Il mare va restituito ai napoletani
È strano che nella prima metà di aprile si parli di spiagge e di mare. E non perché si stia pianificando con ragionevole anticipo la prossima estate, ma perché l’estate è già qui. Magari sarà già capitato sporadicamente, ma credetemi di lidi aperti regolarmente già ad aprile io non mi ricordo proprio.
Con l’estate che diventa in proiezione una stagione lunga sei mesi, sorvolando sul dato drammatico degli sconvolgimenti climatici, a Napoli basta ancora di meno il fazzoletto di spiaggia del lido Mappatella. E lo stesso vale per app più intelligenti di quelle che abbiamo utilizzato finora per regolamentare l’accesso a quel paio di altre spiagge libere che ci sono in città.
L’accesso al mare a numero chiuso indica in automatico un problema. Ovvero che è necessario regolamentare la domanda a fronte di un’offerta che non è sufficiente. Non mi stancherò mai di dirlo: il mare va restituito ai napoletani. Mi rendo conto che una situazione incancrenitasi da decenni non si risolve nel giro di qualche mese, ma è quella la direzione in cui bisogna andare.
Stiamo provando a uscire dall’angolo, ma non è semplice come gonfiare un palloncino. Quello che posso assicurare ai cittadini è che mi batterò e ci batteremo perché il mare torni finalmente a bagnare Napoli. Senza arretrare di un passo di fronte alla convinzione che le spiagge devono essere tutte libere, sono i servizi che vanno messi a bando. Non vedo altre strade.