Naufragio in scena alla Domus Ars di via Santa Chiara
Sul palcoscenico del Centro Domus Art in via Santa Chiara 10, giovedì 21 e venerdì 22 novembre alle 19 arriva un oratorio da camera per due voci recitanti, voci processate, percussioni con live electronics e danzatrice intitolato Naufragio. Nomi e immagini dal dolore dei migranti. Scritto e diretto da Rosario Diana, questo lavoro diventa un emozionante lasciapassare dalla cronaca alla poesia, innestando nel plot del copione tanto i report storici quando la sensibilità più intimista.
Quarto evento della rassegna MTR (Musica, Teatro, Ricerca) che vede la direzione artistica della compositrice Rosalba Quindici, questo oratorio trova due interpreti doc: Andrea Renzi e Silvia Ajelli (voci recitanti). A loro si affiancano la danzatrice Arianna Montella e Lucio Miele, autore ed esecutore della musica alle percussioni e al live electronics. Le coreografie sono di Rosario Diana e Arianna Montella, mentre la scenografia è di Nera Prota (in collaborazione con Rebecca Carlizzi, Arianna Acanfora e Simona La Monica).
Dopo un debutto avvenuto in versione ecologica tre anni fa nel teatro romano del Parco eco-archeologico del Pausilypon, Naufragio viene ora riproposto con un allestimento decisamente “tecnologico”. Ispirato al libro Nauaghìa Naufragium. Nomi ed epifanie dal dolore dei migranti. Poema a drammaturgia libera, che Diana – primo ricercatore di filosofia all’Ispf-Cnr – ha pubblicato nel 2021, il testo però vibra nella mescolanza con ulteriori scritti: le liriche della poetessa Saffo, la tragedia Le supplici di Eschilo, i Frammenti di Empedocle e il poema De rerum natura di Lucrezio. Senza trascurare il reportage Sull’oceano di Edmondo De Amicis, che racconta l’emigrazione italiana di fine ‘800 e la Dichiarazione universale dei diritti umani.
“Naufragio – illustra il drammaturgo e regista Rosario Diana – coniuga allusivamente la disgrazia dei migranti e la catastrofe dell’Europa in quanto istituzione, che si mostra inadeguata di fronte al fenomeno epocale delle migrazioni. Si parte da vicende realmente vissute, che sono riportate nel mio volume, e si dà luce ai nomi dei tanti disperati morti durante il viaggio. Proprio questi nomi, attraverso le voci processate, diventano segni/suoni del sacrificio dei migranti rimasti ignoti. Ho creato una sorta di fenomenologia del dolore dei migranti, che presento nella sua nudità e crudezza allo spettatore. La performance è un oratorio da camera perché sottolinea la dimensione anfibia (fra pièce teatrale e concerto) e dichiara la sostanziale complicità fra suono/musica e parola: una complicità semanticamente arricchita dal contributo della danza e da un’idea di poesia concepita e scritta per essere eseguita dal vivo, dando alla recitazione il valore e la potenza di una testimonianza”.
Lo spettacolo è finanziato dall’associazione Quidra, dalla Fondazione Il Canto di Virgilio, dall’Accademia di Belle Arti di Napoli e dall’Ispf-Cnr (Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno – Consiglio nazionale delle ricerche).