Immigrazione: in Campania, quella ucraina si conferma la prima presenza
La presenza immigrata nel nostro Paese aumenta, perché aumentano le migrazioni a seguito di fattori come pandemia, conflitti ed emergenza climatica. Tendenza nazionale che si conferma anche in Campania, dove però a differenza degli anni precedenti, si regista una seppur lieve diminuzione della componente femminile (che si attesta sul 49,8%); contestualmente aumenta il peso delle seconde generazioni e quindi dei bambini nati in Italia.
Sono solo alcuni dei dati emersi dalla edizione numero 32 del Dossier Statistico Immigrazione, curata dal Centro studi e ricerche Idos in collaborazione con Confronti, presentata stamattina a Napoli, in contemporanea ad altre città italiane, presso l’Aula Spinelli del Dipartimento di Scienze Politiche dell’università Federico II.
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Nel rapporto, che inquadra la situazione al 31/12/2021, si legge che i residenti stranieri presenti in Campania sono poco più di 252mila (+2.889 unità dell’anno precedente), con una incidenza sulla popolazione regionale del 4,5%. Provengono prevalentemente (in maniera coerente rispetto al passato) da Ucraina (16,5%), Romania (13,5%), Marocco (9,4%), Sri Lanka (7%). Quella ucraina resta quindi la nazionalità più presente nella nostra regione, già prima della guerra, che per ovvi motivi, dato che la base dei dati Istat fa riferimento all’anno 2021, non è una variabile calcolata nel Dossier.
“Anche se – spiega poi nel corso della presentazione il professore della Federico II Salvatore Strozza – il conflitto in Ucraina sta pesando tantissimo e, a margine del Dossier, possiamo osservare un aumento del numero dei profughi ucraini che si va a innestare in una comunità già forte in Campania, formata prevalentemente da donne impiegate in attività domestiche e di cura”.
I migranti della Campania si concentrano per più della metà nella provincia di Napoli (51,23%); seguono Salerno (20,8%) e Caserta (19,4%). Sono, in media, rappresentati da persone in età da lavoro, ma la percentuale di minori è più bassa di quella nazionale e anche di quella delle altre regioni del Sud.
Per la prima volta si registra, per la frequenza scolastica, un lieve calo dei numeri (-491 unità), forse spiegabile perché con la pandemia le famiglie hanno mandando sempre meno i figli a scuola, soprattutto in quella dell’infanzia (non obbligatoria). In compenso, la situazione economica è un po’ migliorata rispetto all’anno precedente, per una congiuntura economica di ripresa, anche se sostenuta, dopo l’anno della pandemia. Basti pensare che in Campania l’aumento occupazionale è stato superiore alla media nazionale.
“Ci siamo dimenticati che siamo stati un popolo migratorio. Il Dossier ci aiuta a far capire alle persone che l'immigrazione è una questione naturale, non un problema”, ha detto stamattina l’assessore comunale al Welfare Luca Trapanese, che ha poi illustrato i principali progetti dell’amministrazione a favore dell’accoglienza, ricordando come sia stato esemplare l’esempio napoletano nell’accogliere il popolo ucraino in fuga dalla guerra.
“Il rapporto deve servire effettivamente come strumento di monitoraggio e quindi di conoscenza del fenomeno complesso dell’immigrazione, per poi intervenire in termini di politiche sociali adeguate” osserva anche Rosa Gatti, referente del Dossier per la Campania, insieme all’altro curatore, Alessio Buonomo, entrambi ricercatori interni al Dipartimento di Scienze politiche, cui è stato affidato il compito stamattina di sviscerare e commentare i dati europei, nazionali e campani del Dossier.
“Ma occasioni come queste – aggiunge la Gatti – devono anche servire a riflettere su un necessario cambiamento di paradigma capace di valorizzare le persone che arrivano qui e accoglierle in percorsi di vera inclusione, non di integrazione subalterna”.