Venerdì, 19 Aprile 2024

Faccetta nera o Mercoledì Addams? Quando il Carnevale è solo un gioco da adulti

Abbiamo digerito (o quasi) la lasagna di Carnevale ma le polemiche sui travestimenti razzisti ancora no.

Il dibattito è acceso: ma dipingersi la faccia nera per sembrare Osimhen è un atto razzista?

Da una parte c’è chi invoca il blackface, chi dall’altra tuona: “Suvvia, è Carnevale”.

Il Blackface è uno stile di trucco, di make up che si utilizzava a inizio Novecento nei teatri americani: gli attori si coloravano in modo marcatamente non realistico per assumere le sembianze stilizzate e stereotipate di una persona nera.

Un trucco che era praticamente una parodia, una ridicolizzazione della pelle nera.

L’utilizzo del blackface si è gradualmente poi estinto negli Stati Uniti con il movimento per i diritti civili degli afroamericani di Martin Luther King, che negli anni Sessanta ne denunciò i preconcetti razzisti e denigratori.

Erano quelli anni di apartheid,  di lotte al razzismo e quel “semplice” dipingersi la faccia ha dentro storie di resistenze, di discriminazioni, di usurpazione, di costruzione civile.

Ma suvvia è Carnevale, questo è vero.

Un poco di leggerezza e basta sempre con questo “politically correct”, sono bambini.

Credo che la risposta alla faccia nera dei travestimenti sia proprio qui, nei bambini.

Ma siamo sicuri che queste povere creature lo volevano tutto questo trucco in faccia?

Siamo certi che la faccia nera non faccia divertire principalmente mamma, papà e nonni che poi “chissà quanti like prende su Facebook”?

Una piccola riflessione in questo senso credo vada fatta.

I grandi molte volte proiettano sui bambini la loro percezione delle cose, la loro visione del mondo.

È una cosa che accade quasi sempre quando si diventa genitori, quasi naturale.

A me questa cosa è successa un sacco di volte e succede ogni giorno (come quella volta che ho travestito mia figlia Nina da anziana signora. Aveva due anni, lei non capiva nulla ma io mi sono divertito un sacco!)

In questi ultimi anni si è assistito a un carrozzone di travestimenti improbabili, alcuni veramente originali e divertenti ma talvolta assai scomodi per i bambini.

Come fa un bambino a lanciare coriandoli se sta chiuso in una pentola vestito da polipo?

Carnevale sembra ormai non essere più la festa anche un po’ tamarra di un tempo ma pare sia diventato un’ennesima rappresentazione plastica del momento storico in cui viviamo: non importa se ti diverti, importa solo se funzioni sui social.

Se ci sono un sacco di like.

Non è solo questione di razzismo ma siamo certi che quel bambino vestito da Osimhen

non avrebbe preferito vestirsi da Superman?

O che ne so da Baby Shark.

Quest’anno Elsa di Frozen è stata spodestata: tutte le bimbe si sono travestite da Mercoledì Addams, serie Netflix che però – badate bene - vietata ai minori di 13 anni.

Vietata ai minori di 13 anni significa che le scene hanno contenuti non adatti alle seienni che però poi ballano a suon di Tik Tok sulla canzone dell’anno.

Come è vietata ai minori di 16 anni la serie Mare Fuori e la protagonista Rosa Ricci è stata uno dei costumi più in voga quest’anno (per dovere di cronaca, io non ho visto nessuna della due serie ma a naso non mi sembrano adattissime ai bambini piccoli!)

Ancora Chiara Ferragni che con il suo “Pensati Libera” ha ispirato tanti bambini (o genitori).

Ma siamo certi che a Carnevale quelle bambine volevano vestirsi così?

Che si volevano mettere una stola bianca con una scritta senza senso invece che un bellissimo vestito blu con il parapalle che non si capisce che principessa è?

Ma non è che siamo noi genitori che in realtà avremmo voluto vestirci così?

Credo che la questione non sia solo il razzismo e che il papà che ha pittato di nero il bambino non sia in male fede e che non avrebbe voluto offendere nessuno.

Penso invece che sia un genitore come tutti, normale.

Che ci abbia ragionato poco, tanto è Carnevale.

Ma certo una riflessione va fatta e Carnevale può diventare un’occasione leggera per affrontare certi temi come il blackface o come la pace, evitando per esempio il costume da militare con una sanguinosa guerra in atto.

Temi importanti, necessari che possano portare i nostri bambini verso un’umanità diversa, più consapevole.

Un piccolo sforzo critico verso il mondo, tutto qui.

E poi – diciamocela tutta - almeno a Carnevale  a questi bambini facciamoli travestire come gli pare e, se proprio ci piace Mercoledì, ci andiamo noi in giro con le trecce e la faccia scavata.

Tanto è Carnevale per tutti, pure per i grandi.

Ps: Nina ha scelto quest’anno un abito riciclato di unicorno e  io avrei tanto voluto travestirla da Tina Cipollari. Peccato, ci riprovo il prossimo anno.

Giovanni Salzano
Author: Giovanni Salzano
Esperto di social media management, cura la rubrica di opinione Società.

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