Maurizio Bertolotto, Garante dei diritti dei disabili: «A Napoli serve un piano Marshall per abbattere le barriere architettoniche»
Napoli, dopo Palermo, è la seconda grande città in Italia a dotarsi di un Garante dei diritti delle persone con disabilità, con il compito di “vigilare e garantire dignità, diritti e benessere alle persone con disabilità”. Di questo incarico è stato investito Maurizio Bertolotto, selezionato dal Comune di Napoli attraverso un'evidenza pubblica e fortemente voluto dall'assessore al Welfare Luca Fella Trapanese.
Ex dirigente della Città Metropolitana (dal primo febbraio in pensione), con una lunga esperienza nell’ambito delle politiche per l'inclusione e l'integrazione, Bertolotto ha portato avanti, nei venticinque anni di carriera dirigenziale prima alla Provincia poi alla Città Metropolitana e anche al Comune di Napoli, alcune importanti battaglie per la valorizzazione di servizi come il trasporto, l’integrazione scolastica e l'assistenza alla comunicazione delle persone disabili.
Insediato dal 28 febbraio e ancora in attesa di una sede e di personale, il Garante ci racconta il senso che per lui ha questa “missione”: «L’obiettivo è quello della riqualificazione dei servizi pubblici in termini di accessibilità e inclusione sociale, affrontando le piccole sfide che riguardano la vita quotidiana dei disabili fino all’annoso problema della eliminazione delle barriere architettoniche». La sua proposta? La creazione in ognuna delle 10 municipalità cittadine di un Centro di ascolto rivolto agli utenti e alle loro famiglie.
Garante, lei da che esperienza viene?
Sono stato per anni dirigente delle politiche scolastiche e sociali nell’ambito degli enti locali. Ho supportato alcune cause importanti, come quella dell’assistenza alla comunicazione, perché ci fosse la traduzione nel Linguaggio dei segni delle sedute del Consiglio provinciale; lavorato con i giovani sordi e non vedenti delle strutture della Campania; contribuito ad aumentare le risorse destinate al trasporto degli alunni disabili. Devo dire con onestà che ho trovato tutte amministrazioni molto attente ai temi sociali.
Cosa sta facendo in questo momento?
Questa fase iniziale è di ascolto, cosa che per me ha un ruolo fondamentale. Sto girando per le municipalità, per il momento sono stato in 4 sedi. Quello che sto trovando è che manca molto spesso la formazione adeguata a dare risposte concrete ai cittadini, purtroppo talvolta disinformati anche rispetto alle opportunità a loro disposizione, a partire dalla enorme produzione di avvisi e bandi pubblicati a livello locale, nazionale ed europeo.
Quale è la prima cosa che farà per i disabili a Napoli?
Proporrò all’amministrazione di fare un intervento mirato per ciascuna municipalità a seconda dei bisogni specifici che valuterò e vorrei creare in ognuna delle dieci municipalità cittadine un Centro di ascolto per gli utenti e le famiglie, un luogo in cui la cittadinanza possa essere aiutata ed orientata. La mia mission da Garante è quella di rappresentare una risorsa a cui attingere anche per la soluzione di problemi quotidiani ed è quello che ho intenzione di fare.
Che situazione ha trovato in città?
Napoli è una gigantesca barriera architettonica. Come al solito, la nostra città non splende, anche se è in buona compagnia perché la stragrande maggioranza delle città italiane è messa male. È mia intenzione lavorare affinché vengano adottati dagli uffici competenti tutte le misure per la eliminazione delle barriere architettoniche, così come previsto da una legge del 2016, che da noi risulta praticamente inapplicata. Mi impegno a compulsare gli organi comunali per il monitoraggio, la pianificazione e il coordinamento di interventi capaci di garantire il raggiungimento di una soglia ottimale di accessibilità. Io l’ho chiamato il "piano Marshall" per abbattere le barriere architettoniche.
Altri problemi che si impegna a risolvere?
Un’altra annosa questione riguarda il contrassegno che viene rilasciato alle persone con ridotta capacità motoria per parcheggiare in posti riservati. Il titolare, per poter godere di questo diritto anche fuori Napoli, dovrebbe avvisare ogni volta il comune in cui si sta recando perché questo permesso non vale sempre e altrove e potrebbe avere difficoltà a trovare gli stalli per la sosta. Questo problema si potrebbe risolvere molto semplicemente se il Comune di Napoli, come hanno già fatto altri comuni italiani, si iscrivesse alla piattaforma europea “Cude – Contrassegno unificato disabili europeo”, che garantirebbe automaticamente ai titolari di contrassegno un pass unico, attingendo a una banca dati nazionale.
A Napoli manca una banca dati, appunto, delle persone con disabilità. Cosa farà per questo?
Questo è un altro dei miei propositi: senza conoscere nel dettaglio la situazione, non si possono programmare interventi efficaci. Lavorerò, con la mia squadra, alla realizzazione di una "anagrafe delle prestazioni". Lo farò, come in parte già sto facendo, prendendo contatti con tutte le realtà del territorio impegnate su questo fronte: sarà importantissimo fare rete per lavorare insieme a una riqualificazione dei servizi pubblici in termini di accessibilità e inclusione sociale.