Quando il diritto alla salute diventa un lusso
Il governo delle promesse aveva garantito in pompa magna alle regioni 4 miliardi in più alla Sanità. Invece il Nadef dice nero su bianco che ne taglierà quasi due. Dai 134,7 miliardi di quest'anno ai 132,9 dell'anno prossimo che continueranno a diminuire anche in quelli successivi. Ma non ci sono problemi, la Meloni dice che si possono mettere anche meno soldi a patto che si spendano bene. La solita fuffa efficientista buona per tutte le stagioni, che in realtà tira la volata ai privati da parte del governo più neoliberista della storia della Repubblica.
Sì, la salute sta diventando sempre di più un lusso per chi se lo può permettere perché lo stato della nostra Sanità pubblica lo conosciamo tutti. Non solo qui a Napoli dove più o meno intorno alla metà dell’anno la regione finisce i soldi e addio prestazioni. Ormai il sistema sanitario è in crisi ovunque, anche in quelle regioni storicamente virtuose dove tanti meridionali sono costretti ad andare quando hanno un serio problema di salute da affrontare.
Le liste d’attesa diventano però sempre più lunghe dappertutto. Lunghissime. Così lunghe che un terzo degli italiani rinuncia a curarsi e a sottoporsi perfino a quegli esami di routine che sono alla base della prevenzione perché permettono di individuare e affrontare più precocemente l’insorgere di patologie. Mancano 63mila infermieri e 20mila medici perché i loro stipendi fanno sorridere al confronto con quelli degli altri grandi paesi europei, e allora tanti emigrano dove la loro professionalità è più adeguatamente ricompensata.
Diventa quindi uno spietato meccanismo di selezione per censo nel quale chi può si rivolge alla Sanità privata e chi non può incrocia le dita, sperando di non ammalarsi mai. Perché checché ne dica la Meloni è proprio una questione di soldi e ai poveri non resta altro da fare che affidarsi alla buona sorte. Oppure smettere di credere alla demagogia di una destra che si definisce sociale, ma che in realtà anche sulla Sanità è solidamente al servizio degli interessi privati. È bene esserne consapevoli.
A pagarne maggiormente le spese resta comunque il Sud, che sulla Salute fa registrare un divario ancora più grande di quello sociale ed economico. Dove si vive peggio e di meno, con un’aspettativa di vita inferiore a quella del resto del paese. Grazie a una scellerata riforma del Titolo V della Costituzione che ha permesso la creazione di tanti sistemi sanitari regionali che procedono a velocità diverse garantendo in maniera fortemente ineguale diritti che dovrebbero essere invece universali.