Domenica, 22 Dicembre 2024

Alessandro D’Ambrosi: il mio Giancarlo incarna la libertà di scelta

L’attore romano Alessandro D’Ambrosi presta il volto a Giancarlo Todisco, una presenza relativamente nuova nel popolare social drama Un Posto Al Sole, in cui interpreta l’attuale compagno di Silvia. “Con lui porto in scena la libertà di cambiare direzione, una situazione che spesso ci troviamo a dover conquistare quando la vita ci pone davanti a delle scelte”, spiega D’Ambrosi, che è anche sceneggiatore, regista e creativo, e lavora molto in ambito pubblicitario. 

Giancarlo e Silvia finalmente si godono un po’ di pace. È il loro momento.

Adesso Giancarlo e Silvia sono una coppia, si godono un po’ di continuità nel rapporto, anche se in vista forse per lui c’è un trasferimento per un periodo di tempo in un'altra città: questo potrebbe mettere in crisi la pace faticosamente conquistata dai due, ma entrambi sono anche fermamente convinti di riuscire a stare insieme con frequenti visite l’una all’altro. Staremo a vedere…

Come è stato accolto nella squadra al suo arrivo?

Quando entri in un progetto così longevo, il timore è sempre quello che sia un ambiente chiuso, dominato da dinamiche di assuefazione, invece, stare sul set con tutti i miei colleghi si è rivelato di una grande semplicità ma anche piacevolezza. Entrare in questa “famiglia” oramai acquisita e molto consolidata è stato invece stimolante sia da un punto di vista umano sia da un punto di vista professionale. 

Ha stretto dei rapporti di amicizia sul set?

Ho buoni rapporti in primis con Luisa Amatucci poi con gli altri personaggi. Tutti loro mi sorprendono sempre per la serietà, la generosità ma anche la verve che ancora riescono a profondere in questo lavoro rendendolo, ogni giorno, sempre stimolante. Sono tutti colleghi e persone con le quali passo del tempo piacevolmente, poi io vivo e ho tutti gli altri miei impegni lavorativi a Roma. 

A cosa si dedica, oltre a Un Posto Al Sole?

Io sono attore, sceneggiatore e regista, lavoro molto in pubblicità per grandi marchi e brand. Fondamentalmente invento e racconto storie in varie forme, direttamente o affidandole ad altri. Il mio sodalizio artistico di lunga data è con Santa De Santis, anche lei attrice e regista, con cui cominciamo a settembre le riprese di lungometraggio dal titolo R.I.P. (Riposa in pace), una commedia un po’ agrodolce e filosofica ambientata a Roma. Sempre nella capitale, dove sono nato e cresciuto, ora riprendo delle tournée a teatro, che è una altro dei miei amori e delle mie occupazioni.

Quale è il filo conduttore della sua poliedrica carriera artistica?

Il mio grande amore è raccontare storie, dipingere nuovi mondi e nuove vite per esorcizzare la paura della finitezza di una unica esistenza, lo faccio in vari modi appunto, dalla scrittura alla recitazione, ma si tratta di modi diversi di mettere in scena, dunque, vivere tante vite, una sorta di modo catartico di allontanare la paura della morte.

Sogno (ancora) da realizzare?

Riuscire ad avere la possibilità di portare avanti questo primo film (R.I.P, le cui riprese cominciano a settembre) e proseguire quindi con la carriera cinematografica.

C’è un tema sociale che vorrebbe mettere in scena in Un Posto Al Sole?

Mi piacerebbe tanto affrontare temi che riguardano, ad esempio, l’attenzione a coloro che non emergono, persone sole, che non hanno la capacità di reagire. Ho questa attenzione di mio perché da giovane ho fatto molto volontariato, principalmente per mezzo di tre importanti viaggi umanitari all’estero, ad esempio in Romania dove mi prendevo cura dei bambini orfani. In generale ho nella mia formazione familiare questa sensibilità al debole e al diverso.

Sarebbe una bella sfida, ma molto difficile da attuare in un format come quello di Un Posto Al Sole, anche quella di affrontare temi politici, ideologici, come i diritti, l’uguaglianza, l’integrazione, che seguo con attenzione e che ho difeso, a titolo personale, ogni volta che ho potuto.

Ha già affrontato il tema della diversità e della fragilità in passato?

Sì, l’ho fatto anche da sceneggiatore. Ad esempio, con il documentario “Il campo dei miracoli”, anche questa volta a fianco di Santa De Santis, che narrava di un quartiere periferico di Roma, Corviale, che ha fatto incontrare persone con grosse fragilità, tra cui disabili, in una esperienza di calcio sociale, una associazione che ancora oggi esiste.

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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