Domenica, 17 Novembre 2024

Halloween al tempo dei celti

Non chiamiamola Halloween, la notte del 31 ottobre.

Chiamiamola col suo vero nome, Samhain.

Al tempo dei celti si celebrava una festa particolare che si chiamava anche Capodanno celtico; una festa misteriosa e dal grande potere che sanciva il passaggio da un ciclo a un altro. Eravamo nel mondo rurale quando ancora gli dei abitavano la terra, quando esisteva un grande patto tra gli uomini e le divinità, tra i vivi e i morti, tra gli animali e gli uomini, tra la terra e il cielo. Erano i tempi in cui si celebrava la fioritura e poi il raccolto e poi la stagione del riposo, della pausa, prima della nuova fioritura. Samhain era lì a definire il momento in cui si passava dalla vita e dal fiorire al riposo, alla pausa, al letargo e agli addii.

Era il periodo in cui si aprivano le porte tra il regno dei vivi e il regno dei morti, ma anche il tempo in cui confluivano tutte le energie possibili qui sulla terra perché si sbiadiva il punto di confine, si spostava per dirlo alla Castaneda il punto di unione, cioè il punto che aggregava e rendeva stabili le credenze comuni.

Si aprivano le porte della percezione, le porte magiche dell’intuizione ecco perché era anche detto il periodo delle “streghe”.

Era anche il periodo in cui era possibile la pratica del “trasformare”. Aiutati dalle energie della Terra che si preparava al viaggio nell’ombra e nella pausa, era possibile ritirarsi in se stessi e trasformare situazioni, emozioni, attraverso il lavoro alchemico.

Proprio perché si aprivano le porte tra i mondi, non esisteva più visione interiore ed esteriore distinte e separate, si ricongiungeva il ponte che collegava interiorità e visione esterna ed era possibile guarire, fare spazio, e trasformare il piombo in oro, cioè prendere l’esperienza vitale grezza, le comuni cose quotidiane e ricavarne un distillato di saggezza.

Si dava spazio ai morti, si celebravano, si richiamavano perché si comprendeva che vita e morte sono la stessa cosa e che i morti sono i custodi del passaggio, coloro che ci proteggono e ci aiutano ad attraversare la soglia.

Questa era Samhain.

Capite oggi com’è surreale festeggiare ciò che rimane di Samhain, che viene chiamato Halloween e che porta il segno della nostra sconnessione dai grandi cicli, della nostra cultura mercantile, vuota e povera di contenuti e della nostra paura della morte e della trasformazione?

Halloween è diventata, come tanti riti perduti, una festa commerciale, dove ci si traveste da streghe, mostri e orchi, dove si deifica il terrore e anziché porta che si apre per unificare i regni in un atto d’amore, diventa porta che si apre sul terrifico e sull’orrido, porta che “divide” da se stessi e che si apre sui fantasmi delle nostre paure ataviche, sull’horror e sul tabù della morte.

Non festeggiamo Halloween, torniamo a festeggiare Samhain, festeggiamo la saggezza della festa e non il suo apparato formale e vuoto.

Cambiamo pelle e portiamo il nostro intento, la nostra profonda trasformazione e il nostro dono d’amore, unico e individuale per il nuovo anno celtico, tornando a ritrovare il contenuto profondo e lo spessore nelle cose che facciamo, rifiutandoci di partecipare alla saga delle feste pilotate dal commercio per farci acquistare gadget o come manichini conformi per imitare gesti di cui abbiamo smarrito il significato.

Torniamo a interrogarci sulle cose.

Torniamo a vedere la realtà con gli occhi del cuore aperto, con quello che veniva chiamato Terzo Occhio, l’occhio della veggenza, della visione e della profezia che custodivano i saggi ma che è patrimonio di tutti, ora occupato dal grande occhio della rete e del web che ci conforma e ci porta dritti nella cultura dell’omologazione.

E con la saggezza della porta aperta sull’invisibile e sul mistero, apriamo le porte al potenziale trasformativo e alchemico che alberga nel profondo del cuore di ognuno di noi e che ci rende maghi.

Maghi artefici delle nostre vite.

Buon Samhain.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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