Sabato, 21 Dicembre 2024

Un ritorno a Sergio Piro, incontro alla Biblioteca nazionale

La Biblioteca Nazionale di Napoli, forte dell’esperienza ultrasettennale e del successo di partecipazione al laboratorio “La Biblioteca dei Destini Incrociati: gruppo sperimentale per la trasformazione della sofferenza oscura ”si fa promotrice di nuovo gruppo di lettura e studio dell’opera di Sergio Piro, in continuità con il precedente laboratorio.

Le letture si rivolgono a chi opera nei campi che vanno dalla psicoterapia all’insegnamento scolastico, dalle prassi sociali informali a quelle istituzionali. Si muoverà da questa angolazione, quindi non dal Piro linguista, né dal Piro filosofo, né da Piro formatore e si cercherà di seguirne gli sviluppi, le reticenze (a volte più significative delle dichiarazioni esplicite), gli anfratti, le svolte che si sono susseguite in cinquanta anni di ricerca.

Il primo incontro, con l’inizio delle letture, si terrà il 28 febbraio 2023 ore 15.30-17.00 nella Sala del Camino della Biblioteca Nazionale di Napoli.

La pratica terapeutica nella produzione scientifica e letteraria di Sergio Piro

Negli anni 70’ del Novecento Sergio Piro scrisse un libro denso e forte, che si proponeva di illustrare le tecniche di liberazione del disagio umano detto malamente (come avrebbe detto molti anni dopo) psichico. 

  

Il lavoro in gruppo avrà una durata semestrale ed  ambisce ad essere il primo di una serie di studi che interroghino il pensiero “terapeutico” di Sergio Piro, lo mettano alla prova, lo sveglino dall’inerzia museale dove rischia di essere confinato. Sergio Piro non ha mai più scritto nulla di specifico nel campo terapeutico anche se tutti i suoi libri sono permeati da uno sforzo agogico e terapeutico che senza mai perdere di vista lo specifico psichico tende ad abbracciare intera la condizione umana.

Il disagio psichico, sicuramente quello detto nevrotico, fu descritto come una condizione storica interiorizzata di lotta tra una linea psichica avanzata, progressista, libertaria e ugualitaria, e una linea stabilizzata, conservatrice, individualista. Il mondo storico attraversato da forze propulsive libertarie e da forze conservatrici e reazionarie si riproduceva nell’individuo e la comprensione dell’individuo non poteva che partire dal suo essere sociale. 

Le tecniche della liberazione furono quindi un tentativo terapeutico di ristoricizzare il disagio individuale. L’individuo una volta di fronte alla conoscenza delle radici del suo disagio avrebbe potuto liberarsene, non nel senso di sfuggire all’angoscia, ma di affrontarla con armi affilate e soprattutto proiettate verso il futuro. Questo dinamizzare la sofferenza, questo produrre la costruzione di un soggetto nuovo e consapevole, era appunto il compito del terapeuta.

A distanza di cinquanta anni cosa è rimasto oggi di tecniche della liberazione?

Piro dopo quel libro entrò in una profonda crisi di scrittura, diede alle fiamme un libro già pronto per la pubblicazione, “Dialettica della sublimazione”, ne uscì (dalla crisi scritturale) con gli anni 80’ con Esercitazione e poi successivamente con libri corposi che hanno tentato di definire un campo unico di ricerca, l’antropologia trasformazionale, di approntare un sistema di formazione per operatori-psy aperto a operatori del sociale e della scuola, di costruire i servizi di salute mentale territoriali.

Author: Redazione

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