Venerdì, 22 Novembre 2024

Per Giulia e il suo bambino, un flash mob per dire no alla violenza di genere

Non si è ancora giunti alla metà del 2023 e le morti di donne per mano di uomini violenti sono già a quota 14. L'omicidio di Giulia Tramontano è solo l'ultimo di una lunga serie di femminicidi in Italia: nel 2022 sono state 55 le vittime e nel 2021 quasi 70 (dati del Viminale). L’omicidio è solo il più grave fra gli atti classificabili nell’ambito delle violenze di genere, reati che in generale registrano un trend in preoccupante crescita. Dallo stalking alla violenza psicologica, fino agli abusi fisici e allo stupro: ad oggi, nel solo anno corrente, sono stati 2500 i provvedimenti di allontanamento in seguito a denunce in Italia.

Mercoledì 7 giugno, alle ore 17, si terrà a Piazza del Plebiscito “Per Giulia e il suo bambino. Per tutte le donne violate e uccise”, il flash mob promosso dalla Consulta regionale per la condizione della donna – Consiglio regionale della Campania. La manifestazione si prefigge l’obiettivo di mettere in evidenza il problema della violenza di genere in quanto vera e propria urgenza  a cui politici e organi legislativi sono chiamati a rispondere.

Ilaria Perrelli, educazione nelle scuole contro il patriarcato

“La violenza sulle donne è un problema strutturale, spia di una mentalità patriarcale”  dichiara Ilaria Perrelli, Presidente della Consulta Regionale per la condizione della donna, l’organo che ha organizzato il flash mob di mercoledì 7 giugno.  “Il caso di Giulia è stato più impattante per modalità, perché incinta e per la giovane età, ma purtroppo non è un accadimento eccezionale. La legislazione in Italia c’è: il problema è la sua attuazione. Le leggi vanno interpretate e per questo sarebbe necessaria una adeguata formazione all’interno dei tribunali. La Campania è avanti rispetto ad altre Regioni italiane: basti pensare alla legge regionale sulla parità salariale, agli incentivi alle imprese che assumono donne vittime di violenza e, a breve, sarà istituito un sostegno per i figli delle donne vittime di violenza”. All’origine di tutto c’è però un sistema sociale da scardinare basato su di una cultura patriarcale. “Il problema culturale è alla base. La cultura patriarcale vive di stereotipi: porta le donne stesse a credere poco nelle proprie forze e a vivere in una posizione di sudditanza sentimentale. Alla dipendenza psicologica si unisce spesso una dipendenza economica: in Campania, ad esempio, le donne spesso non denunciano perché dipendono economicamente dal compagno e non sanno come mantenere se stesse e i figli”. Qual è quindi la soluzione? “La soluzione è l’educazione delle nuove generazioni – prosegue Perrelli – A partire dai banchi di scuola. Chiediamo una legge che sancisca l’introduzione dell’educazione ai sentimenti e all’educazione sessuale come materia curriculare. Educare al rispetto dell’altro e alla relazione sana di coppia e di famiglia è l’unica soluzione possibile”.

Per Giulia e il suo bambino un flash mob per dire no alla violenza di genere 1

Violenza di genere al nord e al sud. Il Paradosso Nordico

Si pensa che la parità di genere sia uno strumento per combattere la violenza sulle donne: non è così. Con il termine paradosso nordico si intende il fenomeno per cui gli episodi di violenza sulle donne aumentano dei Paesi  del Nord Europa, ossia in quelle società in cui la donna ha ormai raggiunto in termini di realizzazione professionale, garanzie e diritti, la parità. La Lettonia è il Paese in cui il fenomeno di violenza sulle donne e di femminicidio è più diffuso, nel 91% dei casi ad opera di membri interni al nucleo famigliare. Tali dati non includono ovviamente i casi non denunciati, potrebbero quindi in parte essere falsati. Basti pensare che - fra le vittime di femminicidio in Italia nel 2022 - il 63% delle donne non aveva precedentemente denunciato il carnefice per violenza.

Il violentometro. Uno strumento per stare in guardia

Nella maggior parte dei casi le vittime di femminicidio avevano precedentemente subito episodi di violenza. Fenomeni sottovalutati dalla vittima e da chi la circondava in alcuni casi, in altri non contrastati da strumenti repressivi adeguati. L’osservatorio dell’ “Instituto Politecnico Nacional del Messico” ha elaborato, sulla base di valutazioni psicologiche, una griglia che consente di “misurare" il grado di violenza di genere perpetrata su un individuo. Alle base ci sono gli insulti, a metà lo stalking e, al termine, la violenza fisica fino all'omicidio. Uno strumento importante che porta alla comprensione e all'autoconsapevolezza che stimola anche la sensibilità di chi è vicino a persone che si trovano in condizioni di pericolo.

Author: nuovoeditore

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