Marina Tagliaferri: “A Un Posto Al Sole, siamo portatori sani di sliding doors”
È l’assistente sociale più famosa di Italia, si fa sempre in quattro per gli altri ed ha sempre una parola di conforto per tutti. Giulia Poggi è uno dei personaggi di Un Posto Al Sole più amati dal pubblico, oltre che una presenza storica nella serie: il suo ingresso sul set è datato 1996, anno della prima stagione del social drama più popolare e longevo di Rai3. A prestarle il volto da oltre 25 anni è l’attrice romana Marina Tagliaferri, che, nella sua carriera di doppiatrice, ha, tra l’altro, doppiato Meryl Streep in diversi film.
Ecco cosa ci ha raccontato sul set della fiction televisiva degli studi Rai dove l’abbiamo incontrata lo scorso 29 novembre l’interprete della Giulia nazionale.
Il suo è il personaggio con la vocazione sociale più forte, a partire dalla professione che svolge. Cosa pensa dell’ondata di violenza sulle donne che sta attraversando questo tempo?
Anzitutto, sono grata al mio personaggio e agli autori che ci hanno sempre permesso di portare in scena questo tema, anche quando non si registrava questa escalation di femminicidi. Al centro di tutto è la libertà della donna, la parità di genere - espressione che non amo perché già in sè contiene una assunzione di una inferiorità – è molto lontana dal realizzarsi. La donna non può avere la stessa posizione psicologica dell’uomo, la differenza è che se la donna viene lasciata non ammazza, l’uomo sì. Io penso che se le donne fossero davvero libere di scegliere, non sceglierebbero mai il male, ad esempio la mafia, molto spesso non sono libere, per via di maschi, mariti, fratelli, padri, fanno parte di un ingranaggio a cui non riescono a fuggire, inconsapevolmente o no. A loro volta, sono state educate così.
Crede che la tv sia un mezzo anche per sensibilizzare sul tema?
Abbiamo una grande responsabilità. Giulia è uno dei personaggi che più rappresenta il mondo delle donne e racconta spesso proprio il rapporto tra le donne. Ricordo quando toccò a me portare in scena la violenza di genere, Giulia la subì da un uomo ubriaco, con cui lei, in buona fede, era andata a parlare. Quindi anche il mio personaggio, sebbene molti non lo ricorderanno, ha attraversato il tema.
La violenza di genere è stata, appunto, riproposta negli anni in Un Posto Al Sole, segno di una attenzione sempre molto alta.
Io racconto un episodio che per me è emblematico. Anni fa, feci un incontro casuale a un convengo organizzato per la creazione della task force sulla violenza di genere. Conobbi una donna picchiata dal marito, che, alla fine, dopo tante aggressioni mai raccontate, aveva trovato il coraggio di denunciare. Le chiesero da cosa le fosse venuta la spinta, lei rispose che aveva visto Un Posto Al Sole. Questa donna ha preso coraggio, qualcosa le si è mosso dentro, come in uno “sliding doors”. A qualcuno succede guardando un film o uno spettacolo a teatro, a lei è successo dopo una puntata di Un Posto al Sole. Noi siamo portatori sani di sliding doors.
A questo proposito, gli autori ascoltano le vostre proposte?
Mi ritengo molto fortunata, gli autori hanno sempre ascoltato le nostre richieste, loro ascoltano noi attori, in ogni caso, incredibilmente, scrivono storie che addirittura anticipano i fatti di attualità. È ovvio che è una grande responsabilità per loro e anche per noi attori, che rappresentiamo un ponte con il pubblico. Io, poi, ho la fortuna di avere un personaggio che mi permette di fare questo a tutto tondo, interpretando diverse storie. E, come attrice, è una grande soddisfazione.
La prova attoriale più intensa?
La mia prova attoriale più emozionante è legata a Luca De Santis, il personaggio interpretato da Luigi Fiore, tornato sul set dopo 22 anni, con cui Giulia aveva avuto una intensa storia d’amore. Rivederlo dopo tutto questo tempo è stato emozionante: dopo anni, eravamo sempre noi, non c’era differenza tra personaggi e interpreti. Credo sia una cosa molto rara, sarà capitato solo forse a 3 attori al mondo.
Cosa vorrebbe fare ancora?
Un tema che mi sta a cuore è quello degli anziani ma anche quello dei bambini: ad esempio, quello della pedofilia è un tema molto attuale ma molto complicato da raccontare, infatti, non se ne parla spesso, eppure continua ad essere una piaga che agisce sotto banco. Poi, sono particolarmente sensibile agli anziani abbandonati, quelli che non hanno più forze, è un tema che mi spezza in due ed è molto sentito da tutti qui.
Quali sono i suoi impegni, oltre a Un Posto Al Sole?
Io faccio doppiaggio. Sono impegnata con “Le voci del cuore”, progetto nato per i piccoli malati oncologici dell’ospedale Gemelli di Roma prima della pandemia. Purtroppo a un certo punto non lo abbiamo più potuto fare sul posto, così abbiamo cominciato a raccontare favole ai più piccoli, e, successivamente, ai super-anziani, utilizzando il potente mezzo del suono della voce.
Sogni nel cassetto?
Avevo un sogno nel cassetto tempo fa, mi piaceva cantare, io ho studiato canto in Accademia e ho cantato qualche volta a teatro, avrei voluto fare una commedia musicale, ma adesso è tutto diverso. Ma ho doppiato Maryl Streep in alcuni film come “Il ritorno di Mary Poppins”: in quel caso ho anche cantato, avendo scoperto che la Disney lascia la voce del doppiatore. È stata una grande emozione, perché non solo ho realizzato un mio desiderio ma l’ho anche fatto nei panni di un personaggio che sento molto vicino a me, non fosse altro, per quello che si trova sempre nella mia borsa, non a caso mi chiamavano Mary Poppins!
Ha scritto anche un libro che presenta oggi, proprio a Napoli.
Proprio così, si chiama “Un Posto in Scena. Riflessioni e ricordi di una folle professione” ed è proprio il racconto di questa esperienza. Lo presentiamo al teatro Sannazaro oggi pomeriggio alle 17.30. Ci sono dentro storie, ricordi, trucchi e aneddoti del “mestiere più bello del mondo”. È il racconto di una carriera, ma anche di una passione e di vita.
Maggiori informazioni sul libro di Marina Tagliaferri qui