Reddito di Cittadinanza: ecco chi sono davvero i percettori in Campania
Gli scenari post elettorali, vista l’incidenza in Campania del voto pentastellato, hanno subito posto in essere una (fin troppo facile) equazione tra percettori di Reddito di Cittadinanza e vittoria elettorale del Movimento 5 Stelle. Ma è davvero così forte questo determinismo o bisognerebbe andare oltre nella lettura di questo dato? E soprattutto chi sono davvero i cittadini che hanno percepito il Reddito di Cittadinanza nella nostra regione?
Secondo l’Inps (allegato 1), sono circa 850 mila le persone che in sette mesi (da gennaio a luglio) hanno percepito ogni mese il RdC in Campania, si prevede che entro la fine dell’anno si raggiunga il milione. La regione è in cima alla lista dei beneficiari italiani: più della Sicilia (685 mila) e il doppio del Lazio (338 mila), solo per fare qualche confronto.
Ma chi ha percepito il RdC, poi, nella realtà?
Nella “torta” dei reali percettori del RdC in Italia, scopriamo che ci sono giovani abili al lavoro (insomma, quelli che nella visione più comune dell’opinione pubblica sono stati i fannulloni che lavoravano a nero e prendevano il Reddito) ma soprattutto anziani, disabili, insomma categorie fragili che realmente non possono andare a lavorare.
- Il 69% dei percettori si trova al Sud
- Il 28% ha meno di 50 anni
- Il 25% ha meno di 18 anni
- L’11% è rappresentato da non comunitari
- Nel 40% dei nuclei beneficiari vi è almeno un lavoratore
- Molte persone che rinnovano il RdC in effetti lavorano o hanno da poco lavorato anche se per poche ore e in modo occasionale e precario.
Si stima che si aggiri intorno a 682 euro la media mensile per una famiglia con minori che ha avuto accesso alla misura; si scende a 582 euro nel caso di adulti soli (come anziani e disabili).
“Non parliamo di grandissime cifre; piuttosto di una misura che in un momento di difficoltà ha dato un po’ di respiro alle famiglie. Una misura sicuramente migliorabile, ma che non può essere più messa in discussione. Indietro non si torna, o almeno così dovrebbe essere”, spiega la sociologa ed esperta di povertà Enrica Morlicchio.
I correttivi proposti dalla Commissione guidata da Chiara Saraceno
La Commissione sul RdC promossa da Andrea Orlando, composta da esperti a livello nazionale e presieduta dalla studiosa più autorevole in materia di povertà, la sociologa Chiara Saraceno, aveva già messo in luce molti punti di debolezza della misura attuale, proponendo anche dei correttivi.
- Attualmente per ogni 100 euro “guadagnato”, 80 vengono conteggiati nel calcolo ISEE: la proposta è di cambiare l’aliquota, in modo da far scalare una quota minore e non scoraggiare così il fatto che le persone possano accettare un lavoro.
- Per come è fatta ora, la misura favorisce le famiglie meno numerose, a discapito dei nuclei familiari più numerosi, per i quali andrebbe previsto un contributo più consistente. La proposta è quella di applicare una scala di equivalenza nel calcolo.
- È mancata la parte relativa alle politiche attive per il lavoro: non c’è stato un vero avviamento al lavoro, se non in sporadici casi. Questo è stato vero sia per il Patto per lavoro stretto con le aziende (che prevedeva una redazione del bilancio delle competenze e poi una conseguente proposta di lavoro); sia per i Percorsi di accompagnamento all’inserimento lavorativo (secondo cui gli enti locali, in primis i Comuni, avrebbero dovuto impiegare queste persone come lavoratori utili). Nella maggior parte dei casi, ci si è trovati davanti a una platea con basso titolo di studio, donne-madri con più figli che non avevano mai lavorato, insomma, persone vulnerabili e poco competitive sul mercato del lavoro, per le quali forse non c’è stata una offerta adeguata. La proposta è quella di ripensare a questa misura nell’ottica di migliorare l’occupabilità dei percettori di RdC, sulla base delle caratteristiche proprie di questa platea.
- Il RdC è stato poco inclusivo nei confronti dei cittadini stranieri a cui si chiedeva minimo 10 anni di residenza in Italia (altrove bastano 2 anni); un correttivo proposto era quello di abbassare questa soglia a 5 anni.
“Proposte senza dubbio molto valide, anche se c’è da notare che nella Commissione – dice la professoressa Enrica Morlicchio – è mancata una rappresentanza del Mezzogiorno tra i ricercatori, abbastanza paradossale se pensiamo che qui si è concentrata la maggioranza dei percettori del RdC. Un fatto forse indicativo della scarsa attenzione alla ricerca al Sud”.
Resta da capire il perché queste proposte correttive, frutto di una osservazione costante e di uno studio del fenomeno in corso d’opera, ad oggi, non siano state accolte da nessuna parte politica.