Tony Tammaro: dalla musica tamarra al cantautorato satirico
È l’inventore della musica “tamarra”, pioniere del cantautorato satirico napoletano, di cui ha fatto la sua bandiera. Tony Tammaro (nome d’arte di Vincenzo Sarnelli, classe 1961) oggi è un artista cult, come un tormentone che non passa mai di moda, capace di rinnovarsi a ogni stagione.
Figlio d’arte (il padre, Egisto Sarnelli, era uno studioso della canzone napoletana), l’autore di intramontabili hit come Patrizia, ‘O Trerrote, Il Rock dei Tamarri e Supersantos, si racconta: «Autodefinirmi tamarro nei primi anni di carriera mi ha penalizzato. Oggi mi proporrei semplicemente come cantautore satirico». E annuncia la seconda edizione dell’evento “La Grande Notte dei Tamarri”, il concerto in programma al Palapartenope di Napoli il 27 dicembre.
Sono passati ormai 34 anni dal suo album "Prima cassetta di musica tamarra". È stato lineare, in fondo. Nel 2023, si prepara alla seconda edizione dell'evento "La Grande Notte dei Tamarri". Cosa vuole festeggiare esattamente?
Non ci sono anniversari. Si festeggia principalmente la gioia di vivere, la voglia di stare insieme e l’allegria che non deve mancare mai, soprattutto in tempi come questi.
Cosa resta di quel ragazzo degli anni '80?
Caratterialmente non credo di essere cambiato per niente. Fisicamente nemmeno. Andavo in motocicletta allora e ci vado pure adesso. Per me il tempo che passa è una pura invenzione di chi “si scoccia di vivere”. Io non mi “scoccio” affatto.
Cosa significa oggi essere "tamarro"?
Musicalmente parlando negli anni ‘80 lo erano i primi neomelodici. Oggi lo sono i trapper. Essere tamarro è ostentare, gridare, farsi notare. Parafrasando il titolo del film dei Led Zeppelin: “The song remains the same”. La canzone resta la stessa.
Ha scritto più di 100 canzoni. Da cosa le è venuta l'ispirazione?
A volte resto folgorato da una situazione, a volte da una canzone, l’importante è trovarsi sempre nel mezzo di qualcosa che sta accadendo, un po’ come fanno i giornalisti. Loro scrivono il pezzo, io ci faccio la canzone.
Un "tamarro" che è salito anche in cattedra, ha collaborato con quotidiani e ha pubblicato un libro, oltre ad avere una solidissima formazione artistica.
Non sono laureato, ma leggo moltissimo, per cui do l’idea di esserlo. La formazione artistica ha radici che affondano nella canzone classica napoletana, quanto di meglio si sia in fatto di testi e melodie. Diciamo che leggere i testi e gli spartiti dei grandi autori napoletani del passato mi ha aiutato parecchio.
Quanto questa "etichetta" ha condizionato la sua vita?
L’essermi auto-definito tamarro è stato forse l’unico grave errore che ho commesso in carriera. Non mi andava di mettere alla berlina una categoria elevandomi a giudice, per cui, nel calderone mi ci sono messo anch’io. Ho pagato lo scotto nei primi anni di attività artistica. Si diceva in giro: “Non chiamatelo, è un tamarro”.
Però poi quello è stato il suo cavallo di battaglia, croce e delizia, quindi?
Assolutamente sì. In ogni caso, oggi mi proporrei come cantautore satirico e basta.
Quale è stato (se c’è stato) il suo modello?
Ho sempre ammirato il genio di Edoardo Bennato e la vis comica di Carosone.
Quanto ha contato la sua famiglia nella sua formazione musicale?
Mio padre, Egisto Sarnelli, è stato uno studioso e un interprete di canzoni classiche napoletane e un interprete del repertorio cantautorale francese. Inoltre, aveva un grande carisma sul palco. In questo, le origini familiari mi hanno aiutato molto.
Sta lavorando ad altri progetti?
Sto lavorando a due dischi contemporaneamente. Uno di inediti e una raccolta dei grandi successi riarrangiati in chiave techno-house.
Che musica ama ascoltare Tony Tammaro?
Ascolto di tutto, dalla classica al jazz, senza tralasciare naturalmente il pop attuale.
Per tornare alla Notte dei Tamarri, in programma il prossimo 27 dicembre al Palapartenope, cosa ci dobbiamo aspettare da questa serata particolare?
Una grande festa e un appuntamento fisso annuale. Una sorta di happening in cui si canta tutti insieme come si fa su una spiaggia di sera con un falò e una chitarra.