Venerdì, 22 Novembre 2024

Festa del papà, come spiegarlo (a scuola) anche a chi non ce l’ha

Ha ancora senso oggi la festa del papà, in una società in cui i modelli familiari sono completamente cambiati, con dei ruoli non più definiti? Un mondo in cui alle famiglie “tradizionali”, si affiancano, in modo sempre più evidente e naturale, le famiglie allargate e le cosiddette famiglie arcobaleno? Quando le madri fanno anche da papà, oppure ci sono due mamme, e i figli cercano risposte (che non sempre ci sono) alle assenze della figura paterna, come si spiega loro a scuola la festa che sarà celebrata il 19 marzo? Ne parliamo con la dirigente scolastica dell’istituto Baobab di Casoria Michela Tuccillo, che è psicoterapeuta e psicologa dell’età evolutiva.

Ha ancora senso oggi la festa del papà?

 Con fierezza e fermezza rispondo di sì, sarebbe come chiedere se ha ancora un ruolo il padre in una famiglia, seppure in evoluzione, come è quella contemporanea. Un problema non va affrontato nascondendolo ma trovando delle nuove soluzioni, non è giusto eliminare la festa del papà ma affrontare il tema nel modo giusto per chi ha una famiglia “non convenzionale”. Dobbiamo utilizzare questa giornata per sensibilizzare al tema. Del resto eliminando del tutto la festa, si tutela un singolo bambino ma non è giusto per tutti gli altri.

Come si affronta questa giornata in tempi in cui i modelli familiari sono completamente mutati?

La festa del papà è un’occasione per i padri, quelli presenti e un po’ meno presenti, un modo per viversi i figli, magari proprio a scuola, dove non sempre i referenti sono loro ma le madri. Come dirigente scolastica, mi fa piacere notare che c’è sempre una grande partecipazione da parte dei padri che arrivano molto emozionati; c’è anche chi non ha un padre, chi lo ha perso. La cosa importante è non far finta di nulla, ma valutare caso per caso.

Cosa pensa della preside che in Toscana ha deciso di non festeggiarla?

Non conosco i particolari di questa vicenda, ma come psicoterapeuta credo che ogni caso vada valutato a sé, le situazioni familiari sono diverse. Ci sono bambini che possono non essere pronti e quindi è meglio non affrontare proprio la festa. Qualche anno fa, mi è capitato con un bambino che aveva perso poco prima il papà e in quel caso abbiamo ritenuto che non fosse il caso festeggiare a scuola ma in famiglia. In questo caso, si è trattato di un atto di solidarietà verso questo bambino. Un altro caso è stato quello di un bambino, il cui padre è stato impossibilitato a venire alla festa per lavoro, ma glielo abbiamo spiegato, del resto gli altri papà sono stati molto bravi a coinvolgerlo.

Cosa spiegare ai bambini che non hanno un papà, per motivi diversi, e si trovano a fare i conti con questa assenza il 19 marzo?

Dipende dal momento emotivo in cui si trovano il bambino e la famiglia. È giusto aiutare il bambino come comunità educante, in stretta collaborazione con le famiglie. Per i bambini che non sono pronti, perché non hanno ancora elaborato la perdita, non aspetterei comunque il 19 marzo per affrontare la cosa. Per chi invece è pronto, può solo essere una cosa positiva il confronto con altre esperienze, per la conservazione del ricordo. Non c’è cosa peggiore per un bambino che perdere completamente i ricordi. Per le famiglie monogenitoriali, laddove il papà non c’è mai stato, è inutile negare che questa figura esista nella realtà, perciò in quel caso si devono valorizzare altre figure come la mamma o i nonni. Ad esempio, i bambini vedono fare ai papà ciò che fanno normalmente le madri, che quindi assumono un doppio ruolo genitoriale.

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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