Quando il primo amore diventa il peggior incubo. La storia di Flavia
Flavia oggi ha cinquant’anni. La sua voce non trema più quando racconta la storia della sua vita: ormai è passata oltre. Un lavoro come commessa in una grande catena di negozi di abbigliamento, il figlio ormai maggiorenne, una piccola casa con i balconi pieni di gerani, nessuno fra i suoi nuovi amici immaginerebbe mai che la vita di Flavia, poco più di quindici anni fa, fosse del tutto diversa.
“In questi giorni è stato molto difficile tenermi lontana dalle tante notizie che affollano le pagine dei giornali e i programmi televisivi. Il caso di Giulia Tramontano mi è piombato addosso trascinandomi nel passato. Ogni volta che leggo di un caso di femminicidio penso che quella foto in prima pagina in cronaca nera poteva essere la mia”.
Dalla giustificazione alla consapevolezza
Flavia è stata vittima di violenza domestica. Paolo, il suo primo e unico amore – conosciuto fra i banchi di scuola - nel tempo si era trasformato nel suo aguzzino. La gelosia degli anni del fidanzamento, il carattere impetuoso erano stati tante volte giustificati dalle famiglie, dagli amici e dalla stessa Flavia. “Solo in seguito ho capito che il nostro era un rapporto tossico. Tutto ciò che giustificavo come il comportamento di un uomo geloso perché innamorato in realtà erano sintomi importati”. Dalla violenza verbale e psicologica a quella fisica: il primo schiaffo arrivò quando Flavia e Paolo non erano ancora sposati. “Il momento del primo schiaffo è stato il vero spartiacque. Accettando quel gesto è stato come acconsentire a tutto ciò che è successo in seguito”. Dopo il matrimonio e con la nascita del figlio gli episodi di violenza sono infatti aumentati. “Ho sopportato e giustificato ancora per tre anni. Ero ormai consapevole di ciò che stava accadendo ma non sapevo come uscirne, anche perché dipendevo da lui economicamente. La causa dei suoi accessi di rabbia era sempre la stessa: la gelosia, la paura che nella mia vita ci fosse un altro uomo”.
La fuga
Poi un giorno la svolta. “Dopo aver trascorso una mattinata con mia sorella in giro per commissioni, sono rientrata a casa. Avevo il cellulare scarico e sono stata irraggiungibile per un’oretta. Appena chiusa la porta dietro di me, lui mi si è avventato addosso come una furia. Mi ha messo le mani al collo quando avevo ancora mio figlio ne passeggino. In quel momento ho capito che non potevo sopportare oltre, che questa situazione sarebbe peggiorata fino all’irreparabile. Quella stessa sera ho fatto le valigie e mi sono trasferita da mia sorella. È iniziata così la mia nuova vita.
Una nuova vita
Quella di Flavia è una storia a lieto fine. Grazie a una rete famigliare che l’ha supportata e all’assistenza dei centri antiviolenza Flavia è potuta scappare lontano. “Mi sono subito trasferita con mio figlio in un’altra Regione italiana, ho trovato un lavoro. Sono stata seguita da un team di assistenti sociali e legali a cui devo tutto. Ciò che posso dire alle donne che si riconoscono nella mia storia è di andare via subito. A voi dico smettete subito di leggere, prendete la valigia e gli affetti più cari e uscite di casa. Senza più voltarvi indietro”.