Lovetrain2020 un’opera d’arte in danza
Premesso che la musica dei Tears for Fears e brani come “Shout” farebbero ballare anche le pietre, e premesso che la danza non è sempre una narrazione con un filo logico, Lovetrain2020 in scena al Teatro Bellini (fino a domenica 21 Gennaio 2024) ha l’essenziale visibile agli occhi: la straordinaria bravura dei suoi interpreti.
Creato dal coreografo, ballerino e direttore d’orchestra Emanuel Gat, che ne cura anche le luci, lo spettacolo è un’ora e un quarto di vibrazioni tra danza e pop, costruita sulle note dei successi della band culto degli anni Ottanta: Mad world, Everybody Wants to Rule The World, Change, Sowing The Seeds Of Love e, ovviamente, Shout. Quattordici ballerini e ballerine in scena addobbati ora a mo’ di dervisci e ora come bagnanti, trovano il giusto equilibrio tra movimento e musica. Che siano impegnati in coreografie sulle canzoni dei Tears for Fears o in quadri silenziosi fatti di movimenti minimalisti, il risultato è un colpo d’occhio d’insieme, dove anche la cromaticità dei costumi creati da Thomas Bradley ha la sua parte.
Un po’ come le tinte forti dei quadri di Vermeer che vengono su dallo sfondo scuro dei suoi quadri, anche per la rappresentazione creata da Gat – israeliano d’origine, attivo in Francia da tempo – la danza è solo uno dei tanti linguaggi con cui si trasmette un’emozione, e Lovetrain2020 non è solo quello che il coreografo vuole che sia, cioè un tributo all’atmosfera degli anni ’80 e a una generazione nostalgica, sola e incazzata col mondo, ma è anche e soprattutto un’opera d’arte collettiva. Le luci e la fotografia assecondano apparizioni e sparizioni dietro pannelli giganti, la danza spazia tra universi diversi ed è tecnicamente perfetta, le pause sono funzionali al quadro d’insieme. I ritmo è quello del duo inglese new wave, e mescola passato e futuro, meritandosi applausi ininterrotti per qualche minuto in più un’ovazione in piedi al Bellini.