Sabato, 22 Febbraio 2025

Don Carlo, quando la fantasia mitiga la realtà

Tinte scure e il senso di un’oppressione che dal protagonista si allarga a tutti i personaggi rendono, scenicamente, l’idea di un Don Carlo vittima del padre-padrone ma, soprattutto, della sua fragilità.

La messinscena che è ritornata dopo due anni al teatro di San Carlo del “Don Carlo”, celebre opera di Giuseppe Verdi e riproposta nella versione in cinque atti (ultima rappresentazione venerdì 31 gennaio 2025)  deve alle scene di Etienne Pluss e ai costumi bianco e nero – interrotto solo dai simboli regali in rosso fuoco – di Petra Reinhardt, la sottolineatura di una sofferenza sentimentale che si fa disagio psichico ed emotivo. L’opera, nel novembre del 2022 rappresentata con la regia del tedesco Claus Guth e ora ripresa nella sostanza dal brasiliano Marcelo Persch-Buscaino, continua a riscuotere enorme successo, anche presso un pubblico di non esperti e di giovanissimi. Il dramma assume una dimensione che travalica lo spazio-tempo, con costumi e scene che restituiscono l’idea che i plot verdiani siano universali: potere, amore, morte, rapporto genitori-figli, amicizia sono, in fondo, i macrotemi della comunicazione (social compresi) di oggi.

L’orchestra del San Carlo diretta, per l’occasione, dal maestro ungherese Henrik Nánási, ha accompagnato il bel canto, ammorbidendone in qualche tratto anche la forza drammatica ma rendendolo nel complesso fluente, mentre diversi espedienti narrativi, tra cui un video firmato da Roland Horvath, che ha sottolineato a tratti l’azione, hanno facilitato la comprensione a un pubblico di meno esperti.

E se è vero che è compito arduo riuscire a misurarsi con un’opera così complessa, è vero anche che averla riproposta in scena, dopo soli due anni, vuol dire che il racconto funziona, che lo spettatore si identifica nella fragilità del protagonista e nel ricorso al Fato e alla fantasia, unico rifugio consentito nel dramma verdiano rispetto a una società che chiede di piegarsi alle leggi dell’opportunità politica. Credibile il Don Carlo interpretato da Piero Pretti, anche nel contrasto fisico (di statura e di voce) con il Filippo II di John Relyea, mentre è struggente e dolce Rachel Willis-Sørensen al ruolo di Elisabetta di Valois, elegante il Rodrigo reso da Gabriele Viviani.

Don Carlo di Verdi

Dramma lirico su libretto originale in francese di François-Joseph Méry e Camille Du Locle, ispirato alla tragedia in cinque atti Don Karlos, Infant von Spanien di Friedrich Schiller, l’originale francese dal titolo Don Carlos fu rappresentato a Parigi lʼ11 marzo 1867, ed è la partitura più lunga e complessa di Verdi. Ne seguiranno numerose versioni, addirittura sette di cui si individuano cinque principali. L’edizione napoletana corrisponde con la rappresentazione modenese del 29 dicembre 1886: non c’è il balletto inserito nella prima parigina e viene reintegrato il primo atto tagliato nella versione scaligera, immediatamente precedente, del 1884.

Don  Carlo è rappresentato come fragile e sognatore. «Il padre lo rifiuta e la donna che ama diventa sua madre dopo aver sposato Filippo II. Anche Rodrigo, l'unico amico che sembra avere, lo strumentalizza per i suoi scopi. Tutto questo crea in lui una visione oscura del mondo, simile ad una prigione» scrive Claus Guth nelle note di regia.

Ida Palisi
Author: Ida Palisi
Giornalista professionista, esperta di comunicazione sociale, dirige l’Ufficio Comunicazione Gesco. Collabora con il Corriere del Mezzogiorno per le pagine della Cultura.

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