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Impossibile non lasciarsi andare a un Amarcord della gioventù che fu, mentre il teatro viene invaso da suoni, visioni e luci psichedeliche, a ricordare che i Pink Floyd non sono solo un mito, ma musica suonata dal vivo e che vive ancora oggi, cinquantadue anni dopo album leggendari come “The dark side of the moon”.
Ed è da qui che è iniziata la maratona di cinque giorni al Bellini, che si chiude domenica 19 gennaio. Cinque sere che i Pink Floyd Legend, unica band italiana autorizzata a riprodurre dal vivo le canzoni del gruppo inglese, animano con sette album cult dei Pink Floyd originali.
I Legend sono una cover band romana che riesce a far rivivere le atmosfere dei Pink Floyd a 360 gradi, non solo con la musica ma anche con scenografie, filmati d’epoca, fasci di luce sparati sul pubblico. Che alla prima del 15 gennaio ha potuto immergersi nel sound di “The dark side of the moon” ma anche emozionarsi con Wish You Were Here (dell’omonimo album del 1975) dedicato al fondatore ed ex frontman della band, Syd Barrett che era stato allontanato qualche anno prima dal gruppo per le conseguenze dell’abuso di LSD. E se Alessandro Errichetti (voce-chitarre) e Manfredi Roberti (voce-basso) hanno fatto rivivere il protagonismo diviso in due tra David Gilmour e Roger Waters, i compagni di band hanno restituito, con loro, il senso di un’epoca dove la musica era un’esperienza immersiva totale, quasi mistica. Applauditissimi sul palco anche Simone Temporali (voce-tastiere), Paolo Angioi (chitarre-basso-cori), Emanuele Esposito (batteria), Maurizio Leoni (sax) e Camillo Alberini (batteria), come pure il coro di Giorgia Zaccagni, Daphne Nisi Mete e Claudia Marss.
Dopo gli appuntamenti del 16 gennaio con “Pulse” (1995), oggi, venerdì 17 gennaio, va in scena “Wish you were here” (1975) insieme ad “Animals” (1977); sabato 18 gennaio (show alle ore 19) “The wall” (1979) e “The final cut” (1983) , in compagnia della Legend Orchestra diretta dal maestro Giovanni Cernicchiaro. Infine domenica 19 gennaio alle 18, “Atom heart mother” (1970), l’album con la copertina con la mucca, per una serata che promette di essere diversa, con la partecipazione in scena del coro e dell’orchestra CamPet Singers & Friends diretti da Carlo Forni.
Oggi che siamo abituati alle tribute band, e disabituati alla musica introspettiva, i Pink Floyd Legend sono un’opportunità davvero imperdibile. Alla prima delle cinque serate in platea c’era anche Peppe Lanzetta, che è stato invitato sul palco da Maurizio Malabruzzi e Giorgio Verdelli, l’uno a ricordare la rivalità Gilmore/Waters, l’altro aneddoti come il pianoforte prestato dalla ditta Napolitano per l’esibizione di Pompei, e protetto dalle intemperie con una coperta.
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