Lello Marangio: “La comicità non si impara”
È cresciuto nel mito di Paolo Villaggio: a 16 anni lesse Fantozzi e da allora non ha mai più smesso di scrivere testi comici. L’umorista napoletano Lello Marangio, apprezzatissimo autore per comici come Peppe Iodice, Francesco Procopio e Lino Barbieri, è al suo quarto libro. Questa volta il bersaglio sono i commissari, sì, proprio quelli che oggi vanno tanto di moda tra i giallisti e nelle serie tv.
Il testo, edito da Homo Scrivens nella collana Direzioni immaginarie, non a caso si chiama “Pagine gialle” e sarà presentato a Napoli sabato 15 ottobre alle 12 presso il foyer del Teatro Diana (via Luca Giordano 64). Con lui ci saranno l’attore Francesco Paolantoni e l’editore Aldo Putignano.
All’autore, fresco vincitore del premio Massimo Troisi per la migliore scrittura comica con l’antologia Il mercatino di Roccagioiosa, abbia chiesto di svelarci uno dei più grandi misteri al mondo: come si riesce a far ridere?
Quanto è difficile far ridere?
La comicità è un po’ un talento, qualcosa che hai dentro, ci devi essere tagliato, avere una predisposizione, fino a un certo punto puoi affinarti o imparare delle tecniche. Mi ricordo che io anni fa suonavo la chitarra, ero addirittura in una band, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a diventare bravo. Il motivo? Semplicemente non ci ero portato.
Quindi, la comicità non è una cosa che si può imparare?!
Si possono apprendere delle tecniche, più che altro. Io faccio dei workshop e metto in campo tutto quello che ho imparato, tutti i miei autori simbolo, a partire da Paolo Villaggio, che è il mio riferimento assoluto. Grazie a lui ho avuto una vera e propria folgorazione: lessi il libro sul personaggio di Fantozzi quando avevo appena 16 anni. Ricordo che pensai “vorrei scrivere come scrive questo signore”. Continuai così, formandomi con i film, oltre che con la letteratura. Da giovanissimo cominciai a scrivere sui giornali locali. Poco dopo iniziò la mia gavetta da umorista.
Il mondo degli autori comici oggi è accessibile ai giovani?
Lo è secondo me né più né meno degli altri ambienti del mondo dello spettacolo e dell’arte. Certamente devi impegnarti, fare la famosa gavetta, quella che io cominciai a Telegaribaldi, trasmissione che mi lanciò e che ho seguito dalla edizione di Lino D’Angiò a quella di Biagio Izzo.
Ha da poco vinto il Premio Massimo Troisi, che effetto le fa pensando al grande Massimo?
Per me è stato un grande onore e un riconoscimento inaspettato, quando l’ho ricevuto, confesso che mi sono commosso, anche perché ritengo Massimo Troisi, dopo Totò, il comico che ha meglio espresso Napoli e, in parte, anche il nostro Paese. Credo che dopo La Smorfia, sia cambiato proprio il modo di fare comicità.
Come definirebbe il suo umorismo?
Io sono un battutista; mi piace definirmi, dal punto di vista dello stile, un crogiuolo o meglio una mistura di cose diverse, cose che ho vissuto, sono vicino a Michele Serra e Stefano Benni per la scrittura; ma i miei modelli sono anche Vianello per la tv e Arbore per la radio. Mi sento “arboriano” soprattutto per quanto riguarda l’improvvisazione. Forse se dovessi sintetizzare tutto questo, direi che sono un comico “modernamente classico”.
Come è cambiata la comicità con il linguaggio Social?
In un mondo in cui tutti i comici si sentono influencer e tutti i comuni mortali si sentono in grado di far ridere, la cosa importante è stare sempre sul pezzo, sull’attualità in particolare. Io faccio del mio meglio, mi tengo aggiornato su ogni argomento, sono uno dei pochi che ancora al mattino legge il giornale, mentre tutti camminano con il cellulare in mano.
Le sue battute vengono mai copiate?
Assolutamente sì. La più copiata e che oggi è attualissima è questa: “Da piccolo, avevo paura del buio, ora ho paura della luce”, ma ce ne sono molte altre.
IL LIBRO
Sette improbabili commissari; sette paradossali crimini; sette folli indagini poliziesche. Lello Marangio ci porta ai confini tra giallo e commedia, là dove il divertimento si mescola all’efferato omicidio.
Un libro di cui Sherlock Holmes ha detto: «Nella mia lunga carriera di detective ho visto mille modi di morire, ma mai avrei pensato che si potesse morire dal ridere».
“Pagine gialle” ha conquistato prima Maurizio de Giovanni, autore della quarta di copertina, poi Francesco Paolantoni che ha dichiarato: «Una risata sconfigge ogni male, e Marangio, da grande umorista, è uno dei migliori medici in circolazione».
L’AUTORE
Lello Marangio è nato a Napoli e lavora come umorista per il teatro, per il cabaret e per la televisione. Scrive testi per numerosi artisti e tiene workshop di scrittura umoristica.
Con Homo Scrivens ha pubblicato: Al mio segnale scatenate l’infermo (2019), nel quale affronta in modo ironico la sua disabilità, e Una lunghissima giornata di merda (2020), con i quali ha vinto i premi Charlot e Rufolo e nel 2020 il Premio Samadi alla Cultura, e Il mercatino di Roccagioiosa (2022), testo vincitore della XXII edizione del Premio Massimo Troisi.
Cura la pagina Minimal Blog.