T’appartengo, l’inno natalizio dei Millennials napoletani
È bastata un’apparizione di esattamente tre minuti e zero uno per riportarci tutti negli anni Novanta.
È bastato un “Io mi ero persa nella nebbia e tu, tu dalla rabbia ormai non ci vivevi più” per ritrovarci a cantare tutte le parole (senza dimenticarne nessuna) di una hit che è diventata il simbolo di una generazione.
È bastata Ambra nella finalissima di X Factor a farci rivenire l’acne giovanile e pure l’ansia per il compito di latino che se prendevi cinque meno meno eri l’adolescente più felice del liceo.
“T’appartengo” dopo 28 anni è di nuovo in cima alle classifiche dei pezzi più ascoltati: da iTunes a Spotify passando per Tik Tok, tutti pazzi per Ambra versione lolita di Non è La Rai due punto zero.
Ventotto anni dopo (il pezzo fu cantato la prima volta il 13 settembre del 1994), Ambra torna sul palco in una versione super glamour del pezzo che la rese famosa in tutto il mondo e che solo in Italia vendette quasi 400mila copie con triplo disco di platino.
Svestiti i panni di attrice e di giudice di X Factor, l’ex ragazzina con l’auricolare si mangia il palco del forum di Assago con una versione superglamour di T’appartengo tant’è che la clip dell’esibizione schizza tra i video più visti della settimana.
Vestita da Gucci (e non come all’epoca dalle aziende napoletane Onyx e Phard in gran voga tra le ragazzine degli anni Novanta) l’attrice romana coccola i Millenials, quasi come a dire “vabbè tutto sommato ce l’avete fatta a resistere, malgrado Non è la Rai, la guerra del Golfo e il Natural Gel (il gel per capelli a metà tra un marshmallow squagliato e la sabbia cinetica).
Un tuffo nel passato che è piaciuto a tutti consegnando alle generazioni future un pezzo che sembra essere perfetto in questo periodo.
A Natale ci sono due elementi imprescindibili – oltre al baccalà fritto chiaramente – la famiglia e la malinconia e “T’appartengo” è perfettamente calzante per questo periodo; la colonna sonora ideale per le tombolate delle feste che Mariah Carey vai a fare i Karaoke con Fiorello (sempre per citare le glorie di quegli anni!).
Della malinconia nell’ascoltare “Ti giuro amore un amore eterno / Se non è amore me ne andrò all'inferno / Ma quando ci sorprenderà l'inverno / Questo amore sarà già un incendio” ne abbiamo già parlato ma pensate un attimo al titolo.
A Napoli il verbo “appartenere” si usa per indicare una persona di famiglia.
Una roba tipo: “lo vedi quello, mi appartiene: è fratmcugino (cugino di primo grado, tradotto per i nati fuori Campania!) .
Appartenersi indica un legame forte, viscerale, di sangue.
Ora – cari Millennials - provate a unire i due concetti.
Da una parte la malinconia del tempo che fu con Non è la Rai, il primo bacio, la frangetta, il walkman, il liceo, l’acne e il primo veglione a casa di uno che non conoscevi, rigorosamente dopo mezzanotte altrimenti chi lo sentiva a papà.
Dall’altra il verbo appartenere come simbolo della famiglia.
Quella famiglia che resiste comunque, che si ritrova a giocare a tombola con le scorze di mandarino.
Quella famiglia che - anche se ammaccata – ringrazi il cielo di avere a tavola tra struffoli e capitone.
Sì, T’appartengo è un po’ così: familiare, malinconica e leggera.
Come dovrebbe essere il Natale di tutti quanti.
Allora non ci resta che alzare il volume e ballare.
Cantare.
E abbracciarsi forte.
Che di amore, trash e famiglia non se ne ha mai abbastanza.