Lotto marzo, anche Napoli si mobilita contro la violenza patriarcale
Anche Napoli scende in piazza contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme nella giornata internazionale della donna. A organizzare la mobilitazione, in programma venerdì 8 marzo 2024, è il movimento “Non una di meno”.
«Scioperare in questo giorno – spiegano gli organizzatori - significa trasformare la potenza del 25 novembre in blocco della produzione e della riproduzione, attraversando i luoghi dove la violenza patriarcale si esercita ogni giorno: nelle case e sui posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei supermercati e nei luoghi di consumo, nelle strade e nelle piazze, in ogni ambito della società. Perché se ci fermiamo noi si ferma il mondo».
L’appuntamento per il corteo è alle 14.30 in piazza Garibaldi, dove prima di partire ci sarà un presidio per permettere la traduzione in Lis degli interventi iniziali.
«Ci ribelliamo – continuano – al quotidiano ripetersi di stupri, femminicidi e transicidi che vengono ormai trattati come qualcosa di ordinario e sempre, irrimediabilmente, come una nostra colpa. Ci ribelliamo a tutte le guerre e a questo governo che taglia i fondi dell’istruzione e della salute pubblica per investirli nelle spese militari. Ci ribelliamo alle molestie che ci tormentano sui posti di lavoro per farci accettare silenziosamente il nostro sfruttamento quotidiano e salari sistematicamente più bassi di quelli degli uomini».
L’appello allo sciopero generale
«Proclameremo ancora una volta – sottolineano - lo sciopero generale femminista e incroceremo le braccia, interrompendo il lavoro nelle nostre case, nelle fabbriche, negli ospedali, nei magazzini e nelle scuole, negli uffici e nelle mense, senza distinzioni di categoria. Daremo visibilità e parola a quelle condizioni di lavoro e vita che rischiano di essere considerate invisibili perché “è normale” che una madre passi la domenica a fare le pulizie mentre cucina per tutta la famiglia, o che le casse dei supermercati siano aperte e gestite da qualcuna che, per uno stipendio da fame, deve lavorare anche di domenica, magari sentendosi in colpa per aver abbandonato i doveri familiari. Per noi non è normale e in tutte le città mostreremo quello che è invisibile insieme al nostro rifiuto di accettare docilmente questo doppio sfruttamento, mostreremo quale rapporto ci sia tra la violenza domestica e quella sui posti di lavoro, tra lo sfruttamento che ci impongono i nostri padri, compagni e datori di lavoro, i governanti e la miseria dei nostri salari».