Al Teatro Mercadante apertura di stagione con il debutto di Ferito a morte
L’apertura della stagione teatrale 2022/2023 del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale è affidata ad un testo cult della letteratura italiana made in Napoli della seconda metà del ‘900 e ad un autore di assoluto prestigio.
È lo spettacolo “Ferito a morte”, il romanzo del 1961 di Raffaele La Capria Premio Strega dello stesso anno, nell’adattamento teatrale firmato da Emanuele Trevi e la regia di Roberto Andò, in prima assoluta al Teatro Mercadante di Napoli mercoledì 19 ottobre alle 21, con repliche fino a domenica 30.
Nelle scene e le luci firmate da Gianni Carluccio, i costumi di Daniela Cernigliaro,
il suono di Hubert Westkemper e i video di Luca Scarzella, in scena una straordinaria compagnia di interpreti capitanata da Andrea Renzi nel ruolo del protagonista, Massimo, Gea Martire in quello della Sig.a De Luca, Paolo Mazzarelli Sasà, Paolo Cresta Gaetano, Giovanni Ludeno Ninì, Aurora Quattrocchi la Nonna, Marcello Romolo Zio Umberto, Giancarlo Cosentino il Sig. De Luca, Matteo Cecchi Cocò, Lorenzo Parrotto Guidino, Antonio Elia Glauco, Sabatino Trombetta Massimo da giovane, Rebecca Furfaro Betty, Laure Valentinelli Carla, Clio Cipolletta Assuntina, Vincenzo Pasquariello il Cameriere.
La produzione dello spettacolo è del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival, Emilia Romagna Teatro ERT-Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale.
Dopo le rappresentazioni al Teatro Mercadante lo spettacolo andrà in scena a Modena, al Teatro Storchi dal 3 al 6 novembre 2022; a Torino, al Teatro Carignano dall’8 al 13 novembre 2022; a Perugia, al Teatro Morlacchi dal 16 al 20 novembre 2022;
a Roma, al Teatro Argentina dal 10 al 15 gennaio 2023; a Milano, al Teatro Strehler dal 17 al 22 gennaio 2023; a Cesena, al Teatro Bonci dal 26 al 29 gennaio 2023; a
Genova, al Teatro Ivo Chiesa dall’8 all’11 febbraio 2023.
«Forse il grande tema di Ferito a morte è il tempo, l’irretimento e l’abbandono che convivono in modo speciale nel nostro modo di sostarvi dentro, nella nostra coscienza del suo scorrere incessante fuori e dentro di noi. Ferito a morte è un romanzo divenuto molto presto un classico, su cui molto è stato scritto. Di tutto quello che ho letto mi è rimasta una memoria molto viva del commento di Domenico Starnone, lì dove dice che “L’impressione più duratura di quella prima lettura fu la confusione emozionante delle voci. Mi sembrò di finire dentro la radio mentre qualcuno gira la manopola e l’asta scorre attraverso le stazioni. Ma con mia meraviglia tutto era comprensibile. Scoprivo e insieme riconoscevo luoghi, sensazioni, persone, formulari, toni, la mia stessa città. Insomma, c’era racconto, ma era un modo assolutamente diverso di raccontare. Era – mi sembrò – un modo assai più vero”.
Parole che potrei fare mie – annota Roberto Andò – anche se Napoli non è la città dove sono nato. Parole che ritornano appropriate per questa scelta di portare in scena un romanzo così complesso e labirintico. Non sono il primo che porta un romanzo a teatro, basterebbe citare l’esempio del Pasticciaccio di Gadda con la regia di Luca Ronconi, per rintracciare un solco solido e riconoscibile. Ma perché un romanzo per fare teatro? Lasciatemi ancora far parlare Starnone: “I tratti fisici dei personaggi e delle figure chiacchierine erano nitidissimi e tuttavia non definiti, solo nomi e voci che subito lasciavano il posto ad altre tracce di nomi e di voci. Gli ambienti appena tratteggiati si dissolvevano in altri ambienti. L’ora, l’anno si confondevano con altre ore e anni del passato e del futuro. Tutto pareva chiuso in un cerchio luminosissimo, precariamente attraversato dalle parole, dalle presenze umane, storie e Storia bruciate da un eccesso di esposizione alla luce”.
Parole che sembrerebbero scritte per scoraggiare chi fa teatro, e che riconducono alla forza evocativa e incantatrice della letteratura. Come si fa in teatro a rendere questo continuo sfumare di sensazioni, ambienti, volti, voci che scolorando dall’uno all’altro s’inabissano nella luce o nella trasparenza dell’acqua del mare? Come si fa a dar conto del sentimento con cui ci separiamo dall’intensità insopportabile di ciò che abbiamo vissuto, decantato dal lampeggiare insistito del ricordo? È una sfida, un azzardo forse, ma vale la pena di correrne i rischi. Per chi come me si è innamorato del teatro nella stagione in cui grandi registi come Robert Wilson e Tadeusz Kantor contestavano l’idea corrente del teatro e ne riformulavano un’altra, totalmente diversa, affidata al tempo e allo spazio, il romanzesco rappresenta la possibilità concreta di acciuffare il tema dei temi del teatro: il fuggevole. E forse il grande tema del romanzo di questo meraviglioso scrittore, Raffaele La Capria, è proprio quel continuo sfumare in cui la vita perde ogni presunzione di forma solida e diviene per sempre evanescente e liquida. In questa indeterminatezza è possibile accogliere in modo apparentemente disordinato il flusso delle voci e dei volti e riconsiderarne il messaggio cifrato. E probabilmente quello che più mi attrae, da scrittore e uomo di teatro, in Ferito a morte è proprio “il tentativo riuscito di raccontare la vita che succede prima ancora che diventi racconto, e la malinconia di raccontarla quando ormai lo è diventata”, come scrive ancora Starnone».
Inaugurazione Stagione Teatrale 2022/2023
Teatro Mercadante | Napoli, Piazza Municipio
mercoledì 19 ottobre 2022 | in scena fino a domenica 30 ottobre
Ferito a morte
di Raffaele La Capria
adattamento Emanuele Trevi
regia Roberto Andò
con
Andrea Renzi / Massimo
Paolo Cresta / Gaetano
Giovanni Ludeno / Ninì
Gea Martire / Sig.ra De Luca
Paolo Mazzarelli / Sasà
Aurora Quattrocchi / Nonna
Marcello Romolo / Zio Umberto
Matteo Cecchi / Cocò
Clio Cipolletta / Assuntina
Giancarlo Cosentino / Sig. De Luca
Antonio Elia / Glauco
Rebecca Furfaro / Betty
Lorenzo Parrotto / Guidino
Vincenzo Pasquariello / Cameriere
Sabatino Trombetta / Massimo da giovane
Laure Valentinelli / Carla
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
video Luca Scarzella
suono Hubert Westkemper
aiuto regia Luca Bargagna
produzione
Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival
Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale