Martedì, 03 Dicembre 2024

77

Il Sette è un numero magico. È la somma di 3, numero che rappresenta lo spirito e di 4, numero che rappresenta la materia e gli elementi

Sette è il numero buddhista della completezza.

Sette sono i doni dello Spirito Santo nel Cristianesimo: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio, e Sette le opere di Misericordia. E non dimentichiamo le implicazioni mitologiche: i Sette contro Tebe. Quelle storiche, come i sette Re di Roma. Il Purgatorio ha sette cornici. Ma pensiamo anche a Topolino ammazza Sette, i Sette nani, Sette spose per sette fratelli.

Il numero 7 è magico e ricorre ovunque come simbolo di compiutezza e perfezione.

Khvicha Kvaratskhelia quel numero lo porta profeticamente sulle spalle due volte. Non una, due.

Quel gol è il Sette.

Non so quante volte l’ho riguardato, è come quelle opere d’arte in cui ogni volta che le osservi cogli un particolare nuovo. Il pallone lascia il piede di Osimehn praticamente a centrocampo e arriva su quello di Kvaratskhelia. Che si trova davanti il primo atalantino: scarta a destra. Poi ne arrivano altri due che si mettono in fila, scarta a sinistra, poi ne arrivano altri quattro e scarta di nuovo a destra. Sette giocatori dell’Atalanta si guardano intorno per capire dove sta mentre lui la butta dentro e sta esultando, di più, sta liberando energie cosmiche.

77 contro 7. E una cosa così io l’avevo vista fare solo ad Alberto Tomba.

E al 77esimo Rahmani segna il secondo, di testa, omaggiando Kvaratskhelia schizzando in alto come se fosse alto due metri.

E siamo di nuovo a più 18, grazie anche a un provvidenziale pareggio della Lazio con il Bologna (con cui, a questo punto, propongo senz’altro un gemellaggio).

Era una partita difficilissima. La sconfitta con la Lazio pesava molto più dei tre punti persi perché sembrava aver incrinato una situazione di incanto assoluto, una sequenza incredibile ininterrotta in maniera così brusca che ci ha risvegliato dal sogno fatato ricordandoci che siamo umani, sì, ma anche che è tutto vero. Paradossalmente quella sconfitta (inevitabile prima o poi) credo infatti che ci abbia anche rafforzato mentalmente, e se il primo tempo di Napoli-Atalanta è stato tutto sommato equilibrato, il secondo tempo ha segnato un dominio assoluto degli azzurri dettato dal desiderio di riscatto.

Era una partita difficilissima perché l’Atalanta è una squadra tosta che gli azzurri hanno domato non solo con i gol, ma anche arginandola in difesa, grazie a una partita di Kim mostruosa (esce massaggiandosi il polpaccio, ma sta bene) e Di Lorenzo, dolcemente definito Robocop proprio da Spalletti, e grazie anche a una buona prova di Gollini, convocato all’ultimo minuto.

Luciano Spalletti, parliamone. Ormai ride e sorride come se non avesse mai fatto altro nella vita, è felice come un innamorato, e tutto lascia pensare che lo sia. Lo siamo anche noi, la città pullula di bandiere azzurre, un mio collega ne ha una dietro la scrivania con un gigantesco numero che a differenza del 7 io non dirò e un simbolo tricolore che non nominerò. Ma di questo ne parliamo un’altra volta.

E ora scusate, vado a rivedere il gol di Kvaratskhelia, Perché la perfezione non esiste. Ma lui sì, e ci va vicino.  

Serena Venditto
Author: Serena Venditto
È nata a Napoli il primo agosto 1980, per festeggiare il compleanno della squadra. Archeologa e scrittrice, è autrice di una serie giallo-umoristica con protagonisti il gatto detective Mycroft e un gruppo di amici impiccioni, di cui l’ultimo è l’ebook gratuito “Malù si annoia. Quarantena in giallo per quattro coinquilini e un gatto”. Cura per Napoliclick la rubrica #Barsport

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