Domenica, 22 Dicembre 2024

Gli Oscar premiano le inquietudini della contemporaneità

Oscar 2024. Stravince con sette statuette “Oppenheimer”.

Vengono premiati tra gli altri “Povere creature” con quattro Oscar, uno alla scenografia, uno ad Emma Stone, miglior attrice protagonista, e poi ai costumi e al trucco, e vince “La zona d’interesse” che porta a casa l’Oscar come migliore film internazionale.

Tre film. Tre fotografie delle domande esistenziali della contemporaneità, raccontano infatti le inquietudini di oggi benché nessuno dei film sia ambientato in questi tempi.

Con Oppenheimer ci troviamo negli anni Quaranta; il film racconta la figura storica del fisico Robert Oppenheimer che fu uno dei padri della bomba atomica, ma in realtà ci fa riflettere su un percorso che ha caratterizzato l’intero Novecento e che è il fulcro del nostro mondo attuale, l’idea del progresso tecnologico che domina ogni cosa e che incurante della domanda etica, arriva a travolgere i fragili confini del bene e del male, fino a distruggere il senso di autoconservazione proprio dell’essere umano.

La tecnologia può scavalcare la consapevolezza del limite al di là del quale se lo attraversi c’è solo autodistruzione?

Dove finisce l’empatia nella continua corsa al progresso? E cosa è realmente progresso?

Oggi, che viviamo in un mondo sempre più tecnologizzato, dove il virtuale prende sempre più piede, e dove l’Intelligenza Artificiale è pronta a sostituire varie mansioni lavorative dell’uomo, riusciamo a comprendere il senso del limite e il baratro che si nasconde dietro la mitologia del progresso sempre e comunque?

Oggi che siamo a un passo da nuovi conflitti mondiali dove lo spettro della bomba atomica rischia di porre fine alla vita organica così come la conosciamo saremo capaci di fermarci in tempo?

Oppenheimer ci costringe a riflettere, a domandarci, a uscire fuori dalla nostra “zona d’interesse”.

E qui passiamo al secondo film capolavoro premiato “La zona d’interesse”, un film interessantissimo e geniale che racconta la vita comune a tratti paradisiaca della famiglia del responsabile di Auschwitz, colui che decretava ogni giorno la morte di migliaia di ebrei nei forni crematori e che a due passi dai lager vive la sua vita di uomo comune, in una specie di oasi ritagliata al confine del Male, dove ci sono fiori, una bella villetta zuccherosa con piscina, e se non fosse per i rumori dei forni accesi , la cenere che si deposita sui corpi e le grida del campo di concentramento, ci si potrebbe dimenticare di tutto ciò che accade a distanza di pochi metri.

La zona d’interesse, così si chiamava all’epoca del Fuhrer, è quella zona di confine che delimitava l’area che separava il Paradiso dall’Inferno.

Ma esiste solo ad Auschwitz, nel mondo dell’Olocausto la “zona d’interesse”?

Quanti di noi ancora sperimentano oggi quella zona di confine, l’area di attenzione selettiva con cui delimitiamo con chirurgica precisione ciò che ci interessa e al di là della quale vive altro, quella dimensione sconosciuta, dolorosa, minacciosa da cui ci difendiamo, di cui non vogliamo sapere nulla, che escludiamo dal nostro campo visuale?

Quanti migranti muoiono nei nostri mari mentre noi continuiamo le nostre vite di sempre schermati e ignari?

Quanto dolore accade intorno a noi mentre a capo chino digitiamo messaggi sul cellulare o irretiti dal mondo virtuale ci tappiamo le orecchie e ci anestetizziamo di fronte al disagio esistenziale?

È per via della zona d’interesse. Ognuno ha la sua zona d’interesse, una specie di paraocchi, la nostra interpretazione del mondo attraverso cui scegliamo continuamente cosa vedere.

Il resto col suo dolore è fuori.

Ed è proprio quella zona d’interesse che ci rende simili a macchine artefatte costruite in laboratorio. Simili alla protagonista di “Povere creature!” una specie di Frankenstein in gonnella. Bella, così si chiama, è stata riportata in vita da God, scienziato folle che innesta il cervello della figlia neonata nel corpo della madre morente, facendola in qualche modo rinascere.

Bella Baxter è il frutto della scienza, è la figlia del progresso che abbatte la barriera dell’apparente “impossibile”.

Ma Bella diventa “umana”, ripercorre le tappe della consapevolezza e dell’empatia e dimostra al mondo ignaro e inconsapevole che siamo tutti vittime di una disumanità dilagante.

La creatura rinata impara a sviluppare coscienza, e riproduce passo dopo passo il cammino evolutivo dell’essere umano dallo stadio animalesco e brado alla capacità di attraversare l’ombra per comprendere fino in fondo la natura della scelta e del libero arbitrio.

Tutti e tre i film sembrano fermarsi lì.

Sul bivio della scelta e della responsabilità.

E forse come umanità siamo a un bivio… Sospesi tra la capacità di scegliere il destino umano davanti a un baratro e la possibilità di comprendere chi veramente siamo e cosa vogliamo.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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