Sabato, 07 Dicembre 2024

La Via Crucis

Ridendo (non sempre) e scherzando questo è il nono anno in cui io e il buon Carlo Hermann curiamo questa rubrica. Lui cattura le immagini più significative della partita e io cerco di restituire un’immagine della partita solo con le parole.

Senza parlarci, senza accordarci prima: lui manda la foto, io mando il pezzo e combaciano alla perfezione. Non è sempre facile “scrivere il pezzo” dopo la partita: a volte sono soddisfatta, altre volte mi riesce magari meno bene (Ida Palisi, da gran signora, non me lo fa notare), però in coscienza cerco di scrivere qualcosa di divertente, non troppo tecnico (anche perché non son mica così brava), ormonale, direi. È lo sguardo di una persona innamorata più del Napoli che del calcio che ogni domenica attende o subisce, a seconda dell’andamento del campionato, la partita.

Ebbene, per la prima volta in nove anni io non lo so l’ottimo Hermann cosa invierà. La foto di Kvara in tribuna, che porta la Georgia agli Europei e si va a scassare prima dell’Atalanta (maledette nazionali, crogiuolo nazionalpopolare di infortuni inopportuni)? La foto di Osimehn marcato da 18 atalantini che quando pure prende una palla non riesce a menare dentro uno, neanche per sbaglio, in uno dei numerosi flipper in area? L’immagine della nostra difesa che si è addormentata più volte, ben più di tre, e per fortuna che c’era Meret?

E dal canto mio non so neanche precisamente cosa scrivere. Io veramente, boh, non so cosa raccontarvi, se non il mio profondo avvilimento: durante l’intervallo per riprenderci abbiamo aperto l’uovo di cioccolata (del Napoli) ed è uscito il tricolore. Che beffa.

Ecco, io sono avvilita. Credo di aver superato il momento della rabbia, della furia cieca, delle male parole, delle invettive angiportuali. Ora è il periodo dell’avvilimento, del vaffanculo sussurrato indolente mentre mi alzo dopo l’ennesimo pallone menato in cielo da Di Lorenzo e vado a mangiare un pezzo di quell’uovo beffardo di cui sopra.

Del resto, è pasqua di passione, in tutti i sensi. (Qua si apre parentesi doverosa e necessaria). In settimana le offese – quelle vere, razziste e maligne – sono state perdonate magnanimamente dai giudici sportivi. Quella che poteva essere la più grande, pedagogica “imparata di creanza” della storia del calcio italiano e mondiale ridotta a una barzelletta in cui giorno per giorno si dice, non dice, si ritratta, si chiede scusa, si edulcora: alla fine in campo ci si dicono un sacco di insulti, no? Certo, chiunque abbia giocato sa che è così, chiunque abbia anche solo visto una partita sa che è così: ma 1) Acerbi, tesoro bello, tu sei un professionista, datti una calmata 2) Se proprio non riesci a non insultare la gente, beh, ci sono tante parolacce neutre. Se vuoi te le insegno, tifo Napoli da tanti anni, le so tutte. Ma “negro” no, è una parola che fa schifo, che deve uscire dal nostro vocabolario. Mi sarebbe piaciuto molto vederlo saltare gli europei, a questo imbecille di Acerbi, e invece no, la solita italietta da avanspettacolo ha detto che va bene così. (Chiusa parentesi doverosa e necessaria).

Amici miei, cosa posso dirvi: Pasqua è festa di passione e di rinascita. A passione direi che stiamo messi bene, è stata una bella via crucis fin qui. Sulla rinascita non possiamo che sperare.

Auguri!  

Ph: Carlo Hermann 

Serena Venditto
Author: Serena Venditto
È nata a Napoli il primo agosto 1980, per festeggiare il compleanno della squadra. Archeologa e scrittrice, è autrice di una serie giallo-umoristica con protagonisti il gatto detective Mycroft e un gruppo di amici impiccioni, di cui l’ultimo è l’ebook gratuito “Malù si annoia. Quarantena in giallo per quattro coinquilini e un gatto”. Cura per Napoliclick la rubrica #Barsport

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