Sabato, 27 Aprile 2024

Marinella De Nigris: «Leggere i segnali per prevenire la violenza sulle donne»

Molte cose “rivoluzionarie” per l’affermazione delle donne nei ruoli di potere sono successe negli ultimi mesi in Italia, bisogna dirlo. Ma, in un Paese governato per la prima volta da una donna (la presidente del Consiglio Giorgia Meloni) e in cui anche il principale partito all’opposizione è guidato da una donna (la segretaria del Pd Elly Schlein), quale è realmente la condizione femminile? Ha ancora senso oggi “festeggiare” l’8 marzo?

Lo abbiamo chiesto all’avvocata Marinella De Nigris, presidente dell’associazione Onda Rosa: «Viviamo in una società che ci rimanda una immagine certamente diversa, con donne in ruoli importanti di potere. Penso alla Meloni e alla Schlein ma anche a Margherita Cassano, prima donna in Italia ad essere diventata presidente della Corte di Cassazione. Ma a dispetto di questa recente conquista di ruoli apicali, ce ne sono tanti altri cui le donne aspirano e che ancora fanno fatica a raggiungere».

Volendo restare solo al nostro Paese, la strada da fare per i diritti delle donne, dai ruoli manageriali ai livelli salariali, è ancora lunga e ci sono ancora tanti ostacoli da superare. Si tratta di una battaglia che si potrà vincere solo agendo sul piano sociale e culturale secondo la De Nigris: «L’espressione Pari opportunità va riempita di contenuti e la prospettiva di genere deve essere estesa a tutta la società».

Secondo la presidente dell’associazione Onda Rosa, è imprescindibile adottare un punto di vista femminile, ad esempio, investendo in maniera massiccia nel sociale, dalla scuola alla famiglia, dai servizi di base alla giustizia. «Un punto nodale è quello della prevenzione della violenza sulle donne, su cui siamo ancora carenti, se consideriamo il numero ancora impressionante di femminicidi e violenze consumati oggi in Italia».

«Oggi si dice alle donne di denunciare ed è bene farlo; ma quando parliamo di denuncia già abbiamo fallito; il processo è già la fine, la sconfitta di ogni operazione sociale perché significa che la violenza già c’è stata e non si è saputa fermare», sottolinea l’avvocata napoletana.

Ma cosa bisogna fare che ancora non si è fatto? «Leggere i segnali, entrare nelle famiglie, capire cosa succedere realmente tra le mura domestiche, dove cioè la violenza è più frequente e radicata, perché non è che le cose succedono all’improvviso. Ci sono dei segnali che bisogna intercettare prima che sia troppo tardi», spiega la De Nigris. La parola chiave è attenzione: insegnanti, assistenti sociali, psicologi, forze dell’ordine, operatori di giustizia devono andare oltre a una “prima lettura” del fenomeno, imparare a leggere i segnali di violenza.

Altro campanello d’allarme è il disagio giovanile: «È lì che si annidano i problemi, molti adolescenti sono vittime di violenza assistita. Bisogna andare nei luoghi dei ragazzi, dalle scuole, che dovrebbero essere dotate di psicologi come antenne sociali, ai centri di aggregazione da loro frequentati, ad esempio dove praticano sport o trascorrono il loro tempo libero», dice Marinella De Nigris. Che conclude: «Anche una buona separazione, fatta per tempo, può aiutare a prevenire l’esplosione di episodi di violenza domestica e proteggere i bambini e i ragazzi da eventuali traumi. Servono, insomma, azioni concrete e, al contempo, una grande sensibilità per invertire la tendenza».

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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