Lunedì, 29 Aprile 2024

Nicola Ricci (Cgil Campania): In piazza a Napoli per difendere il lavoro

Il decreto lavoro approvato dal governo Meloni il primo maggio 2023 aumenterà ancora di più la precarietà lavorativa con fortissime ripercussioni soprattutto al Sud, in un’Italia che non è mai stata così divisa. È il pensiero di Nicola Ricci, segretario generale della Cgil Campania che, insieme alle altre sigle sindacali, scenderà in piazza a Napoli il 20 maggio (ore 9.30, Rotonda Diaz) contro le decisioni di questo governo in tema di lavoro e per riaffermare i valori della Costituzione che oggi, a 75 anni dalla sua entrata in vigore, sono in serio pericolo. “Non una mobilitazione ideologica ma concreta, in cui chiederemo risposte per i nostri giovani e pensionati, oltre a portare proposte reali”, promette Ricci.

 Come si traduce in pratica il decreto lavoro emanato “simbolicamente” dal governo nel giorno della Festa dei lavoratori?

Non si tratta di una vera riforma del mercato del lavoro, questo sia chiaro, ma di un provvedimento tampone, non strutturale. Mi riferisco all’abbattimento del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, che sarà tra i 6 e 7 punti percentuali a fronte dei circa 10 attuali, a cui non siamo ovviamente contrari, anzi è importante che un abbattimento della pressione fiscale ci sia. Ma non può servire per soli 5 mesi, deve essere messo a sistema per poter realmente aumentare i salari e quindi il potere di acquisto delle famiglie. La verità è che il governo Meloni non ha il coraggio di tassare gli extraprofitti, operazione che libererebbe molte più risorse per incidere sui costi del lavoro in maniera significativa.

Ci sarà dunque un aumento della precarietà?

Una precarizzazione significativa soprattutto al Sud, che ne pagherà il prezzo più alto, perché naturalmente si farà ricorso a queste forme di lavoro non stabili in maniera fortissima, in un’Italia già divisa in due. Anzitutto, il decreto consente di prorogare fino a 36 mesi i contratti a termine e poi va a potenziare il sistema dei voucher, che non corrispondono a una vera retribuzione, in settori come turismo, agricoltura, cantieri, ovvero strategici. Pensiamo a Napoli che ha avuto nell’ultimo periodo un boom turistico mai visto, con oltre 200mila visite: ovviamente si ricorrerà sempre di più a questi escamotage a scapito del lavoro stabile. Su questo il governo Meloni ha una grandissima responsabilità.

Eppure Giorgia Meloni rivendica il record di occupati…

Meloni propaganda un aumento di occupazione facendo riferimento ai dati dell’Inps, che conta ogni nuovo rapporto lavorativo acceso, ma si tratta perlopiù di contratti part time. Insomma, il lavoro che si sta creando è precario, il governo forse vede il lavoro da un’altra prospettiva, privilegiando quello autonomo. I dati reali ci dicono che il Mezzogiorno vive un momento nero: in Campania, ad esempio, abbiamo il 20 percento di disoccupazione complessiva, di cui il 30% è costituito da donne, e il 22 percento di disoccupazione giovanile.

Cosa pensa della revisione del Reddito di Cittadinanza?

Devo riconoscere che ero molto scettico all’inizio, invece questa misura è servita a ridare fiducia alle famiglie in una congiuntura molto negativa in Campania, regione in cui ha rappresentato per circa un milione di persone una prima risposta di sostegno o integrazione al reddito, lì dove si è poveri anche lavorando. Ora con la trasformazione del RdC in assegno di inclusione, stando alle ultime stime dell’Inps, si cancella questa opportunità per circa il 30/40% dei beneficiari e, per quanto si possa essere d’accordo con una visione non assistenziale del lavoro, questo significa tagliare completamente fuori una bella fetta di “occupabili” di difficile ricollocazione. Penso agli ultra 50enni che non trovano lavoro, già espulsi dai cicli produttivi: come si formeranno queste persone, se già hanno problemi i giovani? Ovviamente il Sud pagherà un prezzo salatissimo per tutto questo.

A 75 anni dalla entrata in vigore della Costituzione, mentre il governo invoca grandi riforme, che senso ha il diritto al lavoro?

Il diritto al lavoro è un baluardo della Costituzione. Il presidente Sergio Mattarella il 29 aprile, nel difendere la Costituzione, che contiene in sé valori irrinunciabili di uguaglianza, libertà e antifascismo, ha citato il Patto per il lavoro sottoscritto da tutti i sindacati in Emilia Romagna. Noi abbiamo chiesto alla Regione Campania qualcosa di simile, senza però aver avuto mai l’onore di incontrare De Luca. Intanto, siamo pronti ad attivarci per la difesa del lavoro e della stessa Costituzione.

Quando sarete in piazza a Napoli?

L’appuntamento a Napoli per la terza grande mobilitazione nazionale per dare una scossa al governo, dopo quella di Bologna del 6 maggio e di sabato prossimo, 13 maggio a Milano, è fissato al 20 maggio. Non è affatto, come dicono alcuni, una mobilitazione ideologica contro la destra. In questa occasione i sindacati, che rappresentano 12milioni di iscritti, chiederanno unitamente risposte per i nostri giovani e pensionati. Al contempo, faremo anche delle proposte concrete, tra cui quella di una riforma del fisco più equa e la creazione di posti di lavoro al Sud, operazione possibile solo se si decide di destinare risorse e portare qui investimenti importanti.

Nicola Ricci Ggil Campania In piazza a Napoli per difendere il lavoro e la Costituzione 1

 

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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