Napoli in bilico tra buche, voragini e turismo cheap
Napoli è la città più trendy d’Italia.
Vengono in tanti a trascorrere le festività nella città partenopea o anche a passare un semplice weekend.
Ma come vivono i napoletani la dimensione turistica della loro città?
Il pullulare della gente per le vie del centro si traduce in un maggiore benessere e una maggiore vivibilità del capoluogo campano?
Napoli fa il pieno quasi tutti i weekend, assistiamo a un vero e proprio turismo di massa che si riversa nel centro storico, nei locali della caratteristica Piazza Bellini, lungo i Decumani, per via Toledo. Folle vocianti si spintonano nei vari luoghi della ristorazione, mangiando a basso costo pizze a portafoglio, patatine, polpette al sugo in un’apoteosi di street food che rende le nostre strade delle autentiche cucine in bella mostra, e lasciando come cadeaux rifiuti di ogni tipo che tappezzano allegramente le arterie principali del passeggio.
Napoli, preda di avventori cheap che più che visitare un museo o godere delle bellezze della nostra città, vengono qui allettati dal turismo easy, dal mangiare e dormire a buon mercato, in un’orda infernale di sapori, colori, shopping e stordimento.
Napoli è stata svenduta. Svenduto il suo cuore pulsante, e ora è preda del solito mercato nero che ormai investe anche il turismo. Nascono senza alcuna regola case vacanze, Bed and Breakfast, ristoranti, bar e le più impensabili oasi di ristorazione che fanno incetta di massa, senza regalare alcun beneficio alla città morente.
Il turismo imperversa senza che ci sia stata alcuna regolamentazione e senza che l’exploit di Napoli sia stato accompagnato da una visione lungimirante e produttiva capace di migliorare l’habitat.
I napoletani frattanto sono diventati ospiti della loro stessa città, faticano ad avventurarsi nel centro storico oramai invivibile nel weekend, e i luoghi splendidi e aristocratici di piazza Trieste e Trento, le vie del salotto napoletano sono preda di folle che ti spintonano e rischiano di farti cadere su un terreno già di per sé accidentato.
Ciascuno è occupato a schivare le buche/voragini che rendono le strade una ruota della fortuna/sfortuna per i malcapitati, pedoni o in motorino che le intercettano.
Frattanto nel cuore del Vomero assistiamo impotenti a smottamenti di vario genere dopo un temporale, alle crepe che si aprono lungo le strade e che inghiottono auto e passanti e agli sfollati di Via Morghen che come all’epoca del terremoto dell’Ottanta sono da un mese e mezzo senza una casa.
Le aree verdi sono sempre di meno perché si preferisce tagliare gli alberi anziché intervenire con un’operazione di bonifica per evitare danni alle persone, e a farne le spese come sempre sono le categorie fragili, gli anziani per cui camminare in città è diventato un rischio, le persone con handicap che non hanno neanche delle aree protette su cui muoversi.
Città in bilico tra fossi, avvallamenti ed eterni cantieri…
Convivono l’immagine cartolina di una Napoli fiorente e turistica e come in un quadro di Fontana la verità dietro lo squarcio del fondale, una verità fatta di abbandono e incuria.
Un esempio fra tutti è accaduto proprio nel weekend di Pasqua, dove da una parte la città era nel delirio delle frotte turistiche, e dall’altra parte abbiamo assistito inermi e impotenti alla morte di un uomo di origini shrilankesi di 43 anni, che forse inciampato davanti alla fermata del Museo, è stato travolto da un pullman.
Storie di ordinaria follia metropolitana, storie di una città difficile, dove il turismo di massa non produce ricchezza per i cittadini ma disagio.