Giovedì, 25 Aprile 2024

Argine, una scultura di Paola Margherita al Mann

Un’opera contemporanea realizzata con l’antica tecnica della fusione a cera persa. È “Argine”, la scultura di Paola Margherita in esposizione al Mann giovedì 5 maggio 2022 alle 17. A coordinare il progetto espositivo è  Michele Iodice, mentre la mediazione interpretativa è di Marco Izzolino.

Sistemata in uno spazio in prossimità del percorso tradizionale del secondo piano del museo, ad un primo sguardo, Argine appare come una scultura antica. La figura si mostra sul fondo della sala, su un piedistallo bianco, frontale e centrale rispetto all’ingresso: gli occhi della scultura incrociano quelli del visitatore. Nell’ambiente le luci non sono diffuse, ma teatralmente dirette come fari verso l’opera.

Un pannello posto di fronte alla scultura presenta il testo critico di Marco Izzolino. Sulle pareti laterali della sala invece ci sono testi pre-spaziati che offrono la rilettura in chiave moderna di alcune parole riferite alla grammatica plastica di Argine. I testi pre-spaziati  compongono un lexicon che  ha la funzione di creare un ponte simbolico tra passato e presente. Un dialogo ideale tra Argine e alcune delle opere presenti nella collezione del MANN, dal quale possa scaturire, per il visitatore, una vera esperienza conoscitiva, non nei confronti dell’arte, ma della propria vita.

“Probabilmente – scrive Marco Izzolino -  Paola Margherita, nella composizione dell’opera, ha subito la suggestione delle due sculture gemelle dei corridori rinvenuti nella Villa dei Papiri ad Ercolano, due sculture greche in bronzo, forse copie di originali della fine del IV secolo a.C. La figura femminile di Argine ripropone la stessa corrispondenza chiastica delle membra dei due atleti, protese a rappresentare il momento che precede il primo passo della corsa: quell’istante nel quale il corpo ancora non si è realmente mosso, ma che per poterne ricevere l’impulso, ha bisogno che se ne manifesti l’intenzione. Argine acuisce la torsione delle parti, aggiungendovi un livello chiastico ulteriore generato dalla opposizione tra il busto, proteso in avanti, e i pesi, che ne ancorano l’intenzione”.

Argine, frutto di un lavoro di équipe

Al di là degli effetti compositivi ed estetici che consente, la tecnica della fusion a cera persa ha la caratteristica di essere frutto di un lavoro di équipe. Un’opera prodotta con questo tipo di fusione, infatti, attraversa diversi step realizzativi che competono a professionalità differenti, ognuna delle quali influisce sull’esito finale. Essa consente di trasformare l’idea originale di un artista in un progetto collettivo che coinvolge diverse persone. L’opera che ne scaturisce proviene da un contesto culturale e produttivo ben preciso di cui essa stessa è espressione.

Presentare una singola scultura realizzata con questa tecnica vuol dire quindi non soltanto raccontare la ricerca di un artista, ma anche dare voce ad una realtà culturale da cui l’artista proviene o con la quale questi è entrato in dialogo.

C’è un lavoro molto lungo dietro la produzione di una scultura come Argine, che richiede diversi mesi di preparazione, di modellazione e di realizzazione effettiva dell'opera. Tutto nasce da un’idea di una persona e diventa infine un prodotto del lavoro di molti. Una sola scultura, generata da un processo così lungo e “profondo”, è in grado di rappresentare un intero contesto artistico-produttivo.

Perché al Mann

Paola Margherita si è formata artisticamente a Napoli. Prima di diplomarsi all’Accademia di Belle Arti della città ha frequentato a lungo il Museo Archeologico Nazionale e le sculture della collezione di questa istituzione sono state un riferimento costante: le ha osservate, le ha studiate, le ha disegnate; ha così assimilato il linguaggio plastico della statuaria classica. Questo linguaggio è diventato per lei il “basamento” su cui costruirne un altro, ardito e moderno, che risente delle prospettive artificiose dell’ottica ad uso fotografico e cinematografico, ma che tuttavia resta in sorprendente continuità con quello classico.

Presentare una propria scultura al MANN ha così, per Paola Margherita, il senso di una restituzione: per ridare al linguaggio plastico classico la sua contemporaneità, mostrando, al pubblico del museo, che il linguaggio sulla cui espressività fisica ogni individuo occidentale si è formato, ha continuato ad evolvere ed a svilupparsi esattamente come il linguaggio verbale.

Argine intende dare al linguaggio classico una “voce” attuale. Questa “voce” sarà quella di Paola Margherita, lo stile quello che l’artista ha sviluppato in relazione con i tecnici e gli artigiani della fonderia, anch’essa di Napoli, e che come l’artista hanno perfezionato le proprie capacità ed il proprio know how sulla statuaria classica di questa città.

Argine apparirà dunque come una scultura della città; non una scultura antica, ritrovata ed esposta alla città, ma un’opera che mostri come la presenza di una così importante collezione antica a Napoli, accresciuta nel tempo da importanti ritrovamenti archeologici, non abbia mai smesso di influenzare il contesto artistico locale, che oggi si esprime, attraverso la ricerca di Paola Margherita, con un linguaggio plastico rinnovato ed attuale, ma che poggia le sue fondamenta sul passato.

Donatella Alonzi
Author: Donatella Alonzi
Giornalista professionista e videomaker. Animalista convinta, mamma di Lucia e di Bella, la sua buffa cagnolina.

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