Gli esordi di Massimo: parla Gennaro Torre, uno dei suoi migliori amici
Come era Massimo Troisi nella vita? Un po’ come nei suoi film: schivo, timido, introverso, non amava la notorietà. Eppure era sempre di buon umore, generoso, capace di strapparti un sorriso anche nei momenti più imbarazzanti.
A tracciare un ricordo del grande attore, regista e sceneggiatore, a pochi giorni da quello che sarebbe stato il suo 70esimo compleanno (era nato a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio 1953), è Gennaro Torre, uno dei suoi migliori amici nonché manager e tutto-fare del gruppo La Smorfia.
Torre muoveva i primi passi in campo artistico negli anni ’70 al Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano (Na), la prima scuola di Massimo nella sua cittadina d’origine, lì dove tutto sarebbe partito.
Con Massimo andavano a scuola insieme e in vacanza ad Ascea
“Con Massimo andavo tutti i giorni da San Giorgio a Torre del Greco, alla scuola per geometri Pantaleo. Eravamo molto legati, come fratelli”, racconta Gennaro Torre, oggi agente di commercio. I due erano amici intimi, trascorrevano molto tempo insieme, ad esempio giocando a calcio, al punto che Troisi passava i mesi estivi in vacanza con la famiglia Torre nella località di Ascea Marina (come si vede dalle foto che ci ha mandato, dove è ritratto con lui, ndr).
“Era ospite della mia famiglia, stavamo sempre insieme, mi chiedeva consigli sull’abbigliamento”. Sì, Massimo non era molto sicuro dei suoi gusti in fatto di vestiario, si portava dietro Gennaro, quando si trattava di scegliere un abito importante in un’occasione speciale, come quella del ritiro del Premio al festival siciliano di Taormina.
Da questo rapporto di amicizia, condiviso con tanti altri giovani che ruotavano intorno al piccolo teatro sangiorgese, nacque il progetto comune di creare qualcosa, un gruppo, una compagnia di cabaret, cui inizialmente anche Gennaro prese parte. “Ho partecipato ad alcune esibizioni nelle commedie di Eduardo – racconta – poi mi sono dedicato all’aspetto più operativo, coordinavo le attività del gruppo”.
Prima di diventare “La Smorfia” erano “I Saraceni”
In principio, erano “I Saraceni”, con Massimo Troisi, Lello Arena, Nico Mucci, Valeria Pezza, poi, con l’arrivo di Enzo Decaro (nome d’arte di Vincenzo Purcaro), divennero il trio “La Smorfia” (Troisi, Arena, Decaro). Gennaro Torre dipinge così questo passaggio: “Prima ci si esibiva nei teatri napoletani delle nostre parti, poi, un giorno arrivò la svolta. Andammo a Roma, al cabaret romano La Chanson, dove ci capitò di fare da ‘tappabuchi’ a una compagnia che mancò quella sera. Era il 21 aprile 1978 e fu la sera del debutto de La Smorfia. Lo spettacolo andò così bene che fu in cartellone per tre mesi”.
In quel periodo di tempo, il gruppo non passò inosservato a un responsabile Rai che subito propose ai giovani la partecipazione alla trasmissione “Non Stop”, che veniva girata a Torino.
“Io c’ero – dice Torre – c’ero quando incontrammo Pippo Baudo e Beppe Grillo, coordinavo l’agenda del trio che debuttava per la prima volta in tv in quell’anno”.
La colletta per l’intervento al cuore di Massimo
Nel mentre, ci fu l’episodio della colletta per l’intervento al cuore di Troisi per cui l’attore dovette recarsi negli Usa. Anche nel promuovere la raccolta fondi a San Giorgio, c’era sempre lui, l’amico di sempre, Gennaro. “In poco tempo, riuscimmo a raggiungere la somma che serviva a Massimo per sostituire la valvola, ne fu fiero ed entusiasta – ricorda - Da lì a poco, la mia esperienza come manager del trio La Smorfia, però, si dovette interrompere, perché partii militare, lasciando la gestione di tutto a mio cugino, Gaetano Daniele”.
L’attore non era molto diverso dalla persona
Il Massimo “artista” non era poi tanto diverso dal Massimo “persona”. “Gli sketch venivano fuori dall’improvvisazione, si ispiravano a cose realmente accadute, le battute erano quelle che ci venivano spontanee nella vita di tutti i giorni, fino poi a farne dei copioni veri e propri. Massimo era un attore eccezionale, oggi manca anche per questo”, sottolinea Torre, che di fatto era il quarto elemento de ‘La Smorfia’. C’era ma non si vedeva.