Sabato, 22 Febbraio 2025

Odissea Penelope: Iaia Forte come Lilith

Nello scenario splendido di Villa Di Donato si è tenuto lo spettacolo teatrale Odissea Penelope con Iaia Forte.

La drammaturgia di Giuseppe Argirò ha reinterpretato l’Odissea dalla parte di Penelope, esplorando la psiche della donna che aspetta il ritorno dell’uomo amato.

Iaia Forte, camaleontica, ha dato voce a tutti i personaggi, da Ulisse, a Circe, alle Sirene, mentre lo scenario cambiava e la musica contemporanea sottolineava i momenti topici.

Ascoltando le parole evocative si riscopre l’attualità del viaggio di Ulisse nella tensione dell’uomo contemporaneo a varcare le “colonne di Ercole”, oggi tecnologiche e scientifiche per scoprire e conoscere l’inesplorato, e per impadronirsi in qualche modo di oasi ignote all’esperienza umana.

Penelope aspetta, e non è soltanto una donna ma rappresenta l’anima dell’uomo, colei che al viaggio della conoscenza non partecipa perché è già a casa, nella sapienza primordiale così com’è.

Animus e Anima rappresentano i due volti della psiche, l’Animus è la tecnica e il metodo, e l’Anima è l’apertura del cuore, naturalmente spaziosa e saggia.

Se l’Animus attraverso Ulisse, è la mente esplorativa, e viaggia attraverso le mille sfaccettature dell’esperienza possibile, l’Anima non ha questa necessità.

È la naturalezza della Terra, il corpo, che non ha bisogno di partire per ritornare. È già dove deve essere.

Ulisse e Penelope rappresentano la diade sacra che si separa e da cui nasce la dicotomia del mondo.

L’eterno ritorno è quindi un’esperienza sacra, perché è il ritorno all’unità perduta.

Prima di tornare da Penelope, l’Anima che aspetta, Ulisse Animus dovrà attraversare il fuoco delle tante esperienze iniziatiche per tornare alla casa del cuore più completo e arricchito. Nelle esperienze potrà perdersi, “dimenticando” se stesso, e quindi Penelope e il nostos, si perderà nei sensi, nell’illusione di Poseidone, dio dei mari, nel conflitto con Polifemo, nell’Amore di Calipso, ma gli dei lo aiuteranno a “ricordare”.

Finché non incontrerà la maga Circe che gli insegnerà l’amore alchemico.

Circe, vedendo che la mente di Ulisse resiste agli inganni, gli dice di “scendere vivo nel regno delle ombre” per integrare l’ombra della dimensione umana. Poi gli sussurra di “rimettere la spada nel fodero” e di affidarsi all’amore mutativo.

“Affinché possiamo fidarci l’uno dell’altro saliamo sul letto”...

Così si compie attraverso l’Eros il viaggio trasformativo dell’Eroe.

Ma “l’uomo è l’ombra di un sogno”.

La voce di Iaia Forte risuona nel giardino d’inverno dell’antica villa napoletana a inanellare suggestioni.

“Ciò che sembra logico improvvisamente diventa irreale”.

E il viaggio continua.

Penelope frattanto aspetta. Lotta con i Proci che vorrebbero farle dimenticare la sua antica unità con Ulisse e il suo destino sembra essere legato per sempre alla dinamica di essere “colei che resta”.

Ma il destino della donna è interscambiabile sembra suggerire la sceneggiatura.

Colei che resta, che è destinata a restare, non può più custodire il Sacro fuoco da sola come le antiche Vestali.

La contemporaneità si affaccia e rompe il patto epico dell’antico equilibrio.

Al ritorno di Ulisse sarà colei che ha sempre aspettato, a partire, a intraprendere il viaggio.

Penelope si congiunge ad altri miti, alla mitologia sumera di Lilitu la dea del vento, alla figura biblica di Lilith la prima donna nata insieme ad Adamo e che si ribella al potere costituito. Rivendica come Lilith la sua imperfezione, anche lei abbandona la casa divina del Sacro per vivere in pieno la dimensione umana, terra nella terra, dolore nel dolore, nella corporeità della ferita di essere uomini.

Se Ulisse ha cercato la conoscenza, lei cercherà l’assenza.

Assenza di certezze, di definizioni, di punti fermi.

Il viaggio nell’ignoto sarà per vivere il mistero senza cercare di interpretarlo o di affidarlo a uno schema della mente razionale.

Sarà un viaggio di Amore.

L’amore platonico che non prevede felicità ed è un demone.

Si compie così il destino suggerito dalla frase con cui si apre l’opera teatrale.

“L’amore è un castigo.

Veniamo puniti per non essere riusciti a stare da soli”.

(Immagine di copertina di Davide Visca)

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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