Le cose a posto
Io comunque non credo di avere più il fisico di vedere Napoli-Juve. Veramente, penso che una di queste volte mi sarà fatale.
Dopo novanta e passa minuti ho la tachicardia, dolori muscolari per la tensione che manco avessi corso io, mi tirano i muscoli delle gambe, non ho più un filo di voce e la mia bocca è atteggiata in un sorriso fisso che forse è una paresi e non tornerò normale mai più. Ma chi se ne frega. Cinque palloni alla Juve valgono ogni tipo di malanno, e mi tengo pure questa paresi che in fondo non mi sta poi così male.
La Juve veniva da otto vittorie di fila e – come non si stancavano di sottolineare i commentatori Dazn, una delle cose più irritanti al mondo al pari delle zanzare – millemila minuti di imbattibilità del portiere Szczesny e Allegri miglior allenatore del mese (secondo la lungimirante Lega Serie A). Il Napoli, incidentalmente primo in classifica a questo punto – sempre secondo i fastidiosi commentatori Dazn, il cui stupore per ogni pallone ben giocato dal Napoli è indisponente oltre ogni dire – irrompe nella roccaforte bianconera, senza alcun dubbio “la miglior difesa del campionato” secondo tutti i giornali e ovviamente i commentatori Dazn e puff, che viene polverizzata dopo 14 minuti da Osimhen, che deposita in rete dopo la miracolosa respinta di Szczesny sulla semirovesciata di Kvaratskhelia. Victor sembra una pantera, una leonessa. Ha una rapidità e una ferocia non umane, sembra uscito da uno di quei documentari in cui si vedono i ghepardi che aggrediscono le antilopi o, meglio, le zebre (ecco) che bevono ignare al ruscello e non hanno neanche il tempo di dire eccheccazz (le zebre sono sboccate, le antilopi non ne parliamo proprio, è National Geographic che le censura) che vengono divorate in un attimo e per capire come hanno fatto lo fanno rivedere al rallentatore. Sembra un serpente nascosto nell’erba. Rapido, spietato, bellissimo.
Il georgiano ricambia raddoppiando al 39’, perché oltre a essere bellissimi sono anche educati assai: Osimhen supera Bremer e Danilo e serve Kvaratskhelia che con un diagonale fulmina Szczesny per il 2-0.
Come spesso accade ci ubriachiamo di gioia e arriva il tentativo di rimonta bianconero con il gol di Di Maria. Ma il secondo tempo è tutto azzurro: segna Rahmani – che non stava giocando una partita veramente brillante e nell’intervallo aveva invocato il terzo gol, quindi bene così – poi di nuovo Osimhen e al 71’ è Elmas a trovare il 5-1, ancora con un diagonale. Se come me amate i corsi e ricorsi l’ultimo 5-1 inflitto dai partenopei ai bianconeri è datato 1 settembre 1990, finale di Supercoppa Italiana: gol di Silenzi (doppietta), Careca (doppietta) e Crippa. Era il Napoli di Maradona e in difesa giocava lo stesso Ciro Ferrara che ieri sera al Maradona era a bordo campo, e l’ha ricordato con un groppo in gola.
Se qualcuno si era spaventato per il risultato con l’Inter stia pure tranquillo, non ci siamo fatti niente. Siamo belli, feroci e rimettiamo le cose a posto. Perché laddove la giustizia sportiva e civile non è (ancora) arrivata ci pensa il Napoli ad annichilire la squadra che già (profeticamente) veste la maglia a strisce bianche e nere.