Una domenica che Scott

Mi raccomando, sobrietà! Non ci facciamo conoscere, che subito quando diventiamo capolista facciamo il bordello, eh?
Allora, settimana all’insegna della sobrietà, il Santo Padre ci ha lasciato e il lutto nazionale ha coinvolto anche le celebrazioni per la Giornata della Liberazione, per cui si è invocata sobrietà, neanche l’ANPI andasse in giro sui carri pieni di piume e lustrini cantando Maracaibo. Le uniche persone non sobrie, temo, sono proprio quelle che hanno rivolto questo invito agli italiani.
Ma noi cogliamo l’invito, e lo estendiamo anche alla partita di Napoli-Torino. Massima sobrietà.
Sobriamente scendiamo in campo, con la compostezza di chi ha visto la Roma fermare l’Inter, e sa che, beh, ora tocca a noi. Due stop importanti consecutivi, quello con il Bologna e quello con la Roma, con squadre toste e arraggiate, due stop prevedibili, ma mai certi. E soprattutto, mai certa è la capacità del Napoli di approfittarne. Per cui, nessuna esagerazione.
Poi, però, arriva McTominay al settimo: Anguissa che dal fondo mette al centro dove lo scozzese fulmina Coco anche grazie a un rimpallo. Passano poco più di trenta minuti e segna ancora McTominay con un’azione fotocopia della precedente, soltanto che stavolta il cross da destra lo effettua Politano e addosso allo scozzese ci sono tre giocatori del Torino, ma lui sobriamente se ne frega e segna lo stesso. Uno del Torino si sbatte a terra e dà i pugni sull’erba, per poco non si mette a piangere. Entrano Gilmour, Raspadori e Simeone, quest’ultimo al cospetto di papà sugli spalti: peccato che giochi sempre troppo poco, ma sta talmente gasato che a un certo punto continua a giocare per conto suo mentre l’arbitro ha abbondantemente fischiato: Capitan Di Lorenzo sembra dica all’arbitro: Non date retta, quello non gioca da sei mesi, è un pochino represso! Perdiamo spensieratezza quando perdiamo di fila Anguissa, Buongiorno e Lobotka che esce dolorante: per Anguissa si è trattata di una botta al fianco, mentre per Buongiorno, da poco rientrato, resta ancora il risentimento muscolare alla coscia destra.
Poi, in realtà, non è che succeda molto altro di degno di nota, andiamo sobriamente verso la fine aspettando di cantare, ma a bassa voce, Oi vita oi vita mia, intervistano McTominay che fra i soprannomi Cavatappi, McTerminator e McGiver preferisce quello che gli ha dato McFratemo, e gli chiedono anche come sarà vincere il campionato qui. Lui sobriamente risponde che “sarebbe il mondo”, che la squadra di due anni fa era stratosferica e che dobbiamo ragionare partita dopo partita. Con sobrietà, appunto. Io non lo so, davvero, se se lo può immaginare, Scott, che cosa può succedere, se succede. Altro che sobrietà: tu, giovanotto biondo e piuttosto alto che vieni dalla terra del whisky e di sir Arthur Conan Doyle (e quindi già ti amavo per questo, a prescindere), non sai cosa si può scatenare, soprattutto, non sai cosa puoi diventare: noi qui abbiamo avuto il dio del calcio, di celebrazioni ne sappiamo qualcosa. Ma mancano 4 partite, di tempo per parlarne ce n’è. Mancano 4 partite e noi siamo capolista.
Capolista.
Di nuovo.
(Immagine di copertina di Carlo Hermann/Kontrolab)