Centri antiviolenza in Campania: tra numeri ballerini e leggi da applicare
Nel contrasto e nella prevenzione della violenza di genere giocano un ruolo determinante i Centri anti-violenza (Cav). Si tratta di luoghi di accoglienza dove tutte le donne che subiscono violenza non solo possono trovare ascolto, comprensione e supporto, ma anche avviare concretamente una serie di step per mettere a riparo da grossi rischi sé e i loro figli e per cominciare un percorso di riscatto e di riconquista dell’autonomia.
“I Cav sono strategici anche per la formazione di tutti gli addetti ai lavori su questo tema, il problema vero non è la normativa ma la mancata applicazione di queste leggi che pure esistono”, ha spiegato nel corso di un incontro pubblico alla Fondazione Banco Napoli la presidente della Commissione parlamentare sul femminicidio Valeria Valente.
Ma quanti sono i Cav in Campania e come funzionano esattamente? Sembrerebbe semplice rispondere a questa domanda ma non lo è affatto: i numeri sono ballerini e cambiano a seconda che la fonte sia rappresentata dalla Regione o dalla rete del Numero verde nazionale anti-violenza e stalking 1522 (che, ricordiamolo, è il numero da chiamare sempre in caso di emergenza!).
I Cav nel territorio della Campania
Le strutture, che dovrebbero essere gestite da organizzazioni sociali accreditate e disseminate capillarmente in tutti i 57 Ambiti territoriali della Regione Campania, variano per numero dai 49 ai 62. Pare che la Regione sia in possesso in effetti di un Registro dei Cav presenti in tutti gli Ambiti Territoriali della Campania (vale a dire gli organismi istituzionali intermedi tra Regione e Comuni cui vengono assegnate e ripartite di fatto le risorse destinate dal Governo centrale ai Centri anti-violenza). Eppure questo data-base, in costante aggiornamento, non è pubblico. Almeno per il momento.
Infatti, nel mese di marzo, durante un convegno proprio su questo tema svoltosi presso la Fondazione Banco Napoli, la vicepresidente del Consiglio regionale della Campania Loredana Raia ha annunciato “l’istituzione di un registro per monitorare le attività dei Cav e verificarne la sussistenza, in strettissimo contatto con la rete che esiste ma va soltanto sistematizzata”.
Quello della presenza sul territorio ma soprattutto della reale qualità dei Cav non è affatto un tema neutro: ne va di tutto il percorso che viene messo in moto nel momento stesso in cui una donna in pericolo alza il telefono e chiama il 1522, ovvero quando trova finalmente il coraggio per guardare in faccia alla realtà e casomai denunciare. È lì che diventa fondamentale dare le giuste indicazioni, invece può succedere – è già successo – che quella stessa donna possa essere indirizzata a un Cav (quello a lei più vicino) che magari esiste solo su carta o non funziona come dovrebbe.
“Quando ciò accade non facciamo un buon lavoro per le donne”, spiega Lella Palladino, attivista dei Cav e già presidente nazionale della Dire (Donne in rete contro la violenza). Ecco la sua proposta: “Sarebbe importante che la Regione si dotasse di un Registro proprio dei Cav e che i fondi fossero destinati direttamente ai Cav accreditati, gestiti da organizzazione sociali basati sulla relazione tra donne, senza passare per gli Ambiti territoriali”.
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I Cav nel Comune di Napoli
Nel Comune di Napoli, ci sono 5 Centri anti-violenza, uno per ogni due Municipalità, che non riescono a coprire, anche per il loro funzionamento a singhiozzo vista la mancanza di fondi, il fabbisogno complessivo della città. Attualmente questi centri prendono in carico complessivamente circa 100 donne.
L’elenco completo a questo link
I Cav del territorio cittadino funzionano dal lunedì al venerdì, anche se assicurano la possibilità di un reperimento telefonico H24, oltre alla gratuità e al rispetto dell’anonimato. Queste strutture di servizio pubblico importantissime per le donne a Napoli hanno riaperto a inizio 2022, dopo una lunga e colpevole assenza, considerando il considerevole aumento dei casi di violenza domestica ed intra-familiare riscontrato durante il lockdown.
“Ora abbiamo avuto le risorse per 5 mesi di attività. Il problema è che i fondi arrivano a singhiozzo e ciò non ci consente di procedere con una programmazione almeno annuale del servizio” spiega l’assessore comunale alle Pari opportunità del Comune di Napoli Emanuela Ferrante.
PER EMERGENZE CHIAMARE IL NUMERO VERDE 1522
Maria Nocerino, Donatella Alonzi