Datemi un SuperSantos e vi solleverò la Pasquetta
Abbiamo da poco digerito il capitone di Natale che è già Pasqua. Sembra ieri che la gente ti fermava per strada per chiedere con tono perentorio “Ma tu che fai a Capodanno? “.
Io, nostalgico degli anni ‘90, vi propongo i 5 simboli della Pasquetta made in Naples quando eravamo felici delle festività perché non si andava a scuola e di quando i nostri trigliceridi ancora reggevano il peso della ‘nzogna nel casatiello.
A parte la pioggia, il traffico sulla Salerno – Reggio Calabria, che sono le costanti di ogni lunedì in Albis che si rispetti, ecco i simboli della Pasquetta anni ‘90, le immagini dell’unico lunedì allegro di tutto il calendario (mica come oggi che si fanno i picnic nei centri commerciali, tanto ormai sono sempre aperti!)
- Il SuperSantos
Il simbolo, l’icona della scampagnata della Pasquetta.
Non ne si poteva proprio fare a meno. A tremilacinquento lire (e qui la prima lacrima di malinconia) ti compravi un po’ di spensieratezza.
Guai a portare il Supertele, quello era troppo leggero e se c’era un po’ di vento, il “sette si schiaccia” te lo potevi dimenticare.
- La tuta acetata
In un’epoca di outfit postati su Instagram e di fashion blogger in cerca di follower l’unico vero MUST HAVE (per dirlo alla 2.0) era la tuta acetata. Dal viola all’arancione, Reebook o Adidas, era il perfetto capo di abbigliamento per l’allegra scampagnata alla Reggia di Caserta.
Elettrostatica e orribile al tatto era qualche volta sostituita con jeans el Charro e il bomber arancio e nero della Levi’s… Chiara Ferragni scansati e facci spazio.
- Le sorprese dell’uovo di Pasqua
Io e tutta la mia generazione abbiamo imparato a difenderci dalle delusioni della vita, dagli amici che ti tradiscono e pure dalle fidanzate che ti cornificano proprio a Pasqua, quando dopo una trepidante attesa scartavi l’uovo di cioccolato e la sorpresa al massimo era una mano superattaccosa.
Un doveroso saluto va ai tanti ragazzi xanaxdipendenti per i forti choc post apertura uovo pasquale.
- Il pranzo
Una vera scampagnata di Pasquetta non poteva prescindere da un’organizzazione meticolosa del pranzo.
(Se siete vegani vi consiglio di non leggere oltre, i contenuti potrebbero urtare la vostra sensibilità).
Casatiello, tortano, salame, ricotta, carciofi, frittata di maccheroni, pasta al forno, carne al ragù, agnello, patate al forno, polpette fritte, salsiccia, pastiera…
Mi fermo qui perché, non so voi, ma io mi sono saziato solo a pensarci.
- La musica
La musica era sempre su musicassetta TDX (30 minuti per lato) mixed by erry solo che se stavi in mezzo alla campagna si parcheggiava la macchina alla zanfrason (come dice mio padre) e si accendeva l’autoradio a palla. Se, invece, stavi al bosco di Capodimonte (o similari) si accendeva lo stereo mangianastri e si mettevano i Queen per fare i fighi e Marco Masini per fare i romantici.
Un tuffo negli anni ‘90 quando ancora usavamo il citofono e non eravamo intrappolati in gruppi whatsapp da millemila notifiche per non dirci nulla e per organizzare Pasquette in agriturismi dai nomi esotici, in milioni di emoticons senza che nessuno proponga la selva di Paliano che all’epoca si rimaneva bloccati al casello di Caserta Nord fino al venerdì successivo.
Allora facciamo cosi, spegniamo i cellulari prendiamo bambini, cugini, amici, parenti e “buttiamoci” in mezzo a una campagna e che sia un buon Super Santos a tutti.