Le difficoltà incontrate dai viaggiatori LGBTQ+ : la ricerca di Booking
La parola “viaggio” di per sé dovrebbe essere sinonimo di esperienze positive, avventura, divertimento. Eppure, per una gran parte dei viaggiatori LGBTQ+ nel mondo, spesso i viaggi rivelano uno scenario del tutto differente, secondo quanto dimostrato da una ricerca condotta da Booking.com.
La piattaforma digitale leader nel settore dei viaggi rivela infatti che l’82% di queste persone ha vissuto esperienze poco accoglienti o addirittura spiacevoli durante le proprie vacanze, dato che sale all’84% se si guarda ai risultati italiani.
Si tratta della ricerca più approfondita di Booking.com sul mondo LGBTQ+ , e svela le attitudini, le preoccupazioni e le preferenze di questi viaggiatori, nonché le esperienze passate, la realtà attuale e la speranza per un futuro più inclusivo anche sotto questo punto di vista. Lo studio è stato condotto in 25 Paesi nel mondo e dimostra che le esperienze negative sono più frequenti quando queste persone si trovano in pubblico (31%), specialmente secondo i viaggiatori LGBTQ+ provenienti da India (100%), Danimarca (97%) e Messico (93%).
La realtà dei viaggi LGBTQ+ al giorno d’oggi
Oltre ad affrontare l’argomento delle barriere all’ospitalità inclusiva, lo studio evidenzia come in molti casi il viaggio ideale sia diverso dall’esperienza che poi si vive. Per la metà delle persone LGBTQ+ (52%), viaggiare dovrebbe significare relax fisico e mentale. Ma la realtà spesso è ben diversa, se si considerano numerosi altri aspetti che chi non appartiene alla comunità LGBTQ+ probabilmente non si trova a vivere in prima persona.
Per esempio, oltre la metà dei viaggiatori LGBTQ+, ovvero il 55% a livello globale e il 59% a livello locale, ha vissuto episodi discriminatori o è andata incontro a stereotipi (28% e 26% - dato globale e dato italiano) a derisione e ad abusi verbali da parte di altri viaggiatori (18% e 20% - dato globale e dato italiano) e/o dalla gente del posto (17% e 20% - dato globale e dato italiano). Non sorprende dunque che, per chi si indentifica nella comunità LGBTQ+, tutto questo contribuisce a rendere più complessa non solo la scelta della meta, ma anche quella delle attività da svolgere in vacanza:
- Il 60% dei viaggiatori LGBTQ+ sostiene che l’appartenenza a questa comunità va a incidere sulle scelte di viaggio
- Ad esempio, quando si tratta di dover scegliere una meta:
o Il 64% deve considerare aspetti quali la sicurezza e il benessere in quanto appartenente alla comunità LGBTQ+: questo riguarda in particolare i viaggiatori che si identificano come queer (75%) o gay (74%)
o Oltre la metà (51%) ritiene che l’elenco dei posti da vedere almeno una volta nella vita sia stato condizionato dall’appartenenza alla comunità LGBTQ+
- Il 58% pensa che la stessa appartenenza alla comunità influisca sulla scelta dei propri compagni di viaggio
- Secondo il 55% questo determina anche le attività da svolgere in vacanza
Segnali promettenti di progresso e positività
Sebbene sia evidente che ci sono ancora tanti ostacoli per coloro che si identificano come LGBTQ+, stiamo assistendo a segnali positivi: l’85% dei viaggiatori LGBTQ+ sostiene di aver vissuto esperienze di viaggio quasi sempre accoglienti, e i viaggiatori omosessuali si trovano d’accordo con questa affermazione nella maggior parte dei casi (90%).
Un altro dato confortante è che più di 6 viaggiatori su 10 (62%) si ritengono più sicuri di loro stessi in quanto parte della comunità LGBTQ+, e l’84% esplora le destinazioni con maggiore fiducia. I gay sono i più sicuri di sé (87%), insieme ai viaggiatori bisessuali (86%).
Il 25% dice di aver ricevuto indicazioni chiare e amichevoli dallo staff prima di arrivare nella struttura prescelta, e più di un quarto (26%) menziona che sono stati offerti consigli e informazioni sulla zona durante il soggiorno. La prima impressione conta, e fortunatamente per un terzo (31%) degli intervistati l’arrivo in struttura è stato gradevole, per esempio con un accogliente drink di benvenuto e modi amichevoli.
