Battersi ogni giorno per una città diversa e migliore
Faccio fatica a immaginare un solo napoletano che sogna di trasferirsi a Udine. Eppure secondo la classifica annuale sulla qualità della vita del Sole 24 ore è la città italiana dove si vive meglio. Napoli invece è terzultima al 105° posto su 107 e retrocede di sette posizioni rispetto allo scorso anno. In pratica, peggio di Napoli si vivrebbe soltanto a Caltanissetta e a Foggia.
Storciamo il muso come ogni volta, ma c’è poco da girarci intorno: se utilizziamo parametri come ricchezza, servizi, densità abitativa, sicurezza, dati occupazionali, saldo migratorio, eccetera, i risultati penalizzano inevitabilmente Napoli e le regioni meridionali.
Se da un lato un napoletano non sogna di andare a vivere a Udine, resta il fatto che ci sono napoletani e altri meridionali che sono costretti a farlo. A Udine come altrove. È di questo che dovremmo preoccuparci, della differenza oggettiva di benessere e opportunità che rende qui da noi la vita più complicata.
Non può bastare la retorica consolatoria della città più bella del mondo, dimenticandosi delle periferie. Nemmeno la cartolina del golfo con appena 200 metri di spiaggia libera che rendono il mare un altro diritto negato. E neanche l’esaltazione acritica del turismo, se questo crea lavoro povero e precario che non cambia la condizione dei ceti popolari cittadini e non arresta l’emorragia migratoria verso il Nord e l’estero.
Bisogna battersi ogni giorno per una città diversa e migliore. Altrimenti siamo davanti alla solita chiacchiera oziosa che facciamo in questo periodo dell’anno. E io non ne ho né tempo né voglia.