Abbiamo vinto 1-1

Quando ci siamo seduti sul divano per vedere Napoli-Inter, mio marito si gira e mi fa: «Firmeresti per un pareggio?»
È una domanda difficile, impegnativa. Da tifosa mi sento responsabile della risposta, come se davvero avessi il potere di mettere una firma e garantire un risultato. Non è così, ma tutti noi sappiamo che è così: firmare per un risultato può comunicare una forza di sfiducia per la squadra, sai mai che dal mio divano possa comunicarla agli undici in campo? Non me lo perdonerei mai.
Comunque, mentre mi sistemavo sul divano, ci ho pensato su e ho pensato alla partita con il Como, agli infortuni e a malincuore ho detto: «Sì, tutto considerato sì». Avrei firmato per un pareggio, che non è scelta da vili, ma scelta realistica. Quello che non avevo considerato è perché.
Pensavo che avrei firmato per un pareggio perché in questo momento l’Inter non aveva assenze importanti (tranne il portiere, ma comunque uno in campo ce n’era ed è anche bravo), era psicologicamente carica, voleva consolidare la vetta, considerato anche l’ottimo stop dell’Atalanta, la presenza dell’arbitro Doveri, vera sciagura arbitrale, direttore di gara che non è in grado di distinguere una gomitata in un orecchio da un’indicazione stradale, un fallo di mano da uno schema di parole crociate. L’unica cosa che avevo azzeccato era quella tragedia di Doveri, che riabilita ai miei occhi personaggi come Moreno. Uno che ammonisce un portiere in panchina per proteste e non ammonisce un giocatore in campo per una gomitata in faccia, che ha permesso che l’attacco del Napoli giocasse fisso con un paio di interisti addosso tipo koala e non ha visto un fallo di mano in area. Che finalmente dopo un’ora e mezza si accorge che Inzaghi entra e esce dal campo come gli pare, supera l’area tecnica, per poco non tira un calcio d’angolo. Avrei voluto dirgli “Ma perché non entri direttamente?”. Per dire. Doveri quindi l’avevo azzeccato.
Quello che mai avrei immaginato è che quel truzzo di Dimarco avrebbe segnato al 22esimo e poi l’Inter avrebbe parcheggiato il pullman davanti alla porta per i restanti 70 minuti e passa. Quello che non avrei pensato è firmare per un pareggio, pur meritando una vittoria piena e soddisfacente, perché superare il muro alzato dall’Inter sembrava invalicabile. L’Inter non ha giocato, parliamoci chiaro. Il Como ha giocato molto di più e con qualità. L’Inter ha segnato, si è piazzata in toto davanti alla porta di Martinez e da lì non si è mossa.
Il Napoli è cresciuto tantissimo, ha sprecato tantissimo: i numeri parlano chiarissimo: 12 calci d’angolo, solo per fare l’esempio più lampante. E a un certo punto davvero temevo che non sarebbe andata: McTominay non lo vedevo in posizione, Lukaku inefficace. Insomma, vedevo la grinta ma non la qualità necessaria per passare il muro. E poi arriva Billing e fa un gol che pesa un macigno. Un gol che significa che ci siamo, che ora siamo a un punto, che non molliamo. Non molliamo mai.
E penso anche che alla fine, molto probabilmente, a inizio partita anche gli interisti, per primo Inzaghi, avrebbero firmato per il pareggio. La differenza è che loro non lo ammetteranno mai.