Ucraina, Tamara Sklyarova: “Lasciamo accesi i riflettori su guerra e rifugiati”
“È trascorso poco più di un anno dallo scoppio di questa guerra assurda che sta portando solo alla morte e alla distruzione. La cosa triste e preoccupante è che ormai nessuno parla più di pace, di diplomazia, di raggiungere un accordo per mettere la parola fine a questa tragedia.
Si parla solo di scontri, di missili, di come inviare armi. In questi dodici mesi noi abbiamo cercato di regalare un sorriso a tanti bimbi ucraini e alle loro mamme che hanno trovato accoglienza in Campania, a Napoli, e vogliamo proseguire nella nostra missione”.
Così, Tamara Sklyarova, presidente dell’associazione “I bambini dell’Ucraina sono figli di tutti noi”, fa un bilancio del conflitto che ogni giorno lascia sotto le macerie vite umane, e annuncia il prossimo evento per i rifugiati ucraini: un aperitivo con raccolta fondi, in programma sabato 11 marzo 2023 alle 18 al bar Santa Lucia a Napoli. Un’iniziativa in memoria di Nina Sklyarova e Teresa Mastrogiulio, scomparse l’anno scorso. Due mamme, due donne straordinarie, sempre pronte ad aiutare, esempio di amore per il prossimo.
Da anni Tamara vive e lavora nella città partenopea, ma oggi più che mai ha il cuore nelle zone lacerate dalle bombe, con un figlio in Russia e una figlia in Ucraina.
“Con i primi spari, i primi rifugiati arrivati qui – continua Tamara – mi sono subito chiesta che cosa potessi fare per dare una mano. E ho trovato la risposta in quello che so fare: stare con i bambini, educarli, divertirmi insieme a loro. Così è nata l’associazione con cui sono stati realizzati numerosi progetti ai quali hanno contribuito tante persone comuni e numerose realtà del territorio che hanno risposto all’appello: donare qualche momento di svago, di spensieratezza a chi è dovuto fuggire all’improvviso, abbandonando la propria casa e i propri affetti, mettendo in valigia giusto un paio di cose”.
Fra mamme e bambini, l’associazione ha sostenuto circa 150 persone fino a qualche mese fa. Oggi, fra Napoli e provincia, sono una cinquantina. Sono coloro che non possono tornare in patria perché vengono da territori devastati, come Mariupol, e sono costretti a continuare la loro vita qui, lontano da casa.
“I bambini – prosegue la presidente – si sono integrati a scuola. Alcune mamme sono riuscite a trovare un lavoro, così riescono a pagare l’affitto e ad affrontare le spese ordinarie. Quando tutto è iniziato c’è stata una corsa ad aiutare, ma con il tempo, purtroppo, tutto è rientrato nella normalità, e il sostegno è venuto un po’ meno. Noi invece vogliamo che i riflettori restino accesi sia sul conflitto, ricercando la pace, non abituandoci a questa guerra, sia sulla situazione di queste donne e di questi piccoli cui continueremo a tendere una mano”.
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