Venerdì, 26 Aprile 2024

Un grande show per tutti (ma proprio tutti) i papà

La preside di una scuola elementare di Viareggio ha cancellato le attività in programma per la Festa del Papà per non discriminare i bambini che non hanno un papà.


Decisione che creato non poche polemiche: da una parte c’è chi appoggia la decisione della dirigente scolastica, dall’altra chi invece sostiene che sarebbe stato un momento importante di scambio padre figlio.

Due punti di vista che sembrano distanti ma che – guardati da vicino - hanno in comune forse la cosa più importante: la felicità dei bambini.

Perché è chiaro che la preside toscana agisce per una ragione nobile, come pure è comprensibile la felicità di un papà che vuole vedersi festeggiare anche se fosse solo con una poesia o con un piccolo “lavoretto” fatto in classe.

È giusto che per non far soffrire i bambini senza papà, si penalizzino quelli che avrebbero potuto trascorrere qualche ora in classe con i propri genitori?

La risposta è complicata, a tratti intima e forse non ne esiste una che vada bene per tutti: per i bambini dei genitori separati, per chi ha due papà (o due mamme), per le mamme single o per chi ha il suo papà che li sorveglia da una nuvola.

Ognuno ha la propria storia e credo che una comunità – quanto più la scuola – debba accogliere e includere, debba aggiungere e non togliere, debba spiegare e non allontanare.

Il tema della genitorialità è difficile e multiforme: è molto semplice cadere nel qualunquismo e smuovere sensibilità anche senza volerlo.

Per una serie di ragioni, per me la festa del papà è un giorno complicato, bello ma faticoso.

Tanto faticoso.

Quest’anno la scuola di Nina, la mia quattrenne scapestrata, ha organizzato il Grande Show dei Papà: una mattinata intera dove padre-figlia dovranno esibirsi insieme.

Nina e io ci alleniamo da 2 settimane e ogni volta è un momento di grande complicità,  di intimità e di gioia ma pure un motivo di riflessione intima per me.

In un momento di luce così intensa basta poco per accorgersi delle ombre.

Penso a quei bambini che per motivi diversi non hanno questa possibilità, a quei figli senza papà.

A come ci si possa sentire soli,  a come deve essere difficile il 19 marzo.

Ogni volta che cerco di immedesimarmi anche solo per qualche secondo, ho paura.

Una paura che mi immobilizza, quella paura che viene voglia di scappare lontano.

Ma c’è una cosa che ho imparato da quando sono diventato papà: il coraggio dell’amore.

L’amore mi ha insegnato ad affrontare le paure, ad avere il coraggio di esserci.
Di starci.

Di non  arretrare.

Credo che eliminare la Festa del Papà a scuola sia però un po’ come mettere la polvere sotto il tappeto, un po’ come scappare.
Evitare di affrontare la questione.

Alcune situazioni sono delicate e difficili da spiegare e molte volte è la paura che suggerisce soluzioni forse più rapide.
Conosco perfettamente il dolore che certi giorni trascinano dentro, la difficoltà di affrontare alcuni temi ma credo che sia l’amore la risposta che cercavo.

E allora mi immagino in tutte le scuole un grande show dei papà più inclusivo, più colorato.

Con due papà che cantano Albachiara o con un palloncino colorato che vola verso il cielo.

Un grande show per tutti i bambini e per tutti i papà.

Per i padri separati che ingoiano rospi pur di vedere i figli.
Per i papà che adottano.
Per i papà che non sanno fare i papà, ma che si impegnano tanto.
Per i papà dei bimbi speciali.
Per i papà innamorati di un altro papà.
Per le mamme che fanno i papà.
Per i papà che non sono tecnicamente i papà ma che però magicamente lo sono.

Per tutti i papà che non smettono mai di esserci, ma mai.
Nemmeno un secondo.

Buon 19 marzo.

Giovanni Salzano
Author: Giovanni Salzano
Esperto di social media management, cura la rubrica di opinione Società.

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