Venerdì, 19 Aprile 2024

L’Albero delle Relazioni

L’albero di Natale già svetta nelle nostre case.

E inizia in questi ultimi giorni la frenesia a comprare regali, regali per le persone che ci amano e che amiamo, regali last minute, raccolti tra vetrine addobbate, luci e festoni, in un luccichio di inutile e di cose già viste, già comprate, già adoperate e poi buttate.

Il Natale del consumo bussa alla porta e siamo avvolti nella sua spirale, spesso per dovere o solo perché ci sembra l’unico modo per dimostrare affetto.

Frattanto scocca l’ora fatidica dei raduni familiari, pranzi, cene festive “a casa mia o a casa tua” e l’incontro coi parenti quelli che non vedi da una vita…. Insomma il revival del formalmente corretto.

Certo sarebbe bello affrontare le feste con quel pizzico di eresia, con quello spirito rivoluzionario tipico del “Cristo”… Eh sì, perché in barba al sapere costituito, il Natale non è la festa della famiglia, del siamo tutti più buoni, a Natale puoi, e di tutti i claim pubblicitari che si sono impadroniti del buonismo identitario e ne hanno fatto logo.

Il Natale è la festa dell’individuo che scopre se stesso e che fa nascere nel suo cuore il bambino interiore, il Cristo, che non è per nulla formalmente corretto come vogliono le Istituzioni e come piace alla società preconfezionata. Il Bambino divino interiore, delizioso e controcorrente, è come Hermes che nell’Olimpo, appena nato ruba le giovenche al fratello Apollo e poi si nasconde dopo aver compiuto il misfatto tra le copertine della culla, sornione e divertito.

Recuperare l’essenza, questo il senso del Natale. E recuperare il senso dell’essenza in relazione con l’Altro che non ha niente a che fare con la relazione familiare di facciata.

È un po’ come rispondere alla domanda “Chi sono io davvero?” e “Chi sono in relazione con l’Altro?”

Quanto di me c’è di autentico che sono disposto a mettere in gioco in una reale relazione, che è come una danza a due?

E allora forse il Natale anziché essere il tempo del consumo potrebbe diventare un tempo autentico di cura e riflessione, un momento per comprendersi e com-prendere. Per vedere i punti di vista dell’altro e fare un dono d’Amore.

Lì dove si comprende che Amore è Amore, il punto più alto del mio stato di coscienza che posso sperimentare, e non attaccamento all’altro fondato su giudizi, proiezioni e identificazioni con parti antiche e ferite andate a male.

Nel buddismo tibetano c’è una pratica particolare che si chiama Chod, ed è una pratica suprema sull’attaccamento che fonda le sue radici non sul combattere ma sul nutrire “i propri demoni” cioè quelle parti interiori di noi avide e prese da fame atavica che si proiettano all’esterno e ci appaiono come ferite che gli altri ci infliggono o ostacoli, e che cercano nell’altro soddisfazione, scontrini in cambio e balsamo lenitivo.

Ma non è nell’altro la chiave di risposta, è in noi stessi, e si può fare qualcosa di speciale: nutrire il demone che è sia esterno che interno dandogli proprio ciò di cui ha più bisogno. Non un altro ci “deve” dare ma noi stessi possiamo dare e nutrire quella fame vorace nostra e di un altro che spesso diventa catena che ci lega in due,  che unisce due persone non sulla base della condivisione di qualcosa di bello ma sulla condivisione della pretesa e del bisogno.

Il dono che possiamo farci e fare in questo Natale è spostarci dal comprare al nutrire.

Ci facciamo dono e facciamo dono simbolico di prenderci cura, di mettere da parte i nostri bisogni e di dare all’altro esattamente ciò di cui lui ha bisogno.

Cosa vuoi davvero?

Hai bisogno di spazio? Ti dò spazio.

Hai bisogno di andar via? Lascio che vai.

Hai bisogno di gridare la tua rabbia? Lascio che si manifesti senza sentirmi toccato.

Lasciamo all’altro per questi giorni di Natale la libertà di essere ciò che è, senza proiettargli addosso le cose che vorremmo facesse per noi.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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