Comitato Giustizia per Mario Paciolla e sostenuta dal gruppo di imprese sociali Gesco con un duplice scopo: da una parte ricordare questo giovane uomo che è morto mentre lavorava per la pace; dall’altra denunciare il silenzio insopportabile che è calato sulla sua morte, “chiusa” troppo frettolosamente come suicidio.
Che di suicidio non si trattò sono convinti i genitori di Mario Paciolla, Anna Maria Motta e Pino Paciolla, la cui esistenza da quando è morto il loro caro figlio è dedicata a farne memoria, a ridargli vita e restituirgli dignità in tutti i modi possibili. E naturalmente a chiedere verità e giustizia per Mario, dopo i vari tentativi di depistaggio e la recente richiesta della Procura di Roma di “archiviazione” per suicidio. “Noi non archiviamo - ripete senza sosta ai giornalisti la madre di Mario – Vogliamo ridare dignità a nostro figlio e chiediamo per lui una verità credibile”.
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Ricordiamo che Mario, poco prima di morire, aveva fatto il biglietto aereo per rientrare a casa, in Italia. Aveva addirittura detto alla madre cosa voleva avrebbe voluto mangiare una volta a Napoli.
A ricordare le circostanze poco chiare in cui si cercò di “insabbiare” il caso dopo quel tragico 15 luglio 2020 in cui Paciolla fu trovato morto nel suo appartamento, sono i due avvocati, Emanuela Motta e Alessandra Ballerini (già legale della famiglia Regeni) che denunciano gravi depistaggi e manipolazioni della verità: “La scena del crimine fu ripulita con la candeggina e degli oggetti, che avrebbero avuto un ruolo chiave nelle indagini, sono stati buttati in discarica. L’operazione fu condotta da funzionari dell’Onu e agenti di polizia; contro di loro la famiglia Paciolla sporto denuncia”.
I due legali spiegano anche a che punto sono le indagini: “Dopo la richiesta di archiviazione, arrivata a soli due anni di complesse indagini internazionali, aver letto tutti gli atti e aver sentito i nostri consulenti e periti, siamo più che convinti, come la sua famiglia e i suoi amici, che Mario sia stato ucciso. Per cui, porteremo alla luce delle autorità nuovi elementi, sperando che vengano riaperte le indagini e sia fatta finalmente chiarezza. Rivendichiamo per Mario il diritto alla verità e alla giustizia. Siamo in attesa della prossima udienza a breve”.
Un altro problema del “caso Paciolla” è che la storia di Mario è rimasta in qualche modo confinata in Campania o comunque nel Sud Italia, senza guadagnarsi la ribalta nazionale e internazionale di casi tristemente simili.
“Confidiamo che il respiro internazionale di un artista come Jorit possa far viaggiare il nostro racconto. Soltanto portando alla luce la verità si può fare giustizia”, spiega Anna Maria Motta. Questa madre coraggiosa prosegue: “Se la famiglia di Peppe Impastato non avesse sostenuto per anni l’innocenza del figlio forse non saremmo mai venuti a conoscenza della verità”.
Contento per essere stato scelto lo street artist, noto per aver ritratto in tutto il mondo i volti di persone e personaggi portatori di valori di giustizia sociale, dal canto suo risponde: “Storie come quella di Mario, un giovane diventato eroe senza volerlo, portano messaggi positivi e testimoniano un modo diverso di costruire il mondo; quindi, è importante che anche l’arte faccia la sua parte e di loro porti traccia”.
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Sul valore di portare alla luce e rompere il muro del silenzio sul caso Paciolla è intervenuto anche Sergio D’Angelo, presidente di Gesco: “Questa campagna serve a indicarlo come esempio e a rendere omaggio a Mario ma anche a denunciare il silenzio insopportabile calato su questo caso, chiuso troppo frettolosamente come suicidio. Siamo vicini alla famiglia Paciolla, nella ricerca di una piena giustizia; non possiamo permettere cheprevalga l’omertà, una colpevole omertà”.
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Hanno partecipato alla conferenza stampa portando il pieno sostegno delle istituzioni anche Laura Lieto, vicesindaco di Napoli, e Sergio Colella, delegato dal Sindaco per la Città Metropolitana.
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Sono intervenuti, tra gli altri, all’incontro Simone Canpora del Collettivo Giustizia per Mario Paciolla e Desirée Klain, che ha assicurato il sostegno di Articolo 21 alla campagna. A contribuire con le sue opere alla raccolta fondi anche l’artista Antonio Conte, già coinvolto in una simile iniziativa che ha finanziato il documentario sulla vita di Mario “Come fuoco”.
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Il murale di Jorit sarà realizzato con il sostegno di Gesco e della società Argo: il volto di Mario verrà dipinto su una facciata del liceo scientifico Elio Vittorini, ovvero la sua scuola; sarà inaugurato il 28 marzo prossimo, giorno in cui sarebbe caduto il compleanno del cooperante morto in Colombia.
Qui è possibile fare la propria donazione per contribuire alla realizzazione dell’opera:
https://gofund.me/3b107270
Per fare in modo che chiunque abbia visto o sappia qualcosa possa contribuire in assoluto anonimato alle indagini è stata creata anche la piattaforma marioveritas.org, su cui è possibile lasciare una testimonianza, caricare foto e video in totale sicurezza.
Un altro modo per contribuire alla causa è firmare la petizione promossa dal Comitato Giustizia per Mario Paciolla a questo link:
https://www.change.org/p/ministero-degli-esteri-italiano-morte-di-un-operatore-italiano-dell-onu-in-colombia?utm_source=brand_it&utm_medium=media