Trump, dazi e mozzarella: come distruggere il mondo in 72 ore

Donald Trump, lo sapete, ha ufficializzato l’introduzione dei dazi sulle importazioni con l’obiettivo di rilanciare l’industria statunitense.
Il piano è semplice semplice, quasi da sussidiario delle elementari: se i prodotti stranieri costano di più, gli americani comprano roba a stelle e strisce.
Geniale, no? Talmente geniale da far sembrare quasi accettabile perfino quella tinta “rosso castoro morto bagnato” che il buon Donald si ostina a sfoggiare manco fosse Claudio Lippi. Senza dovere entrare in complicate analisi di economia internazionale, diciamocelo pure: pensare che basti alzare le tasse su due container per risollevare l’economia americana è un po’ come pensare che se metti il dolcificante nel caffè diventi Stefano De Martino.
Se fosse così facile, ogni Stato avrebbe già chiuso in soffitta economisti, consulenti e ministri, sostituendoli con un tizio che risolve facile facile, annunciando in mondovisione: “Alziamo le tasse sui prodotti stranieri!”
In un mondo dove il caffè del mattino fa più scali internazionali di un pilota Ryanair, pensare di risolvere tutto con una tassa sull’importazione è come tentare di risolvere il problema del riarmo chiamando in piazza Rita De Crescenzo (in che senso hanno fatto pure questo?).
Mi pare tutto così meravigliosamente affascinante, ma voi ve lo immaginate il mondo se bellebuon la Campania per ritorsione decidesse di alzare i dazi sui propri prodotti?
Sì, proprio così: stop alla mozzarella di bufala di Mondragone, addio ai friarielli col pedigree vomerese, embargo sul Fiano e il Lachrima Christi e almeno venti euro di tasse su ogni chilo di taralli nzogna e pepe che esce da Rotonda Diaz.
A occhio e croce credo che la civiltà occidentale non reggerebbe: nel giro di 72 ore l’ONU convocherebbe un vertice straordinario minacciati da un esercito di mamme napoletane armate di melenzane sott’olio, avvilite perchè non possono più mandare ai figli fuori corso alla Bocconi il pacco da giù. La Svizzera, storicamente neutrale, firmerebbe un accordo segreto con Battipaglia pur di assicurarsi un corridoio umanitario per la mozzarella.
In America tutte le pizzeria si trasformerebbero “Hot Dog Club” e una Margherita – pezzottata, surgelata e senza dignità – costerebbe quanto una messa in piega di Federico Fashion Stile. Una tragedia senza eguali: i giovani crescerebbero convinti che la Santa Lucia è vera mozzarella, che i broccoli sono friarielli e che il casatiello è semplicemente un rustico pasquale.
Per non parlare del vino, un’ecatombe. Osterie costrette a versare Tavernello mentre una task force di sommelier disoccupati tenterebbero di vendere nel mercato a nero della Maddalena le ultime bottiglie di Lachrima Christi.
Al mondo basterebbero 72 ore per capire che senza Napoli non c’è speranza. Si organizzerebbero proteste in tutto il mondo al grido di “Free the Friariello” e campagne di sensibilizzazione sociale “Je suis la Zizzona di Battipaglia”.
Una comunità allo sbando, un’umanità orfana di sapore.
Io non lo so come sarà il mondo con i dazi di Trump ma so con certezza come sarebbe un mondo senza Napoli: un mondo meno bello.
Più magro ma sicuramente meno bello.