La connessione con la comunità è fondamentale
La ricerca di Booking.com rivela anche che la comunità LGBTQ+ presente nelle varie destinazioni influisce sulla scelta della meta, spesso dettata dal desiderio di scoprire e vivere le esperienze che la comunità stessa può offrire:
- Il 60% dei viaggiatori LGBTQ+ si dicono più propensi a visitare una destinazione che celebri la propria storia e comunità LGBTQ+
- Più della metà (56%) è più incline a scegliere un viaggio che permetta di conoscere gli aspetti storici della comunità LGBTQ+ nella destinazione scelta
Oltre a voler arricchire il proprio bagaglio di esperienze di viaggio tramite la conoscenza della comunità LGBTQ+ locale, i viaggiatori LGBTQ+ sono interessati a brand che sostengano e riconoscano la comunità, infatti più della metà (55%) cercano attrazioni o attività su misura per la comunità LGBTQ+. Sempre il 55%, prima di prenotare, cerca alloggi, brand ed esperienze che supportino la comunità LGBTQ+, e il 64% è più propenso a prenotare i brand più impegnati in questo senso.
Un’esperienza di viaggio più inclusiva per tutti
Ci sono senz’altro dei segnali positivi che fanno ben sperare sul futuro dei viaggi LGBTQ+, ma rimangono anche delle necessità reali e opportunità affinché tutto il settore diventi più inclusivo, accogliente e positivo in generale per qualsiasi viaggiatore. Alla domanda su quali azioni vorrebbero che le aziende di viaggio intraprendessero, le risposte danno uno spunto di riflessione:
- Il 37% vorrebbe dei suggerimenti più personalizzati in base alle proprie preferenze e ai propri interessi
- Il 31% gradirebbe maggiori informazioni sullo status LGBTQ+ delle varie destinazioni, incluse le leggi locali, la sensibilità religiosa, i requisiti di abbigliamento e le statistiche sui crimini di odio contro le persone LGBTQ+
- Tre persone su dieci (30%) vorrebbero dei filtri per individuare le strutture che offrono un’esperienza positiva ai viaggiatori LGBTQ+, soprattutto per chi proviene dal Brasile (40%) e dalla Nuova Zelanda, dagli Stati Uniti e dal Vietnam (tutti con il 39%).
Booking.com riconosce che le strutture hanno un ruolo molto importante nell’offrire un’esperienza più inclusiva e si sta impegnando affinché proprio tutti possano viaggiare a testa alta. Lanciato ad agosto 2021, il programma di formazione Proud Hospitality di Booking.com è disponibile in inglese, francese, tedesco e spagnolo per tutte le strutture partner nel mondo, e al momento conta oltre 10.000 strutture Proud Certified in 95 Paesi e territori, tra cui più di 110 in Italia.
Lo scopo della formazione online Proud Hospitality, della durata di 75 minuti e sviluppata in collaborazione con HospitableMe, è quello di aiutare i professionisti nel campo dell’ospitalità a comprendere le sfide e gli ostacoli che la comunità LGBTQ+ incontra in viaggio e a fornire tecniche e competenze pratiche facilmente attuabili nella loro struttura. La formazione è offerta gratuitamente a tutte le strutture partner di Booking.com nel mondo e include risorse aggiuntive, come il pacchetto Travel Proud Customer Toolkit, che le strutture Proud Certified sono incoraggiate a rendere disponibile per tutto il personale che si interfaccia con la clientela, in modo da poter rispondere con sicurezza a tutte le domande e offrire un’esperienza ancora più accogliente agli ospiti LGBTQ+.
Al completamento del corso online, che sottintende la volontà a offrire esperienze più inclusive, i partner Proud Certified avranno un’icona distintiva sulla loro pagina, al fine di informare i potenziali ospiti che li attende un’ospitalità inclusiva. Questo li metterà a proprio agio e li renderà più consapevoli delle loro scelte. Inoltre, ci sarà un’apposita pagina Travel Proud dedicata alle città con il numero più alto di strutture Proud Certified, dove i viaggiatori potranno sapere di più sull’iniziativa e dove potranno cercare e prenotare le strutture aderenti.
“Noi di Booking.com crediamo che ognuno debba sentirsi libero di essere se stesso, anche in viaggio” afferma Arjan Dijk, CMO e Senior Vice President di Booking.com. “Dal semplice relax alla scoperta di culture diverse, tutti i viaggiatori della comunità LGBTQ+, così come chiunque altro, vogliono le stesse cose in viaggio, e il settore deve necessariamente fare in modo che l’accoglienza sia la norma per tutti, a prescindere da chi amino, da come si identifichino o da dove provengano. Anch’io, come viaggiatore gay, ho spesso incontrato barriere e discriminazione, ma ho anche assistito a un cambiamento progressivo con il passare degli anni. Vogliamo fare qualcosa di concreto per spianare la strada a un settore sempre più inclusivo, e gettare le basi per un cambiamento che auspichiamo sia più profondo e che diventi uno standard di viaggio per tutti.”