Sanremo Politically Scorrect
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Benvenuti a Sanremo vintage. È tutto retrò, dalla sigla “Tutta l’Italia” che sembra un jingle anni Sessanta, uscito dal film Poveri ma belli, alle canzoni in gara, molte dal rewind melodico, tutte riunite in un unico lamento monocorde, ai look senza nessun guizzo di rottura.
Già dalle prime scene si evince che siamo tornati indietro, e non di poco.
Si respira un certo politically correct diffuso, incominciando dall’atteggiamento di Carlo Conte, con la sua aria da stoccafisso ferma nel tempo, che anziché presentare Sanremo sarebbe perfetto ad argomentare in un comizio elettorale negli anni Settanta, dalla parte della DC ovviamente.
I due presentatori della prima sera sembrano usciti dal catalogo di Postal Market. Gerry Scotti esce dal passato rotondeggiante e rubicondo mentre la Clerici stile albero di Natale agita delle frange da cowboy che farebbero impallidire John Wayne.
Nel Festival vintage anche la diversità viene rappresentata con aria bonaria e un certo mood anni Cinquanta.
Malgioglio sembra un pinguino, con le sue pantofoline batuffolo fa rimpiangere le gonne e la rete di Mengoni.
Dove sei Mengoni con la tua bellezza e il tuo stile che fanno impazzire indifferentemente uomini e donne?
A Sanremo 2025 tutto è rassicurante, patriottico al punto giusto e familiare.
Mi aspetto da un momento all’altro le Kessler che ballano Dadaumpa o l’inno Fratelli d’Italia per introdurre gli ospiti.
Meno male che ci sono le pietre in Riviera, anche queste in perfetto stile vintage come la frase gridata dallo spettatore napoletano a Rose Villain “si na pret”, che ha polverizzato in un solo momento anni di proteste sul cat calling e ci ha riportato indietro, nell’atmosfera nostalgica di una ventina d’anni fa. Sicuramente l’ode “si na pret”, che non ha nulla da invidiare all’ode allo scudo di Archiloco, è stata composta sul momento, in onore ai massi, all'arte e alle imponenti opere monumentali... Tra cui appunto nell'immaginario maschile la donna.
Intanto il lamento sonoro continua con l'intenzione compassionevole di calmare gli animi in missione di pace, come il duetto di Noa e Mira Awad che sulle note di Imagine “immaginano”, appunto, una pace inesistente. E non poteva mancare il Papa come infatti non è mancato...Peccato che non abbia cantato. Si spera lo faccia all’Eurovision in duetto con Elodie.
Il tempo continua a volgersi indietro.
Ogni giorno un amarcord, un tuffo nel passato.
D’altronde un Festival solo di canzoni si può sopportare se i protagonisti sono Ella Fitzgerald o Gershwin. Non Clara, Elodie e The Kolors.
L’Amore è il grande protagonista del Festival.
Un amore che assume mille volti, persino quello di Rodolfo Valentino travestito da Tony Effe.
Achille Lauro, bellissimo, ci ricorda gli amori incoscienti dei vent’anni, Giorgia gorgheggia come ai tempi di Come saprei, Noemi ci informa che se si innamora muore, e “Grazie ma no grazie” è il motivazionale per imparare a dire no.
Gli ospiti si susseguono.
Jovanotti è rimasto fermo a quando saltava su e giù col pensiero positivo.
Katia Follesa si veste da sposa per sposare un Simon Le Bon in evidente sovrappeso, ma non ha neanche un’oncia dell’intelligenza e dell’ironia di Teresa Mannino, Elettra Lamborghini sembra Puck del “Sogno di una notte di mezz’estate” e con Miriam Leone si presta al test fatto da Carlo Conti sull’uomo ideale.
Di cosa si può parlare infatti a Sanremo vintage? Ma dell’uomo ideale, è ovvio!
Bianca Balti è un caso a sé: brilla di luce propria e viene dal futuro, in questo Festival del passato.
C'è anche Nino Frassica che rispolvera le battute che faceva a Indietro tutta, Iva Zanicchi ci convince definitivamente che questo Sanremo è il remake di Ritorno al futuro e infine i Duran Duran fanno detonare il cannone del rimpianto quando eravamo tutti più giovani, più belli e fighi. Persino il piede ingessato di Simon Le Bon.
Le scene continuano a scorrere, e illuminano una ruga, un sogno. In memoria.
Una domanda tra tutte sorge spontanea.
Cosa resterà degli anni Ottanta?
Certamente lui, Raf che starà lì anche nel 2090 perfettamente mummificato.