Manipolare la memoria per vivere (forse) meglio
Vincitore del premio Strega Giovani 2022, Niente di vero (Einaudi, 2022) è un racconto che gioca in maniera ambivalente sul concetto di verità e sul nome di battesimo dell’autrice (niente di Veronica), manipolando costantemente la realtà, ironizzando sulla storia della sua famiglia e dei suoi anni di formazione, facendosi beffe di se stessa mentre capovolge le logiche evolutive del percorso formativo.
Il libro
L’umorismo è il principale collante di una storia destinata altrimenti a subire deviazioni, salti temporali, false partenze, revisionismi e piccole aggiunte che pongono in una prospettiva diversa gli episodi narrati. Piuttosto che seguire uno sviluppo lineare, la narrazione esplora tutte le fasi della vita senza seguire un preciso ordine cronologico: si va dall’infanzia all’età adulta e si torna indietro.
A metà strada tra un memoir e una autofiction, si contraddistingue per uno stile tagliente, diretto, ricco di immagini, quasi terapeutico nel farci confrontare con le contraddizioni che ci rendono ciò che siamo.
Di particolare rilievo il flusso di scene familiari, fatto di episodi esilaranti o sconcertanti (a volte entrambe le cose), da cui emergono due aspetti dolorosi: da una parte, la malattia e la morte del padre e, dall’altra, la fine di una profonda amicizia.
Un racconto dal tratto mitologico in cui le madri, i padri, i fratelli e i nonni assumono, a volte, le sembianze di creature leggendarie, ossessive; e altre volte invece le forme dell’insicurezza e della fragilità (“a mio fratello che le diceva – mamma, non bisticcio, faccio politica – lei rispondeva – va bene, ma poi fate pace)
Un romanzo pieno di fatti curiosi e strani, ammantato da comica disaffezione a tutto, impreciso rispetto alle vicende narrate, nel qual il karma si diverte a mettere in campo ritorsioni e rappresaglie.
Che cosa impariamo da una storia che è dichiaratamente piena di falle? Capiamo, forse, che l’unica verità sta nell’ammettere di essere disonesti e che l’umorismo è un modo intimo e universale di mostrare le fragilità, le amarezze e le meschinità (La memoria per me è come il gioco dei dadi che facevo da piccola, si tratta solo di decidere se sia inutile o truccato.)
Con un’onestà spiazzante, il romanzo si chiude su un’ammissione di inadeguatezza che mostra al lettore il motivo del moltiplicarsi delle versioni inattendibili (“è così che mi sento in ogni istante della mia vita: ma sì, dai, facciamo che sono io”).
Particolare curiosità desta il racconto della sua (vera o presunta) stitichezza. Proprio nel dettaglio di questo problema fisico, Raimo scrive questa considerazione:
"Ogni volta che vado incontro a quell’afflizione (la stitichezza, n.d.r.), comincio a rileggere tutta la mia vita in questi termini: un conflitto costante tra abbandonare qualcosa e cercare di riprenderlo. La maledizione perpetua della terra di mezzo".
Niente di vero è un libro adatto a chi non ne può più di leggere letteratura di genere, col serial killer già presente dalla prima pagina, che sa raccontarci l’inadeguatezza a stare al mondo, in modo un po’ ironico e un po’ buffo, e che riesce a farci pensare alle nostre, di manchevolezze, con guizzi maliziosi e brillanti, rispetto al quale la stessa autrice afferma:
“Non lo so di che parla, speravo che qualcuno me lo dicesse dopo tanto girare per lo Strega.
Ma non siamo arrivati a nessuna risposta”.
L’autrice
Veronica Raimo è nata a Roma nel 1978. Ha scritto i romanzi: Il dolore secondo Matteo (minimum fax 2007), Tutte le feste di domani (Rizzoli 2013) e Miden (Mondadori 2018), uscito in UK, Usa e Francia. Nel 2019 ha scritto il libro di poesie Le bambinacce con Marco Rossari (Feltrinelli). I suoi racconti sono apparsi su diverse antologie e riviste, sia in Italia che all’estero. Per Einaudi ha pubblicato Niente di vero (2022). Ha cosceneggiato il film Bella addormentata (2012) di Marco Bellocchio. Si occupa di giornalismo culturale per diverse testate.
Dario Bello