Metropolitane a Napoli, uno stop alle uscite serali
La metropolitana di Napoli linea 1 non viaggia di sera. L’ultima corsa è alle 21.30 per quattro giorni della settimana, e la chiusura anticipata si protrarrà fino a giugno 2026.
Anche la linea 6 che collega Mergellina a Fuorigrotta, già attiva solo metà giornata, chiuderà prima, alle 13.30 invece che alle 15.30.
Napoli, metropoli europea a tutti gli effetti, densamente popolata da turisti, una metropoli europea come Milano, una città turistica al pari di Firenze e Roma, ha la metropolitana principale che collega l'area collinare alla Stazione, tutte le sere chiusa. Non alle 23, comunque un orario anticipato rispetto all’ultima corsa delle underground europee… alle 21, l’orario del post cena di un paese di montagna, al freddo e al gelo.
È previsto un maggiore transito di pullman o navette che colleghino le diverse aree della città?
Pare di no.
Solo chiusura anticipata, per sostituire i binari e per permettere a tutte le Stazioni il collegamento wi-fi.
Riflettiamo… non si potrebbe operare la sostituzione dei binari nelle ore notturne? Alle 3 o alle 4 di notte?
E poi, è così vitale e necessario avere in tutte le Stazioni il collegamento wi-fi?
Sarò vintage, ma mi interrogo sempre su quanto una presunta maggiore efficienza e una maggiore tecnologia incidano sul tempo libero delle persone e sul capitale umano.
Un capitale umano fatto di ragazzi e di anziani che sono quelli più sacrificati da una scelta del genere.
Sono penalizzati i ragazzi che non possono andare a cinema o al pub o fare una qualunque uscita con gli amici o con la ragazza di turno se non prendendo l’auto e intasando di traffico ancora di più la città convulsa, oppure, se minorenni, costretti a restare a casa immancabilmente connessi alla rete che ormai fagocita le nostre vite.
Sono penalizzate le persone anziane che nelle sere invernali approfittano dei mezzi pubblici per andare a teatro, per coltivare i propri interessi culturali o per avere una vita sociale e che invece nei giorni feriali saranno segregate in casa o costrette a prendersi un taxi.
Altroché maggiore connessione wi-fi nelle stazioni della metropolitana!
Avremmo bisogno di oasi di disconnessione per poter di nuovo guardarci negli occhi incontrarci, parlarci.
Fa parte di uno scenario distopico che una metropolitana chiuda anticipatamente tutte le sere dei giorni feriali per più di un anno e mezzo per permettere alle reti wi-fi già onnipresenti nelle nostre vite e nel nostro tempo libero di raggiungerci anche sulla banchina mentre aspettiamo il treno.
Già adesso nel vagone della metropolitana è raro trovare qualcuno che legga o che stia semplicemente a guardare i volti delle persone che lo circondano.
Ognuno è una monade, “solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole” e quel raggio è la luce di un telefonino a cui si sta innaturalmente aggrappati mentre con l’altra mano ci si regge agli appositi sostegni.
L’estraneità dilaga insieme alla disconnessione umana e invece di incoraggiare per quei dieci minuti di corsa in metropolitana la pausa, e di invogliare magari a leggere un libro, si anticipa la chiusura della metropolitana per permettere una disconnessione dalla vita reale ancora più capillare.
In più un’altra linea quella che collega Fuorigrotta a Mergellina funziona solo di mattina. E la funicolare di Chiaia ormai è ferma da due anni e non si sa quando sarà di nuovo attiva.
In una città mal collegata, con metropolitane che nei weekend convulsi già passano negli orari di punta ogni nove minuti quando va bene, con pullman che sono miraggi nel deserto e in più con un afflusso di turisti sempre più convulso, ci prepariamo a un Natale da bollino nero per quanto riguarda il traffico e gli spostamenti.
E in più facciamo scelte sul lungo raggio costantemente poco attente al sociale, lontane dal cittadino, dal suo bisogno, dal suo benessere e dalla sua vita in Comunità.